E’ questione di stile e portamento. Non si può fare altro, perché non si cambia, non ci si raddrizza più. E bisognerebbe saperlo, sin da piccoli, ma non con gli avvisi dei genitori, che a poco servono per saper guidare la vita.
E pensare che si vedono subito i segni. Ero indolente, potevo fare di più. Rispetto a cosa, e perché? Bastava spiegare, far vedere i vantaggi, no? Tutto sarebbe andato allo stesso modo, ma diverso, perché i fondamentali sono li, vicino alle radici. Si parla di predestinazione, di seguire qualcosa che abbiamo dentro, tutto vero, ma se si segue solo l’indole, il resto si perde e con esso le persone. Anche noi.
Uno sconsiderato resta tale, non migliora, una persona abituata ad avere si stupirà, se non arriva il desiderio soddisfatto. Poi il vivere tra persone complica la vita, c’è sempre qualcuno che attende qualcosa. Anche noi stessi. Ho scelto di fare l’inafferrabile, non mi prendono eppure non sono contento. Vorremmo leggessero ciò che vogliamo davvero.
Spesso si dà la colpa al narciso che conteniamo, un motore monocorde che fa tirar dentro la pancia ed affiggere specchi di vetro, parole, carta, sorrisi, carezze. Narciso non tollera il rifiuto alla sua bellezza presunta, per lui è il disamore, la negazione del bello che ha messo in comune. Basterebbe spiegarlo, spiegarsi, fare esercizio di considerazione di sé non riflessa. Cercare l’eros in se’ oltre che nell’altro, volendosi, ironicamente, bene. Ed invece…
Non si muta, ovvero si cambia tantissimo, ma a modo nostro, non come vorremmo, né come vorrebbero. Che poi mica è vero che ci viene chiesto di cambiare, anzi viene preferita l’immutabilità, la costanza d’essere. Quella ben conosciuta, possibilmente. Viene chiesta, invece, la compiacenza, l’atto rassicurante per il tempo in cui si sta assieme. Era quello riservato ai transitori zii, che di nient’altro avevano bisogno, se non di rassicurante amore.
Averlo saputo sarei rimasto all’età del no, avrei preso meno sberle, si sarebbero dovuti esercitare nel correggere la riottosità innata fino all’esaurimento, ed invece quel raddrizzare d’ allora, ha prodotto una serie di sì con l’anima negativa. Una cosa perniciosa. Ma vorrei rassicurarvi, non è accaduto nulla di grave, solo una piccola resipiscenza sul vivere, spostando picchetti in avanti per trovare il positivo.
Ci pensavo ieri che, salvo poche eccezioni, non sopporto parecchio, però ho pazienza. Il positivo che trovo, oltre al bello esterno a me, è tutta questa risibile esperienza, che forse non era necessaria, ma a farla era piacevole e dolorosa. La parte dolorosa sarebbe passata, come il mal di denti, bastava un po’ d’analgesico. Il tempo, ad esempio. Quella restante è rimasta, e mi ha cambiato a modo suo, tanto che adesso, devo riconoscermi.
p.s. la canzone è bellissima, parla dell’ Argentina, un paese che mi ha impressionato e preso molto, il video parla di Nahui Olin, ovvero Carmen Mondragon, così ben raccontata da Cacucci in Nahui .
Todo cambia, e si: questo vale anche per noi. Non nel senso del “raddrizzare” , che poi è riferito a che cosa? ( esiste qualcuno che è perfetto? In base a quali parametri?)
Noi cambiamo perchè le esperienze, le persone ci segnano, modellano l’anima, lasciandoci anche cicatrici. Ed è naturale che adattiamo il nostro respiro all’ossigeno che ci arriva. In attesa di riconoscere quel nuovo “IO”
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Mi piace credere che si cambia solo se lo vogliamo. Solo nella direzione che decidiamo noi. Forse perchè non amo pensare che siano gli altri a cambiarci o semplicemente gli eventi della vita. Non so se è veramente così.
Ciao Willy
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Roberto, tutto cambia, ma alla fine restiamo sempre
come siamo, nel bene e nel male.
Possiamo solo ogni tanto cambiare strada, ma si ritorna
ancora alla strada che il destino ha tracciato per noi.
Note belle, malinconiche, pregne di nostalgia.
Un abbraccio
Mistral
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UN POST
discretamente complesso,serio,su cui varrebbe la pena di rifletterci con “calma” e seriamente.Personalmente sono del parere che le “inclinazioni naturali” restino.Saranno poi gli avvenimenti esterni,gli incontri o la stessa famiglia ad esaltarli o a contenerli nella giusta misura.”Autoerotismo” per volersi bene?…Bah! Non lo comprendo se non sotto una forma di “aberrazione” che giustifica un sè deviato o ammalato.Altro è un “sano egoismo”.
Ma…ritornerò su questo post a suo tempo e con molta più calma.Intanto auguro a Roberto-Willyco, insieme ai miei complimenti per le interessanti tematiche che sempre
propone, una giornata lieve e fuori da questi pensieri
veramente ingombranti oltrechè pesi.Bianca 2007
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Dovrà pur significare qualcosa questa perenne irrequietudine, questa ricerca dei pezzi dispersi in un big bang natale. Tra i motori d’illusione e realtà, che possediamo, il cambiamento è forse il maggiore, alla pari con l’eros. E’ la direzione e il senso del ricomporre che non emerge facilmente e l’oscillare tra ricordo e futuro mi ricorda la tensione dell’arco che chiede d’essere ancora più teso per avere un senso.
Buona giornata Mistral, il sole è tornato dopo un temporale notturno.
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Cambiare volendolo, è un atto d’amore verso noi stessi. Pensami riottoso a qualsiasi imposizione e capirai perché devo cercare nell’inizio dei miei ricordi i momenti in cui il mondo era una scena aperta. Lì inizia un percorso, che pur nella disciplina è stato indisciplinato, riottoso per l’appunto. Conosco le radici del mio malstare e sono tra ciò che sono e ciò che è possibile.
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ciao willy, passo spesso ma ultimamente non ho niente da commentare. mi piace ascoltare quello che racconti. come se fossimo seduti per un kir royal alle 6 di pomeriggio ad un baretto sulla costa bretone. io ascolto. parla che ascolto.
e in sottofondo
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Passa Asp ci beviamo qualcosa, ultimamente qui si oscilla tra campari e prosecco. Io parlo e tu metti musica, l’estate è bella, c’è molto da vedere e ascoltare
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Troppo spesso chi mi vuole bene, chi me ne ha voluto, chi lo ha affermato per lo meno, mi ha chiesto come controvalore per quel “bene” il fatto che io cambiassi. Che il mio modo di essere, di vivere e di pensare si adattasse come un guanto alla loro vita. Credo di averci anche provato. Ma alla fine resto io. Io non chiedo agli altri di cambiare. Ma li accetto per come sono.
Questo non significa “stagnare”. Non è immobilità. Io le chiamo evoluzioni. Crescere. Maturare.
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Se una persona ama un’altra non la vuole cambiare, casomai vuole vivere assieme un percorso, che è un cambiamento comune. L’amore cambia, non definitivamente, a tempo, però cambia. credo sia un buon indice che si tratta di amore e non d’altro. Buona giornata Maria
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