il soggetto

Più o meno consciamente parliamo sempre di noi, di ciò che vediamo, sentiamo, percepiamo, vorremmo e vogliamo. In questo flusso continuo di approssimazioni (perché anche ci chiediamo chi siamo) troviamo il filo rosso del vivere, la traccia del prima e del dopo, il senso del tempo.

Capire come agisca il tempo nel nostro parlare esplicito o silenzioso, ci darebbe una scansione dei passaggi, la misura dei blocchi di cui è fatta la nostra esistenza. 

Un tempo non parlavo così, non sentivo allo stesso modo. E’ possibile fare un confronto?

Sarebbe inutile e indebito, ero ed eravamo altri. In fondo la magia del vivere è essere stati, ed essere diverse persone che s’assomigliano vagamente, anche nelle sembianze, e che si ricordano di imprese comuni, poi, non sempre l’un l’altre chete, abitano lo stesso corpo che muta. E se ci pensiamo, è il nostro contenitore/corpo che cambia molto più di noi e noi ci rapportiamo al suo misurare il nostro tempo anziché vederlo in ciò che davvero siamo.

 


					

3 pensieri su “il soggetto

  1. Bah! Il senso del tempo è “esserci” nel corpo trasformato si,ma integri di quell’essenza che non ti tradì neppure con le bombe.Tutte le altre considerazioni sono mera filosofia tanto per far passare il tempo “sentito” appiccicato alla pelle_ossa,brividi,sussulti cenere senza alcun guizzo di brace.Mirka

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  2. quanto scrivi mi fa pensare alla difficolta’ che abbiamo oggi piu’ di ieri a vedere gl’altri a trasferire quell’io in un noi ad immedesimarsi con il cuore le viscere e non solo la testa….gia’…

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