disciolto

Disciolto è il risultato dell’azione di un solvente nei confronti di un composto solubile. Il solvente non bada a chi ha davanti, ma solo alla sua attitudine ad essere sciolto, impiega tempo, e continua la sua azione. Viviamo in un paese che si sta disciogliendo. Dissoluto e dissolvere hanno la stessa radice, ma indicano due azioni diverse, la prima si concentra su di sé, una sorta di autosoluzione e mostra il risultato agli altri, la seconda è l’azione violenta che muta un composto cambiandone natura anche senza un solvente. Portate nel sociale, queste accezioni diventano negative e il loro lato oscuro è che non resterà significativa traccia dei tempi e delle persone, se non per gli effetti di ciò che è avvenuto. E basterà un aggettivo per definire questo tempo fatto di dissoluzione, ma del buono, non resterà che il nostro vissuto. E’ questione di tempo, speriamo sia poco e che un atto sciolga il prodotto creato dal convergere di una stagione in cui nessuno ha fatto ciò che doveva. Nessuno di quelli che contavano, intendo. Il berlusconismo non è stato un accidente, ma la risposta ad un bisogno, investigare questo bisogno consentirebbe di trovare la radice di molti malesseri, ed anche le terapie necessarie, ma come diceva Gaber non è la paura di Berlusconi che deve condizionare chi non la pensa come lui, ma piuttosto la ricerca del berlusconismo che ci portiamo dentro. Come dire che non sempre l’arma è nella mano dell’aggressore, ma a volte è nelle nostre mani. Una strada la indicò molti anni or sono, dopo la morte di Falcone e Borsellino, il giudice Caponnetto, insegnando che la battaglia per la legalità, ovvero per il rispetto comune, cominciava con i piccoli atti: pagando l’autobus, evitando le furbizie che erano piccole ruberie, le sopraffazioni, le alterazioni del giusto. Da lì dovremo ripartire per ricondensare il paese, tanto più oggi che una coesione interna vale nei mercati internazionali più di una manovra economica. Ricacciare il lato oscuro e far emergere il buono. Credo servirà pazienza, costanza, un uso intelligente del ricordo, perché ricordare è premessa per il giusto. E non premiare oltremodo i transfughi, perché questo sarebbe un altro germe di futura dissoluzione. Il programma del nuovo governo dovrebbe essere: risaniamo noi stessi, cominciamo dalla giustizia come pratica, rimettiamo assieme le persone per un progetto comune. Un progetto per qualcosa e non contro qualcuno.

Basta far evaporare il liquido, perché dalla soluzione si possa tornare al solido. Non la stessa forma, ma la sostanza, quella buona che non evapora, c’è ancora.

p.s. nella interpretazione del cambiamento, spesso ci si imbatte nel giudizio di valore: è cambiamento il ritornare ai principi o è conservazione. Credo che senza una solida base condivisa di regole non ci possa essere cambiamento e progresso e la riconquista cosciente delle regole comuni sia la vera rivoluzione che in questo momento possiamo fare.

3 pensieri su “disciolto

  1. La penso esattamente come te…..ma quello che appare più ovvio è impensabile per le alte sfere…….non ho fiducia che arriveranno mai ad un concetto del genere, staremo a vedere……. Ti auguro una buona giornata!

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  2. Messaggio chiaro e potente. Agire nel quotidiano, nel nostro mondo. In famiglia, al lavoro. Portando con forza quella che tu annunci come la vera rivoluzione. Far vivere ciò che di puro e onesto è dentro di noi.
    Grazie Willy

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