fenomenologia della superiorità biologico-temporale del pensionato

Il pensionato è appoggiato sul banco e si protende verso il cassiere rassegnato. Terribile nella sua calma inquisitoria, il pensionato, vuole sapere, conoscere, capire. E dietro la coda si allunga. I “giovani”, gli occupati, hanno orari che scadono, appuntamenti scadenzati, sequenze di tempo che saltano come tappi di champagne a capodanno. Soffrono ciascuno per sé, e collettivamente per sguardi e sospiri, consultano orologi inadatti, collegati ad altri tempi che qui corrono troppo. Avete mai osservato come l’orologio, soprattutto nell’uomo rappresenti il suo modo di vedere e di essere nel mondo? Ecco, il mio vicino ha un bellissimo Piaget, non è abituato alla fenomenologia del pensionato, consulta due volte e chiede del direttore. Ci abbandona e scompare negli uffici, seguito da una nuvola di Tabacco d’Harar. Il pensionato fa ancora domande e annuisce, caspita capiscono tutto questi pensionati, tutti laureati alla London school of Economics, ma intanto ho guadagnato un posto, quello del Piaget. Guardo i vicini che allacciano rapporti silenti alla Desmond Morris, comunicano attraverso microgesti di stizza e rassegnazione, meta sorrisi, smorfie coordinate allo scuotimento del capo. Tracciano grafie d’aria, esprimono frette incoercibili con piccole rotazioni di polso, tamburellare di dita su carte, gesti che si vede che si polverizzano nei pensieri convulsi.

Il pensionato ruota di un quarto la gamba, un brivido percorre la fila: ha finito. Falsa speranza, era il femore stanco: riappoggia il gomito, si continua.

La fenomenologia del pensionato non prevede che questo si presenti agli sportelli bancari alle 8.35 del mattino, a quell’ora sta facendo colazione, oppure affolla qualche ambulatorio; no, in banca va prima di pranzo e si porta il libretto di risparmio ben avvolto in carta di giornale. Così se il pensionato deve aspettare, ha cosa leggere, non noi. Non nobis domine, non siamo adeguati per tutto questo. Il pensionato ha riconquistato il suo tempo, noi invece, in questa fila disorientata e disperata che si allunga, che vede defezioni, che alza gli occhi al cielo, che s’innervosisce, che se la prende, che non ha il dominio del tempo, noi siamo destinati al naufragio delle priorità, all’incapacità di relativizzare, al precipitare nelle nostre ultimative urgenze. Vorremmo occuparci d’altro dislocando pensieri e coscienza, ma non ci riusciamo, il pensionato ci ha nel pugno del suo tempo.

La banca risparmia i cassieri e coercisce i clienti, la fila è ormai di dieci persone: la banca è il nemico. Non il cassiere che vorrebbe scomparire sotto il bancone, ma la banca che non dà il servizio, che si atteggia ad istituzione mentre taglieggia e dispone, dispone di tutto, delle nostre possibilità, dei soldi e, adesso, anche delle nostre vite attraverso il tempo. 

La fila ondeggia e spera, pare che adesso il pensionato abbia finito. Sta contando con attenzione il denaro che gli è stato dato, lo mette nel libretto, avvolge con il giornale ed allunga la mano, ringrazia e si volta.

E ci guarda. Tutti. Stanchi e nervosi, ci guarda con due stupendi occhi azzurri e ci libera, noi prigionieri del suo tempo, della banca, degli appuntamenti, del parcheggio scaduto, della multa probabile, del telefonino brandito come chiave per riordinare la vita, ci libera consegnandoci al nostro destino. E lentamente, ma mi pare di cogliere un lampo di commiserazione, se ne va, lasciandoci alla speranza che improvvisamente il tempo, compresso come una molla, possa farci riconquistare la vita giornaliera perduta.

Il tempo si è ulteriormente accorciato: ucciderei se mi passassero davanti. Forse ci siamo un po’ stretti per sembrare in meno, ma mi pare d’aver già finito e ho cinque persone davanti.

Una ragazza, con una mazzetta di versamenti si precipita dal cassiere, enuncia le operazioni, il cassiere, che non deve più spiegare, chiede a sua volta, manca un codice. La ragazza telefona, cerca, aspetta, è nervosa e in silenzio. Ci guardiamo. Subentra la disperazione, mentre attraverso le finestre, si vede passare il pensionato nel sole.

7 pensieri su “fenomenologia della superiorità biologico-temporale del pensionato

  1. Grandissimo pezzo……certe volte verrebbe voglia di ucciderne qualcuno di questi pensionati….o solo spaventarli con un coltellaccio alla Psycho…se non fosse per quegli occhi azzurri…

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  2. Forse quel pensionato non è laureato alla London school of Economy ma ha capito che se vuol arrivare a morire naturalmente deve ritirare tutti i suoi risparmi dalla banca, buttare le sue carte e investire i suoi soldi non nel mattone ma sotto il mattone e continuare a vivere frugalmente tanto la macchina non la può più mantenere , la televisione si può usare come incantatrice di serpenti….va a vedersi due scavi e si diverte di più ,una minestrina leggera che fa bene anche alla salute e con buona pace di tutti quelli che hanno premura se ne va al mare a veder pescare i cormorani
    un sorriso

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  3. Stupendo questo tuo “reportage di immagini”, Will
    sì sì, proprio di immagini 🙂
    perchè con le tue parole, con le tue esatte, puntuali e pure simpatiche osservazioni e descrizioni, sei riuscito a farmi vedere l’intera sequenza di questo momento e la lunga coda,
    ho potuto osservare il pensionato e il cassiere, sentire l’impazienza e il nervoso di chi in fila c’era e doveva subirla 🙂

    Ma suvvia, c’è più tempo che vita, dicono da noi… 🙂

    Buona serata e buon fine settimana Will!

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  4. il pensionato potrebbe insegnare alla London school, soprattutto il rispetto del denaro, quello suo faticosamente messo da parte e quello degli altri, dilapidato in regole che non vengono mai rispettate se non contro chi dà.
    Per me osservare la fila e stare in coda, è una lezione di sociologia e mi fa ricordare il mio amore antico per questa materia.
    Vi ringrazio per i commenti, che vorrei trasferire al pensionato 🙂
    Buon fine settimana a tutti, che il sole si distribuisca secondo i desideri.

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  5. Bellissimo….il pensionato che prima è stato in un ambulatorio lo conosco benissimo: ha sempre fretta, si posiziona in agguato a pochi centimetri dalla porta. Quando apri ti blocca col suo alito mozzafiato: è digiuno e ti minaccia con lo sguardo. Allora hai solo due scelte: fare risparmiare l’INPS eliminando una pensione da erogare o pensare che forse un giorno, governo permettendo, ci sarai tu al suo posto… quante sinapsi ti funzioneranno ancora? quanto tempo ci metterai a tirare fuori la richiesta, spiegarla e consegnarla all’infermiera che frigge perchè ne ha altri 50 come te in attesa? Credo che bisognerebbe sfruttare le capacità di instancabile combattente del pensionato: un sciopero ben fatto dei pensionati (tanto i giorni di pensione mica glieli levano) metterebbe ilpaese in ginocchio….

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  6. Ben venuta Rita, hai ragione sulle capacità belliche del pensionato, per fortuna gli obbiettivi che gli vengono dati sono pacifici, tipo la cura dei nipoti 🙂

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