lettera al segretario del mio partito

Caro segretario Pier Luigi Bersani,

ciò che sta accadendo nel nostro Paese e’ una grande opportunità. La percezione comune della situazione reale e del futuro personale delle persone, si sta riavvicinando alla politica e sarebbe riduttivo pensare che tutto questo riguardi solo il declino e la successione a Berlusconi. In realtà l’indicazione, che proviene dal Paese, riguarda molto l’opposizione ed il PD in particolare. C’è una richiesta di rimettere le cose a posto, che coinvolge anche la destra, una spinta per uscire dall’ ubriacatura di promesse di questi anni e ridare credibilità alla politica, come gestione e speranza del Paese. Il PD  deve cogliere la novità che emerge e che si esprime attraverso i consensi a molti candidati progressisti, in primis Pisapia e De Magistris. Sono indicazioni che stanno facendo la differenza di questo momento della politica ed aiutano, finalmente, ad uscire dall’aria forzatamente viziata in cui si sono vissuti questi anni. Al PD non sono mancati i programmi, è mancata la sintonia tra le proposte e la percezione degli elettori.

Potremmo fare un elenco alla Quelli che:

  • non ci votano perché ci vorrebbero diversi, 
  • non ci votano perché ci considerano eguali agli altri, 
  • non ci votano perché non si sentono rappresentati da noi,
  • non ci votano perché tanto non cambia nulla,
  • non capiscono gli eterni scontri interni al partito,
  • non capiscono perché il nuovo è fatto sempre dagli stessi,

per riassumere che gli elettori potenziali, non capiscono il distacco tra le promesse di un nuovo modo di fare politica e la pratica gestione nel territorio, troppo spesso continuazione del passato, pratiche e uomini compresi.

Il consenso a questi candidati sindaci che non fanno parte del PD, ma rappresentano la speranza di cambiamento per molti cittadini, è il messaggio che il paese manda a chi vuole cambiare l’Italia. E quindi a noi, per quanto ci riguarda. E quello che personalmente chiedo a te, come segretario del mio partito, e’ di rispettare questo rinnovamento richiesto, di farlo tuo e di tutti noi.

Non mi piacciono gli individualismi, le personalizzazioni di cui e’ stata ricca la politica del centro sinistra in questi anni. All’interno ed all’esterno. E se si facesse ciò che ci insegna il Presidente Napolitano, paradossalmente il “comunista più amato d’Italia”, facendo percepire che il bene comune è il primo obbiettivo, il consenso nei confronti del cambiamento cambierebbe in positivo, radicherebbe fino a guidare il Paese. So che non è cosa facile, che la lotta politica eleva la divisione, ma la prassi dell’integrazione del confronto e del bene comune deve emergere, a partire dal nostro interno, dove molti sono maturi per fare i padri nobili, e adesso potrebbero aiutare a far emergere i successori e i valori comuni.

Comunque se il vento del cambiamento si e’ levato, è anche merito nostro, anche se tutto questo guarda molto al di fuori dai nostri esili confini. I cittadini chiedono -e sono disposti a dare- fiducia, oltre l’appartenza, magari non la capiscono oltre i fatti concreti, ma dimostrano di fidarsi delle persone. Hanno bisogno di risposte semplici a problemi complessi ed adesso, fatto fondamentale, sono disponibili a cambiare. Una nuova generazione di amministratori sta emergendo, considerare che questi sono il fondamento del buon provvedere alle persone ed alla cosa pubblica e’ determinante. Il loro successo è il nostro successo, aiuta a creare un PD del territorio, affidabile, e pulito, in grado di essere assunto nell’immaginario come una diversità della politica.

Questo è quello che a mio avviso, serve.

Non serve inglobare il nuovo che emerge, le persone che hanno consenso, ma mettersi a fianco e dentro il rinnovamento della politica, confrontarsi, accogliere la diversità nel percorso comune. Alludo ai molti che con idee nuove, non importa se del PD o meno, interpretano i bisogni e la domanda di governo, con molti punti di contatto con noi. Penso a Pisapia, De Magistris,Vendola, Renzi, ed ai molti altri che, silenziosamente, senza scrivere libri od apparire sui  canali nazionali, fanno il loro lavoro di amministratori e sono apprezzati localmente. Le primarie, nate con il PD, sono un grande mezzo per far emergere questa sintonia tra territorio ed amministratori. E il consenso nel territorio dovrebbe essere una grande leva di selezione politica, oltre che il test per verificare lo stato delle proposte nazionali.

Ti chiedo di ascoltare ed interpretare ciò che sta avvenendo, caro Segretario, di usare ogni forza interna per mettere il PD al servizio di un Paese che vuole cambiare.

E’ ora di uscire con coraggio da diatribe interne, non di metterle da parte, proprio di uscirne. Tu sei il segretario di tutto il partito, e anche gran parte di chi non ti ha votato, considera chiusa la competizione congressuale. Adesso è ora di essere protagonisti nel Paese. C’è una bella parola che usiamo poco ultimamente: essere al servizio. Non è necessario pronunciarla, quando c’è, i cittadini la capiscono subito, ben più degli inglesismi e dei facili innamoramenti delle politiche altrui. I problemi li conosci, anche le priorità, proponiamo risposte semplici, senza bizantinismi, usando un codice binario della politica fatto di si e di no fermi. Assieme ad altri, puntiamo sulla possibilità di cambiare, adesso si può.


ha vinto Bersani

Ha vinto Bersani, comincia qualcosa di nuovo. Comunque.

Il 47% dei 3 milioni di cittadini ha votato altrimenti, le idee coincidenti sono molte, ma anche profondamente diverse in questioni non marginali. Credo che i cittadini votanti chiedano unità, ma non appiattimento, opposizione e alternativa al berlusconismo e non bizantinismi, proposte di vita e futuro intelleggibili e non fumosità, diversità di comportamenti, stili e priorità rispetto a chi governa. Bersani è una persona concreta è il suo pregio maggiore, argomenta e non perde la pazienza,  forse è anche in grado di sognare. Non comincia una sua avventura, comincia un percorso che riguarda anche chi non l’ha votato. A questo riguardo penso che abbiamo solo questo bambino, il PD, per cambiare oggi una deriva sociale, etica, politica e pensare che la sterilità sia meglio di un figlio, sarebbe ingeneroso, suicida. Molti si sono stancati di sperare, molti pensano che dal peggio il disgusto faccia nascere il meglio, molti pensano che ci sono energie che rivolgono la loro necessità di fare qualcosa per gli altri, in campi più concreti della politica. Credo che Bersani e quelli che credono si possa cambiare il paese debbano anzitutto parlare con queste persone. Ci saranno le alleanze, le capacità manovriere, le cecità della concretezza, ma sono questi i nostri compagni di strada.

Non so cosa farà Marino, ha chiesto di continuare ad occuparsi di sanità. Quelli che si riconoscono in una necessità di modi diversi di fare politica, non si disperderanno, troveranno il modo di incidere e di mantenere le priorità nell’agenda del mutare politica. Perchè parlano di stile e di a priori, perchè la laicità è un metodo per vedere i problemi, perchè l’istruzione non è il contratto degli insegnanti, perchè dire dei sì e dei no, è una necessità.

Non so cosa farà Franceschini. Ha fatto quello che si poteva fare in questi mesi, è cresciuto politicamente impostando un’ opposizione forte a Berlusconi, ha parlato di Costituzione e di Resistenza mostrando di crederci, ha cercato di tenere assieme l’impossibile, si è speso e ci ha messo la faccia. E’ fondamentale che il pezzo di società che rappresenta e in cui c’è molto di nuovo, non si chieda se con la vittoria di Bersani abbia perso il PD.

Infine in questo coacervo di sentimenti e di speranze, di delusioni e sorrisetti con la pacca sulla spalla: beh, però un bel risultato, restano i destini personali che dialogano con quel che vorrebbero. Credo davvero che l’energia positiva abbia la necessità di uscire, che oscuramente contrasti il degrado della termodinamica delle passioni, che spinga le azioni, che faccia sorridere e incazzare e sussultando, giri attorno ad una affermazione: abbiamo vissuto, stiamo vivendo.

Buon cammino a Bersani, al Pd e a tutti noi che crediamo si possa cambiare questo paese.