fallimenti

Han morso senza tregua i fallimenti e ora, inattesi, emergono riscontri: qui una crescita, lì una fermata salutare, appena oltre una cicatrice, un tatuaggio che sorride e duole un pò.

Che vuole Signora mia, il tempo incerto, l’età, la testa, tutto prende altro… colore, significato, senso? No, è la vita, Signora mia, solo la vita.

I fallimenti sono lucertole leggere, con code fragili da prendere, perfette per stare al sole. Ed entrambi costruiti per correre sui sassi, con bocche senza denti.

Ho un dolore che fa compagnia, ormai è di famiglia:se non lo sento qualcosa non mi torna.

Capirlo prima che una decisione è un passo avanti e che la rabbia sfuma presto, ho passato troppo tempo ad infilare perle per giudici severi che han chiesto sempre il conto. Ma ora si stancano e scrollando il capo, se ne vanno: ho deluso molto e non mi importa niente.

Rido Signora mia, rido perchè la posta manda lettere fasulle, qualcuno mi saluta, qualcun altro saccheggia il conto, ma cercano tutti nel posto sbagliato. Per questo rido Signora mia, perchè l’indirizzo non è giusto.

Rimproverano fallimenti, ti raccontano i tuoi anni e ricordano al tuo posto: niente è inavvertito. Ma demolendo ciò che resta, non guardano davvero e l’importante non nascosto, nessuno lo raccoglie. Creditori stupidi, accaniti su miserie.

M’hanno raccontato il passato e il futuro, han detto che il bilancio è ormai fallito. Non sanno Signora mia, che ho una carta per sbaragliarli tutti. Solo che non m’importa: ho imparato e non mi pesa ora. Ascoltando i miei avvocati ho buttato tempo e amori, frequentato luoghi comuni e gente senza senso. Solo quando ho giocato e perso mi sono perdonato, ho fallito e mi sono perdonato.