l’ultimo chiuda la porta

Ma davvero dobbiamo mettere in ordine la vita, completare le età precedenti? E se il vivere fosse un flusso, dove se qualcosa resta aperto non c’e bisogno di chiudere, ma solo di procedere e nuotare?

Tanto si e’ quello che si e’ in ogni momento, non siamo quelli di allora quando qualcosa è andato in un verso diverso (rispetto a che, rispetto a cosa? l’esame delle vite possibili si rifà sempre a stereotipi di cui non abbiamo misura di felicità non avendoli vissuti e che sarebbero stati altrettanto insoddisfacenti quanto quelli nostri, visto come è andata ai nostri coetanei).

I nostri nonni chiudevano le fasi della vita, le scandivano ed erano incapaci di una carezza. La riconquista dell’affettività senza tempo e’ una grande opportunità (forse presente per la prima volta in questa misura nella storia umana) che lascia aperte un sacco di porte e lotta ad armi pari con il senso di morte. Essere coscienti di avere un futuro rende positivo il presente e quasi sempre allegro il passato. Le cazzate  sono passate e basta, adesso è tempo di quelle nuove e solo il ridicolo attuale dovrebbe far paura. Ed addestrarsi a riconoscere il ridicolo e’ una grande scuola di vita. Il problema del ridicolo è che gli altri lo percepiscono prima di noi. Per amare la vita bisogna tradire le aspettative, dice Chinaski. Quante aspettative abbiamo tradito e quante invece abbiamo ottemperato pensando di essere diversi solo per i nostri strani comportamenti. Credo che le due parole, tradire e aspettative, abbiano contenuti profondi da scandagliare con pazienza. Non ora, ma cos’è tradire se si segue se stessi? E le aspettative di chi ci pensa a sua somiglianza quanto devono essere ottemperate? Il fatto è che le nostre esistenze interrotte sono fatte di compromessi tra le aspettative e la nostra “vocazione” ad essere. E salvo i casi in cui le porte vengono davvero chiuse, anzi sbattute, questo compromesso da l’idea che una parabola si sia interrotta nella sua fase ascendente. Potevamo essere e quindi ci consideriamo incompiuti. E se la compiutezza in realtà non esistesse davvero e la persona avesse contemporaneamente tutte le età, quelle attuali e quelle precedenti? Allora potremmo vivere più tranquilli, mostrare quello che siamo, non quello che siamo stati. E godere dei nostri tempi ora. Forse la vera differenza è proprio in questo star bene ora senza dover per forza, recuperare ciò che recuperabile non è. 

4 pensieri su “l’ultimo chiuda la porta

  1. Un post che “stranamente” mi commuove,perchè,se ha toccato qualche mia corda profonda,mi ha pure RIportato alla luce ciò che io “sento” (cognitivamente) essere giusto e,che,senza nessuna forzatura me lo fa rendere azione tranquilla.
    Grazie,Mirka

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  2. …interessanti quei piloni gialli.Li guardo spesso anche loro ,per la “stranezza” che hanno.Volevo sempre dirlo poi mi scordavo forse proprio distratta da quella fotografia.Bianca 2007

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  3. caro willy, non penso ci sia qualcosa da recuperare. siamo scialuppe di noi stessi. quello che c’è dare recuperare lo recuperiamo in continuazione. a volte ci rendo il passo leggero, altre ci incaglia in qualche scoglio ben nascosto. per questo si dice “carico di anni”.

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  4. dobbiamo solo difendere noi stessi da chi c’impedisce d’essere Kiver, non aver paura della tenerezza e dell’amore. Se amore è una parola abusata a 20 anni, a 60 diventa sconsiderata. siamo quello che sentiamo e non per 10 minuti. A volte penso che le età sono scadenze fittizie, il sapore cambia con la vita, ma è nostro. Sempre.

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