Si sta dividendo il pensiero del mondo. Quel mondo che sembrava a pensiero unico, a vincitore unico, è in sofferenza. L’ha generata lui stesso la sofferenza ed adesso la crepa segna l’edificio, avanza, è un disegno di folgore, una radice. Alla fine aprirà la pietra e mostrerà il melograno nel suo succo.
Domani, in centinaia di città nel mondo, giovani e non giovani, mostreranno la sofferenza che sinora è stata occlusa.
Basterà? Non credo, ma già i giovani americani hanno portato davanti ai luoghi della finanza la loro insofferenza per l’imbroglio planetario che si sta consumando. Premi Nobel, avanzano dubbi sulle soluzioni alle crisi economiche del mondo, parlano dell’altra faccia della crisi, ovvero della miseria, dell’assenza di futuro, dell’inutilità della democrazia che non governa. Si affaccia una concezione insofferente del mondo che ramifica nelle coscienze e coinvolge l’ambiente, la mobilità sociale, l’ingiustizia, il potere, la libertà, i vincoli, il denaro.
Basterà? Non credo, ma per la prima volta dopo molti anni il disagio è mondiale, e qualche governo dichiara che capisce. Obama l’ha già fatto. Se non arriveranno fatti difficilmente la corrente si arresterà, per il semplice motivo che il mondo, ovvero la maggioranza di esso si sta impoverendo con la velocità di una guerra, senza che ci sia la guerra.
Riprende la voglia di pensare, di guardare dentro alle cose, l’individualismo, il vero cancro di questa gestione del mondo, perde evidenza. Inizia la coscienza che le cose non si risolvono più da soli, occorrono almeno basi e opportunità comuni.
Basterà? Non credo. Ci sarà bisogno di una alleanza vasta che guardi in faccia le priorità vere, basti pensare che mentre i governi discutono di pensioni e di diritti nel lavoro di chi ce l’ha, nessuno parla che milioni di persone non hanno né l’uno né l’altro. I partiti d’opposizione ancora non capiscono, al più blandiscono, si rivolgono ai giovani militanti, ma questi ben poco hanno capito perché altrimenti avrebbero già rovesciato le politiche dei partiti, riscritto le agende.
Basterà? Lo spero, abbiamo bisogno di un bagno di realtà, di capire che così sta morendo la maggioranza delle idee, la possibilità di riformare la società portando più giustizia. Credo ci sarà molta confusione nelle teste, che sarà facile smarrirsi, ma se verrà mantenuta la critica a ciò che ha generato questa situazione, ovvero la smodata volontà di profitto, sterzate anche brusche, inizieranno. C’è un mondo da ripensare, la gestione della cosa pubblica e dell’economia da reinventare, solo l’insofferenza per l’offesa patita e in atto assiame all’incoscienza, possono affrontare un cambiamento così immane. Spero molto in questa rinascita del senso comune della storia, di uno statu nascendi che, per la prima volta nella storia, affronti senza guerra l’esistenza di una società con diritti spendibili da tutti.
Può cambiare il mondo e vivere in questi anni può diventare l’avventura di una vita.
caro willy, attraverso l’affermazione del pensiero unico e per la “confermazione” di esso, ci è stato detto che era finito il tempo delle ideologie. Io non lo credo. Non l’ho mai creduto. Al contrario, nel momento preciso in cui veniva affermata questa falsità evidente, pensavo “hanno aperto l’ombrello di cipputi. e ne godiamo pure”.
Ordunque, ora si profila un problema. Quelli che ci hanno creduto e si sono immersi nel pensiero unico senza alcuna reticenza sono rimasti fregati perché i loro sogni e bisogni ne sono al di fuori. Lo sono sempre stati. L’ideologia non nasce con la sua definizione, la sua definizione la caratterizza soltanto storicamente. E’ da sempre che esiste almeno un altro pensiero rispetto al pensiero unico. Poi, per semplificare, possiamo sommariamente individuare due sintesi principali: il socialismo ed il liberismo. Non sto qua a spiegare la differenza, ché tu ed i lettori del blog ne sapete più di me. Però pongo una domanda che una volta mi ha fatto un mio amico economista: “il sistema liberista-capitalista può, volendolo, soddisfare tutti i bisogni del pianeta. se così facesse, tu saresti liberista?” La mia risposta fu no.
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Benedetto Croce, certamente un liberale, nella storia d’europa nel 19° secolo parla di questo eterno alternare tra l’individuale e il collettivo, tra egualitarismo e il merito e dice che a volte prevale l’uno a volte l’altro. Non per ideologia, io credo che la nostra parte sociale deve meritare l’attenzione che l’interesse, il bene comune merita. Varrebbe anche la pena di leggere Piero Gobetti per capire che la prevalenza del sociale non è contraria al liberalismo. Ma oggi è il profitto e la sua caricatura nel capitalismo a dominare.
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Tu ci sarai?
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a Roma mi è impossibile, e tu ?
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Siamo ad un punto di rottura. Niente potrà essere più come prima, ed è giusto così. Dobbiamo ritrovare il senso, abbiamo bisogno di percepire giustizia sociale , di risposte alle necessità vere.
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