12 dicembre 1969

 

Il 12 dicembre  a sera, c’ero e non c’ero. Capivo e non capivo. Sentivo che era bello correre, ma non sapevo dove andavo. Qualche giorno prima la bomba in rettorato, dopo un pomeriggio di occupazione dei cortili amati, ma eravamo tornati a casa, in facoltà a rioccupare: provocazione, fascisti, nessun ferito. Questo contava in fondo e poi rientrava nel mondo comprensibile, quello che si poteva governare con maggiore attenzione, vigilanza. Non ci si ferma per questo, è il ’68 che continua, che vincerà. Poi la staffilata di Piazza Fontana e della banca del Lavoro a Roma, 5 attentati in meno di un’ora ed allora non capii più: s’era alzato il livello dello scontro e ciò che pareva una felice macchina verso il cambiamento s’era scontrata con un muro spuntato dal nulla. In questo paese, in cui tutto era tragedia e operetta e quindi si poteva sconfiggere con un’alzata di spalle e un birignao, qualcosa di serio, di tremendamente serio aveva messo la testa fuori dalla terra. L’orrore di questi corpi che uscivano dalla tenebra, del camminare in mezzo a loro, poteva essere curata solo credendo che si potessero sconfiggere, che l’orrore avesse fine e il mondo tornasse ad un equilibrio. Almeno un equilibrio, se l’armonia non era possibile. E poi quegli Inconsapevoli, primi di troppi altri, che un fato aveva messo assieme in quel posto, a quell’ora, avrebbero trovato almeno pace, se non ragione, nel loro morire, se ci fosse stata una risposta. Invece non è accaduto e le domande senza risposta e le risposte messe assieme senza processi conclusi hanno generato ancora morte, disperazione, arretramento. Solo la verità spinge avanti, cambia le persone e il mondo in cui vivono. Ma a che serve saperlo se questa verità non è stata data? E deviata e perduta è divenuta peggiore di ogni menzogna. Chi accetterebbe di vivere bene nella caricatura del vero? Nessuno, ma così è stato, e c’era chi rifiutava, non capiva. Tra tanti indifferenti, vedeva e non capiva, mentre il paese smottava, tra silenzi e nuovo sangue. Ora c’è calma, perchè non c’è pericolo di verità, te lo sei mai chiesto se non è per questo?

n.b. per chi volesse qui c’è una pagina di Pasolini che come tutti i poeti profetizza il vero e lo rende terribile nella sua essenzialità di scelta. http://www.nazioneindiana.com/2009/12/12/photoshopero-io-non-dimentico-12-dicembre/