senza perderci troppo la testa

Il pensiero del natale, e poi di questa inusuale concentrazione di feste, mi scuote sempre in questo mese. In fondo gli agnostici, i non credenti sono sempre costretti a prendere posizione sulla ragione di una festa, fosse anche per la sola parte consumistica, che ritengono immotivata per quanto li riguarda. Ma c’è ed in occidente funziona, quindi prescinderne è difficile, tanto vale entrare nella contraddizione, E di questo vorrei parlare: della contraddizione tra ciò che si pensa e ciò che si fa in questo periodo. La mia tesi è che non c’è contraddizione se semplicemente viviamo questi giorni come ci viene. Stamattina ero nel traffico, e ci pensavo, anche sollecitato da alcune vostre riflessioni, una convinzione è emersa per quanto mi riguarda. Il retaggio del cambiamento radicale è qualcosa che mi/ci portiamo dietro, dal cattolicesimo maldigerito dei nostri anni giovanili. Quell’idea di muro, per cui solo la perfezione è il meglio, solo ciò che sta all’interno di una interpretazione del mondo è buono, il resto è fuori, è imperfezione, non ha speranze, ecc.ecc. E  invece per fare qualcosa di buono, basta semplicemente vivere e avere un minimo di coerenza. La “bontà” è fatta anche di gesti singoli, di quello che do ad un extracomunitario, di un’ attenzione per gli altri, di un pensiero che accoglie e che vede il bicchiere mezzo pieno. Il bene è facile, la perfezione è difficile, però se cerco un po’ in sintonia con quello che penso, non occorre mutare la mia vita, basta vivere, far quello che mi viene ed avere speranza. Se il senso della storia è quello che il nuovo sostituisce il vecchio, io faccio parte della storia nel mio cambiare, ne esco quando mi fermo, quando non faccio nulla. Chi si pone domande ha la vita che ribolle dentro, e quindi fa parte della storia. Il nuovo ci accetta come siamo, la vita ci accetta come siamo. Ci mette in discussione per tenerci in moto, ma ci accetta. Allora non ho più urgenze, ma occasioni, e per fare qualcosa di buono per me e per gli altri non devo attendere chissà quale coerenza, semplicemente lo faccio perché mi viene. Noi siamo la nostra storia, la nostra vita è quello che trasmettiamo a noi stessi prima che agli altri, e la novità è che possiamo tirare una riga ogni giorno senza rinunciare a noi, tenendoci come siamo e come saremo. Dov’è allora la contraddizione, sto facendo, farò, sto cambiando, cambierò.

Buone giornate di festa a tutti.

10 pensieri su “senza perderci troppo la testa

  1. E’ Natale…
    … quando ci amiamo gli uni gli altri,
    senza condizioni,
    … quando apprezziamo gli altri
    senza giudicarli,
    … quando doniamo qualcosa agli altri
    senza aspettarci nulla in cambio,
    … quando aiutiamo gli altri,
    senza volerli cambiare,
    … quando trattiamo gli altri
    come vorremmo essere trattati noi.

    Non è mia, ma riflette molto bene quello che hai fatto, che stai facendo e che farai, Will.
    Non devi mica cambiare, continua così.
    Le occasioni per fare qualcosa di buono le troverai tutti i giorni non solo in questo periodo: magari facessero effettivamente tutto questo i cristiani che si dichiarano tali…

    Nessuna contraddizione
    e quindi….. sereno Natale Will!

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  2. E mi sembra un pensiero molto positivo, inguaribilmente positivo.
    (da parte mia passerò il pranzo di natale da mia madre, dopo averlo schivato per molti anni… vedi le buone azioni natalizie?)

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  3. Stamani ho scartato i regali coi miei bambini che tra i giochi hanno trovato una lettera di Babbo Natale in cui il panzuto scandinavo diceva di essersi riposato sul divano coperto con il loro plaid perchè fuori faceva tanto freddo, di essersi rifocillato coi loro biscotti, ma anche di avere udito le numerose marachelle dal tetto…(perciò hanno avuto anche un pezzetto di carbone). Erano incantati e pensosi. Quanto bisogno di mito c’è, nei bambini ma anche nell’adulto. Non so se concordi. Non so se è una cosa positiva, forse non lo è, come non lo è in genere la ricerca di idoli. Ma esiste. E allora?
    Sto dando un messaggio contraddittorio; finisce che propongo ai bambini un messaggio consumistico, e poi mi scorgono che guardo un dipinto della natività e mi commuovo vedendo tutti quegli occhietti – gli animali hanno uno sguardo dolcissimo- che emergono nel buio dela stalla. Gli occhi e lo sguardo, la meraviglia per ciò che nasce, l’attesa che viene esaudita e che mai resta delusa. La speranza. Tutto questo in un piccolo monitor subito richiuso alla prima avvisaglia di commozione. Allora mi sono detta che li porterò a Pistoia, dove nel Duomo espongono ogni anno presepi molto belli di creazione artigianale. E da qui ho pensato che l’alternativa a un’educazione religiosa non è mai abbastanza pregnante.
    La vita ci accetta è un pensiero così bello che richiama l’accoglienza, un Dio che scende dal trono e diventa dio del quotidianol’impulso al bene, forse al meglio, ma senza perfezionismi che tolgono la spontaneità. In fondo è questo il tuo pensiero, mi pare: fìdati del bene spontaneo di cui disponi, e vai.

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  4. E invece per fare qualcosa di buono, basta semplicemente vivere e avere un minimo di coerenza…… è verissimo, ma la coerenza è per molti un opzional purtroppo…. Auguri di buone feste!

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  5. Non ci avevo pensato prima, però è vero: la perfezione è un’utopia, il “buono” è un’occasione che mi si offre ogni giorno nell’agire in piccoli gesti che sono alla mia portata. Ogni pretesa che va oltre, è pure inutile, direi.
    Bella, mi piace questa tua riflessione.

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