esercizi di guinzaglio senza cane

Versione A

Stanotte tornando a piedi, penso, la sala dei Giganti era bellissima, e anche l’acustica non era male, Britten gradevole, le voci intonate, sto percorrendo le strade del ghetto, davanti ai bar si ammucchiano bicchieri di plastica e ragazzi, che segmentano la strada, vuota per lunghi tratti poi improvvisamente piena, le case, un tempo piene di famiglie di ebrei, poi di poveri ebrei, poi di poveri, ora ospitano ricchi borghesi infastiditi dal chiasso, per recuperare ogni centimetro cubo le hanno lasciate strette e alte, fino alle altane trasformate in pompeiane, il modo migliore per riflettere le voci in un brusio d’alveare, l’acciottolato delle vecchie strade, massaggia i piedi, sassi tondi di fiume che hanno conosciuto carrozze, rivolte, fughe, miserie, adesso sono incongrui alle scarpe sottili delle ragazze, solidi ai scarponcini prensili dei ragazzi, discreti alle mie, tengono indifferenti, tutti, i sassi, ai lati portici accolgono caldo dalle bocche di lupo, vomito e piscio d’ubriachi, carte, bicchieri, cartoni e sacchi a pelo delle nuove miserie, all’angolo del prato un’impalcatura è stata issata per lavorare di notte al circolo ufficiali, i rumori di giorno, disturbano le guerre combattute in ufficio e alla buvette, schiocchi di lamiere percosse dai secchi che salgono e scendono con carrucola semplice e cigolante, leva del primo ordine per far meno rumore, fallito l’obbiettivo strategico, penso, le case di fronte si lamenteranno, nessuna luce dal circolo, salvo dalle finestre del retro dove si vedono le cucine, lì s’è impiccato un mio compagno di militare, parlava solo tedesco, faceva il pastore, non lo mandavano a casa, nel prato gli alberi sono contornati di luci, una nuvola all’interno del cerchio di statue, il cloud senza dati, chissà perché non lasciano stare gli alberi, penso, e kitch per kitch, non mettono le luci alle statue dei padovani eccellenti, Cattelan è di queste parti l’avrebbe già fatto se l’avesse pensato, sotto il portico del corso, escono dalla pizzeria Orsucciricettasegretad’impasto, pizze in cerca di notti interessanti, e spavaldi ragazzi, forse innamorati, sono seduti ai due tavolini d’ alluminio all’aperto, birre gelate e  desideri evidenti, la città si stira verso natale, per densità decrementanti di persone e di luci auguranti, si avvia oltre la cerchia muraria, i tram si incrociano allo stesso posto, esce calore dalle porte e il soffio d’ aria compressa che le comanda,  qualche scintilla dal trolley, non c’è nebbia, solo il primo freddo, fischio piano seguendo i passi ritmati, tirando boccate lunghe di toscano, qui sto bene, penso

Versione B

Dopo il concerto, freddo notturno, alzato il bavero, mi avvio verso casa, tra città, portici, persone: qui sto bene, penso.

13 pensieri su “esercizi di guinzaglio senza cane

  1. Un po’ come l’immagine del post “corregime”. Immagini e impressioni che si susseguono. Un composite kitsch. Se ci fosse un cane attaccato al guinzaglio avrebbe il cappottino scozzese 🙂

    "Mi piace"

  2. Ho sempre l’idea, quando cammino di notte, che siano i cani a condurre i padroni e non viceversa.
    Nella versione A c’è parte di un flusso che mi ha accompagnato nei due chilometri, fino a casa e poi anche una sorridente riflessione su qualche battuta scambiata tra noi, sulle descrizioni. Ho la certezza che mi descrivo in continuazione il mondo e che qualche volta lo analizzo senza l’analogia, un flusso molto kitsch, per l’appunto. 🙂

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.