Dobbiamo capire la nostra piccolezza, leggere i segni, avere le giuste paure e il sufficiente coraggio.
Brucia Notre Dame, il danno non è riparabile, potremmo dimenticare cos’era, dire: c’era, era bellissima, ma non c’è più. È accaduto tante volte, a Dresda, a Coventry, a Cassino, a Padova, a Berlino e in mille altri luoghi. Ma oggi non basterebbe perché dovremmo scordare cosa sta accadendo.
Ci siamo ubriacati di grandezza e tutto è fragile, noi siamo fragili come mai prima. La cattedrale verrà ricostruita ma non sarà lo stesso spirito che la costruì, a farlo. Ricostruire gli uomini e un loro senso comune questo è ciò che manca. Ciò che proviene dall’uomo, qualunque cosa egli creda, è un simbolo e un ringraziamento, all’esistenza, alla benevolenza che tiene insieme, a ciò che permette di riconoscere gli altri uomini. Se Notre Dame avrà ancora lo spirito dell’uomo che si unisce agli altri, che si inchina di fronte alla sua misura, che capisce la sua piccolezza, sarà una chiesa, un luogo di gloria e di cuore, sennò sarà un monumento e testimonierà il vuoto che ci attornia, le parole senza significato, l’incapacità di vedere gli uomini nelle loro opere, ma senza tutto il bisogno che essi hanno di essere consolati, compresi, sanati.