Madame Bovary non è don Giovanni al femminile. Questa è una non notizia, nel senso che se qualcuno ancora si interessa di questi archetipi moderni, la cosa era semplicemente scartata come banale. Ma una cosa accumuna don Giovanni e Bovary, l’uso del sesso come mezzo per la propria conferma d’identità, ruolo, aspettative. Parto dall’ultima parola, in realtà sia Emma Bovary che don Giovanni Tenorio, non hanno che un presente. Dilaniante presente, che apre sul futuro, mai così incognito e statico. Da un lato il governo dell’identità in provincia, dall’altro il mondo come necessità di numero e conquista. Un muro contro cui si infrange il futuro. Eppure lo affrontano, non c’è disperazione, solo sfida per confermare di essere. Anche speranza, perché non c’è limite di tempo, solo l’accidente della vita, la stessa sfida che ferma entrambi. Una scopata per don Giovanni è nulla e tutto, per Bovary è tutto ma non basta, entrambi senza non potrebbero vivere perché è la tangibilità della conquista, e la conferma di sé, ma tutto si esaurisce nell’ identità, produce vita nel momento in cui la divora. Archetipi. E come tutti gli archetipi quanto contengono di ciascuno di noi, queste due molle disperate e vitali?
Nella ricerca eroica di essere, ovvero di riconoscersi, Giovanni ed Emma pur nella loro immane diversità, non si lamentano della loro condizione, seguono il progetto vitale che hanno elaborato. Chiedo a me quanto mi lamento, se offro, a volte, un’ immagine di sofferenza del vivere. Spero di no, anche quando si sta male, raccontarlo troppo è una scorciatoia, una noia a se stessi. Difficilmente scrivibile è invece la gioia di essere, raccontare la conquista, tenere il giusto equilibrio tra la crescita e il sapere che non si è raggiunto il limite.
E’ facile mettere assieme le malinconie del non essere come vorrei, del non avere obbiettivi davvero importanti, delle attese deluse. E dimenticare ( credo serva per occultare), come tutto questo chiuda gli occhi alla visione delle sofferenze importanti. Non perché ciò che si sente sia meno doloroso, ma perché per le nostre, quasi sempre si può tirare una riga, ci si può dare un cazzotto, una scrollata e dire: va bene, uso tutta la corazzata che mi è stata fornita, non solo le scialuppe di salvataggio. Mettiamo che di nuovo qualcuno ci fregherà, che la vita ci ha ammaccato, che la fetta di pane imburrata casca sempre dalla parte del burro, mettiamo, ma che si fa, si rinuncia al progetto di vivere bene, all’identità? Tornando ai nostri Giovanni ed Emma, se il sesso è un mezzo, qual’è il fine? Basta saperlo e finalmente cuore, anima, bene, amore, troveranno il loro posto, ovvero un silenzio in cui di rado usciranno come parole per essere davvero chi le ha pronuncia, produrranno le giuste felicità, disperazioni, rinascite.
Avere una storia e un presente è un privilegio, non una condanna. Basta capire a cosa si è fedeli e il destino non sarà tragico.
“…poi penso che t’amo, no anzi…”
cominciamo ad essere fedeli a noi stessi, per poi diventare fedeli ad un altro. ho attreversato periodi lunghissimi di fedeltà ad altri di non fedeltà, fino a tornare ad essere fedele. ho una storia che ho bistrattato a lungo per testarla bene, come se fosse uno stress test bancario, e alla fine ho deciso che mi posso fidare e ho lasciato che mi entrasse dentro.
il sesso fine a se stesso mi annoia un po’, perchè sono un’affabulatrice, e la prima cosa da non fare nelle storie di sesso è stare a raccontare la storia della bella addormentata nel bosco 🙂 . quanto alla domanda se il sesso è un mezzo qual è il fine, dipende. in una storia solo di sesso il fine è stare bene, avere un bell’orgasmo, farsi una bella doccia dopo e salutarsi educatamente alla fine, se è un’altra cosa è raccontare prima, un pochino durante, e dinuovo dopo, è aspettare a farsi la doccia perchè da li non hai fretta di andartene, e sapere che domani ci sentiamo all’1.
quanto a giovanni, emma, valmont, anna, vronskij, peter pan, santamariagoretti, biancaneve, i nanetti e i bastioni di orione, sono pezzi di noi che creano l’insieme,
questo è il massimo della filosofia che posso esprimere 🙂
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Ho incontrato Emma Bovary nella prima adolscenza.
E’ stato amore a prima vista.
Non so spiegarti esattamente il motivo.
In seguito l’ho osservata con occhio un po’ più critico, ma resta l’affetto.
Io sono fedele all’amore.
Fedele finché amo.
Ma sempre piuttosto trasparente.
Non concepisco, in linea di massima, il sesso fine a se stesso.
E quando è capitato c’ho messo dentro qualche stilla d’amore.
Una scopata e via non fa per me.
C’è sempre un prima, un durante e un dopo.
Anche quando non c’è amore.
Resta sempre la stima e l’affetto.
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è bello sentirsi in accordo con voi Minnie e Maria, ognuno conserva quello che pensa, e al tempo stesso ascolta l’altro. Senza ricette, né malattie per la vita. 🙂
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don Giovanni aveva più cuore, forse.
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perchè il mio commento è sparito?…
Cercherò comunque di ricordarmi ciò che ho scritto a questo strano post inclusa la chiusa.
Bovary e Giovanni resteranno a mio avviso l’emblematico di due tragiche figure.Entrambi inconsciamente o no,in cerca non di identità ma dall’alternanza di sentimenti contrapposti dal piacere e dall’angoscia più pura verso la vita e verso la morte,in un perenne gusto a sfidare entrambi.Vita-morte.Morte-vita.In realtà non cercavano la loro identità bensì lo scontro demoniaco delle loro “ombre” (zone grigie) pur andando loro incontro con tragica gioia.
Credo che la propria identità si trovi solo nell’espressione più alta e vera dell’amore.Lì puoi liberare ogni “opposto” senza paura di veder manomessa la tua identità,anzi vivificandola nella certezza che,il piacere di averla riposta, per fidicia, consegnandola,sarebbe ritornata a TE da quelle profondità,lieve nella pienezza di ogni cosa moltiplicata.
Una persona che mi ha amato profondamente,non mi ha mai chiesto ciò che io non potevo dargli.Peccato che io,abbia capito l’alto significato di quella profondità di sentimento,solo dopo la sua morte.
Non rileggo e chissà quanti errori spero non di “senso”.Mirka Bianca 2007
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Caro amico, la “povera” Emma aveva scelto il suo modo d’amare.
In assenza del sentimento lei vendeva il suo corpo.
Ognuno è libero di percorrere la strada dell’ amore come meglio crede, ma
poi nessuno deve alzarsi su tutti addittando e giudicando.
Siamo tutte vittime e carnefici dell’ amore.
Considerata l’ora:
Buon pranzo
Un caro saluto
Mistral (ombreflessuose)
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E’ vero Mistral, il giudizio ferisce a volte più della sconfitta, e’ così facile giudicare, mettersi in gioco, capire e perdonarsi così complicato. Pare. Forse chi ha amato capisce di più e accoglie.
Buon pomeriggio, qui l’afa infuria 🙂
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Don Giovanni è il prototipo del seduttore, Emma è solo una donna confusa, ingenua, che si fida troppo.
Strana accoppiata, Willy.
Il sesso? Per Don giovanni non è lo scopo principale, è solo il coriollario alla sua tesi: deve essere mia.
Emma? Poverina. non è mai stata l’attrice principale del gioco, la seduttrice implacabile e indimenticabile.
Il sesso? Ancora se ne parla? Farlo bene, farlo dando l’anima, e nient’altro. Le parole sono inutili.
Preferirei leggere di Eros, di come si coniuga con tutto quello per cui vale la pena vivere, per i sublimi momenti dati dai piccoli piaceri dei sensi. Vogliamo raccontare di come il desiderio nasce dai sapori di un buon piatto, di un buon calice di vino? Vogliamo parlare del desidero che viene istigato dai gesti, dagli sguardi, dai profumi, dalla musica? E via così.
La “storia” vista come contenitore di sesso? E che c’entre il sesso con la “storia”, che è progettualità? Perchè convergere su quell’aspetto, importante, ma di sfondo? Trovo erotico mangiare un piatto di cozze a mani nude, più di un canonico amplesso a luci soffuse. Lasciamo stare il sesso. Concentriamoci, se ci teniamo, sull’oggetto dei nostri pensieri.
Mi sono accorta di aver scritto impulsivamente, cercando di fare ordine tra mille sollecitazioni, venute a galla leggendoti. Probabilmente non sono stata chiara ed ho letto in modo parziale quello che hai scritto. Me ne scuso. Ma mi ha “scaldato” l’ardito accostamento iniziale. Forse hai intuito, per quanto ho scritto in passato, come l’argomento mi stia a cuore. Se riesci a leggere ed entrare nel sentire di Francesca Mazzuccato, forse puoi capire quello che intendevo esprimere. Il sesso è organicità, l’Eros è anima, almeno questo, lasciamelo in ultimo ribadire.
Flaubert avrebbe molto su cui riflettere, osservando come sono cambiate le donne, ai giorni nostri.
La tua storia? Elimina la parola sesso. Lei apprezzerà. E sii prodigo di te stesso. Que sera, sera.
Nicoletta
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http://www.eroticnotes.be/www/
il blog di Mazzuccato
ciao
N.
(lo so, lo so, continiamo ad essere “amabilmente” incompatibili, ma ogni tanto una scrollatina al proprio sonnacchioso io ci vuole -per entrambi- e noi, reciprocamente, ogni tanto ci ribaltiamo come un guanto, per poi tornare ad essere, inevitabilmente, quel che siamo, con qualcosa che assomiglia lontanamente all’affetto…)
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Gli spunti di riflessione non mancano, il tempo neppure, ci penso. 🙂
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uhm… bello!
me ne vado ridacchiando sotto i baffi e passo a non scrivere nulla in qualche altro post 😉
baci Willy
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