non il mio stato

Questo stato non è il mio Stato. Non lo è nel suo pesare sui deboli. Non lo è nella povertà che cresce, nei giovani senza lavoro, nella quotidiana distrazione della politica dai problemi. Questo stato che si perde nei bizantinismi e non è equo tra i suoi cittadini, non è il mio stato.

Nell’accumulare debito improduttivo, nel soggiacere alla finanza e al potere di ricatto dei gruppi di pressione, non è il mio stato. Nell’aver creato un povero ogni quattro lavoratori, nel togliere la possibilità a una generazione di entrare nel mondo del lavoro, nel non mantenere la dignità ai suoi cittadini, nel non decidere le norme che tolgano i privilegi, non è il mio stato.

Nella disperazione senza solidarietà, nelle leggi per pochi, nell’accanimento su chi sbaglia ed è debole, non è il mio stato. Nei territori senza legalità, nelle fabbriche dove il lavoro è un ricatto per chi lavora, nella corruzione tollerata, nell’anomalia che si fa scudo con la legge, nei servizi che non funzionano, nelle promesse non mantenute, nella burocrazia che impedisce il bene, non è il mio stato.

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