natale


La foto è quella di un albero di natale controluce. C’è una finestra ampia. Fuori non si vede oltre il grigio, facciamo che sia una sfuocatura, anziché neve o nebbia che distrarrebbero inutilmente. L’albero non è granché, forse artificiale, spelacchiato, con fili d’argento e d’oro che s’intuiscono, poche palle e poche luci, senza pretese. Un albero, prima dei bassi costi cinesi. Su un lato un televisore funziona con un’immagine indistinta. Siamo in un soggiorno, un pezzo di divano spunta dall’angolo in basso. Non c’è nessuno. Ovvero c’è il fotografo, ma sta guardando dietro la macchina, quindi è uno sguardo. Solo uno sguardo  ed un pensiero.

Confronto l’albero con il sole cocente di questi giorni  di maggio, è un natale finalmente depurato, senza l’atmosfera costrittiva della festa. Le cose, private dei luoghi comuni, acquistano una dimensione comunicativa nuova.

L’albero parla di qualche affetto esistente, di famiglia forse; ne parla, così in generale, che può essere qualsiasi affetto. Si sente una relazione. Ecco, l’albero parla della relazione senza ostentazione, con poca ricchezza, quasi una necessità di fare. La povertà incipiente della mezza luce del pomeriggio fa il resto ed enfatizza la sensazione. Qualcuno ha messo insieme un rito, adesso le fasi dovranno essere riempite di contenuti emotivi.

Avete presente quando ci si trova ad una cerimonia? Raramente si partecipa totalmente, la testa scivola altrove e tra l’inizio e la fine c’è spazio per il quotidiano, per i desideri, per i pensieri meno nobili, per la noia, per i sentimenti. Accade anche durante i rapporti sessuali, ci sono studi importanti al riguardo, quindi, a maggior ragione, ovunque il canovaccio preveda delle sequenze, la testa è lasciata libera. Ciò che accade dentro, è un miscuglio che approfitta di un contenitore e delle sue cadenze temporali, la forma, i convenevoli/preliminari, l’atteggiamento. Il tutto con pensieri differenti. Nella foto, l’albero e la stanza sono il contenitore, così adesso possiamo metterci il resto. Solo che stavolta non sarà ritualmente scontato, è una rappresentazione di noi, del nostro pensiero. Noi siamo i personaggi assenti, ci confrontiamo con la verità che vorremmo raccontare e che non diciamo.

Permettiamoci di raccontarla: è natale a fine maggio ed i nostri personaggi sono due o più. Meglio due. Hanno qualcosa in testa, torneranno tra poco in quella stanza, non assieme o forse sì, comunque il non detto è già nell’aria. Non lo diranno e lo diremo noi per loro. L’albero assiste e lega tempo e spazio. La rappresentazione inizia…

7 pensieri su “natale

  1. Hey! Come osi! C’è chi, quando fa l’amore, è talmente persa che potrebbero operarla senza anestetico e non percepirebbe dolore!!!
    (ma guarda te che roba…far l’amore in sequenze…inconcepibile…)
    te l’avevo detto che avrei brontolato tra me e me…e tra me e te…e anche tra me e gli altri
    🙂

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  2. Un atto unico . Voce fuori campo, la tua. Insieme allo sguardo riempie di spazio e tempo la scena della vita impietrita nell’attimo.
    E’ natale a fine maggio. Il tempo di aggiungere altre foto , da dietro l’albero allo sguardo.
    A fotografar se stessi.

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  3. E cos’è l’attimo se non il tempo del dialogo e del pensiero in super8 ? E’ sogno e interpretazione, è scienza e fantasia. E’ specchio lineare . Tunnel riprodotto infinite volte a rimirare o esecrar noi stessi .

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  4. SCRIVO DI GETTO E VELOCCISSIMA,QUINDI PERDONERAI!…
    Il titolo mi ha subito catturata anche se apparentemente fuori stagione e ho proseguito nella lettura,incuriosita come sempre quando le prime righe mi fanno presagire un’inedito e un pensiero da trattenere.
    Nell’aria,però,un “qualcosa” che mi portava a “sentire” un dolore sotteso,così che dal piacere sono passata subito allatristezza.
    Per me il Natale ha sempre un profumo di rosmarino,di spezie,di febbre alta tenuta costante sino alla fine delle feste (Epifania inclusa).Poi…la fatica!
    La mi afamiglia d’origine era povera (facciamo modesta forse è più giusto il termine) ma rispettata,amata e considerata da tutti per l’onestà,serietà,l’impegno sociale che qualche componente metteva di suo e di sè a contributo di una crescita collettiva.
    Non c’erano soldi per fare l’albero,ma tutti si godeva del grande presepio che faceva il nonno (nonnone lo chiamavo io perchè imponente) con le figurine di legno intafliate da lui.
    Ma quando io ho compiuto 13 anni,mi fu regalato un’immenso albero vero che io addobbai e che “vegiai” tutta la notte che precede il dì della festa,estasiata e in muto stupore di GIOIA.
    Da allora fu sempre così.FESTA-GIOIA-FATICA quest’ultima solo a conclusione del tempo.
    Da qualche anno addobbo un albero piccolo e artificiale.Nel cuore e nelle mani un pò di “quella” febbre.Sempre.
    Trista è la donna o l’uomo che si accingono al Rito dell’Amore pensando ad altro.
    Questo mi è davvero sconosciuto e il solo pensiero che possa anche essere così mi stringe il cuore.
    Bianca 2007

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