1000 & cat

 

Forse non ve l’ho mai detto, ma sono un gatto. Sapiente di niente come un gatto, pesante come un gatto sulla pancia, graffiante per gioco, come un gatto. Mia nonna, che di me capiva molto, quando mi coccolava, mi chiamava: dispetosa creatura. Aveva ragione e mi piaceva tantissimo l’affetto che metteva nel riconoscere la mia natura un po’ per conto suo. Felina, per l’appunto.

E così parlando del gatto che mi muove, abbiamo scollinato i 1000, articoli intendo, questo è il 1001. Se guardo indietro molto mi piace, parecchio lo cambierei, un poco lo cancellerei. Ed è quando sono stato meno gatto, quando mi sono lasciato andare di più a me stesso. Alle mie passioncelle, agli abbagli, alle fanfaluche che mi girano per la testa. A volte il vostro silenzio è eloquente, a volte cantatore, a volte disattento. Il terzo silenzio è quello che mi fa pensare di più e che mi rende più libero. Avete presente -siamo tra amici ci si può dire la verità- quando durante una conversazione, il vostro interlocutore vi toglie l’attenzione e voi restate indecisi se proseguire o meno? Ecco, credo che quello sia uno dei momenti in cui si cresce, il gatto ancora dorme, e l’uomo si ricorda di essere erectus, altrimenti sarebbe rimasto dalle parti della Rift Valley a spunciarsi, grattarsi ed inseguire banane. E’ così bello spulciarsi, implica una cura di sé e dell’altro che sembra amore, ma è altra cosa perché basta una mosca, un uccello e si smette, guardando per aria, pensando ad altro. Quindi se il discorso cade, si deve decidere: continuo oppure mi chiudo in un neghittoso silenzio? La risposta è: dipende. Dall’estro, dalla fantasia. Ad esempio, basta parlar d’altro inusitato argomento per recuperare l’attenzione, far balenare il pazzo che ci possiede, oppure dire qualcosa di personale che non c’entra, ma buttato là fa la sua figura, ad esempio: ma lo sai che tua moglie… Ma l’atteggiamento sovrano a mio avviso, è il rito del gatto, ovvero giro di tacchi e scomparsa alla vista, scegliendo altre attenzioni. Questo è l’atteggiamento erectus che non assomiglia a quello dei bonobo, scimmie allegre che si rifiutano di diventare uomini, preferiscono alberi, manghi, e scherzi immemori. E il gatto che c’entra? Beh, il gatto è altra cosa. Magari è meno intelligente del cane o del topo ai test Q.I. , quelli che mettono assieme colori, ordinano sequenze, scelgono bocconi. Quei test fatti per accontentare l’analista uomo, ma in fondo è l’uomo che assomiglia al gatto, non l’inverso. E il gatto lo sa. 

Facciamo che per la prossima sequenza di cazzate non aspetto mille post per dirle tutte assieme.

Grazie per l’attenzione amiche ed amici miei. 

 

 

  

6 pensieri su “1000 & cat

  1. Ami la scrittura Willyco, la sai usare benissimo e rischi di caderci dentro. E’ una malattia che hanno in molti, difficile da curare perchè c’è l’eco di quello che scriviamo e di ciò che ci commentano. Un rimbombo ipnotico dal quale si esce solo a tratti in certi casi. Tu hai la fortuna di saper scrivere del banale facendolo sembrare pregnante: meglio questo delle scempiaggini che riempiono la rete. Ma ovviamente non basta: molti di noi credo si aspettino il primato del mondo da te. Anzi il suo superamento visto che lo hai gà battuto varie volte. Miao.

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  2. @Minnie: Ciro il grande, sultano tra le donne

    @Enzo:hai ragione, per me la scrittura ed ancor più il legame tra parola e significato personale, è un piacere e un vizio da governare per evitare l’eccesso e la bulimia. E’un luogo della curiosità, punto di mediazione tra il narcisismo e il bisogno comunicativo. Sul quotidiano, sulle abitudini, spesso mi scateno nella mia testa,perché le cose senza nome hanno identità, un lato oscuro pieno di significato. Credo dipenda da ciò che ho studiato, questo interesse applicato secondo vita e non rigore analitico. Il trabocchetto più grande, che non riesco ad evitare, è l’autoreferenzialità e lo scontato che si porta appresso. Ma me ne faccio una ragione. 🙂

    @Pass: avevo anch’io un cane e un gatto, forse dovrei raccontarli per la loro singolarità bonacciona e selvaggia. La gatta governava il cane e lo ospitava nella sua cuccia la notte, questo rapporto mi ha sempre commosso.

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  3. Parlando di gatti, mi sento sorniona e
    capricciosa, indipendente e volubile quasi quanto
    la mia gatta. Ma lei mi comanda a bacchetta e ha le chiavi di casa: il mio cuore.

    Un caro saluto
    Mistral

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