la famiglia

Si è conclusa sabato sera, una serie di tre puntate, su rai storia, dedicate alla famiglia. L’autore è mio figlio, e seguendo il principio secondo cui in famiglia, si lascia al caso, e all’attenzione altrui, il compito di giudicare quello che si fa, non ne abbiamo parlato. Ma se posso esprimere un’opinione, a me è piaciuto. Per la carica evocativa, forte per chi c’era in quegli anni ( si parlava di un arco temporale che va dagli anni ’60 agli anni ’80), per lo stupore che suscita la percezione che in pochi anni, è trascorso un evo, per quanto si è raccolto di un mondo sostanzialmente rimosso.

Siamo ancora nel guado delle opzioni in divenire. I temi sono sul tavolo, le soluzioni, nel frattempo, sono schizzate in ogni dove. Il risultato è una nuclearizzazione/personalizzazione dei comportamenti orientati allo star bene e alla felicità. Parola terribile, quest’ultima, nella sua volatilità e indeterminatezza, facile da evocare, impossibile da gestire. Eppure con i piedi collocati in spaccate acrobatiche tra passato e futuro, il mondo è andato innanzi.

Ed è migliore del precedente. Questo emerge dai filmati, di qualità inimmaginabile oggi, ricchi di analisi ed introspezione. Certo c’erano tesi, modelli morali codini, modi di essere senza comprensione, ma di quelli fa piazza pulita il pensiero attuale. Resta la realtà delle persone, gli occhi, i visi, le abitudini sociali. Famiglie patriarcali, patrimoni familiari in costruzione, (l’appartamento, l’auto), figli e mogli su divani di velluto damascato così veri e improbabili da sentirne l’odore familiare di polvere e legno. Le case, i mobili, gli abiti, i visi, le posture del corpo, sono in accordo con le parole, con la dovizia di sentimenti espressi. Famiglia luogo di sentimenti e di vincoli, eppure quella famiglia che sembrava così solida ed immutabile anche negli oggetti di cui si circondava, si stava modificando, cambiava profondamente in poco tempo.

Non mutava, e questo meriterebbe un’analisi a parte, la scelta mediamente conservatrice del paese. La mia tesi è che della società precedente si gettò la parte che dava fastidio alla famiglia borghese, ma che la parte innovatrice che doveva investire la società, la politica, i rapporti di potere tra sessi, di fatto fu espunta e non si tramutò in una società riformista ed innovatrice. Quindi mutò essenzialmente la natura dei legami, ci fu l’irrompere del concetto che gli amori finiscono, che i patrimoni si possono dividere, che le solitudini non possono essere sanate ope legis. Significativa la lamentela dei nonni, spesso nonne, che non ricevono la visita dei nipoti e figli, appartamenti grandi e vuoti, testimoni della deriva di un problema che la famiglia patriarcale risolveva tenendo tutti assieme ed attribuendo criteri e poteri gerarchici di decisione non discutibili. In cambio forniva protezione, cura compatibile e misurata che ancor oggi, in altri modi, viene chiesta come antidoto alla solitudine dalle persone di qualsiasi età.

La famiglia mutava, noi lo sapevamo. Costruivamo quella nuova, ma era la nostra, non un modo condiviso di intendere. Un modello però venne e fu conclamata l’importanza degli affetti, dei legami veri, oltre la gabbia dolciastra del romanticismo funzionale all’economia borghese, insomma l’uomo prima della legge.

Da quegli anni emergono interpretazioni così nuove del mondo, che la positività di quello che accadde dovrebbe essere percepita da chi condivide età ed esperienza e trasformata in consapevolezza non in mito. Ed anche da chi venne dopo dovrebbe essere conosciuta, per proseguire il processo di mutamento e farne un nuovo paradigma sociale.

Se l’eterna giovinezza dei nostri giorni, oltre il ridicolo e la caricatura, viene intesa come energia, voglia di essere e di fare. Se è un allargamento e reinterpretazione dei cicli della vita dell’uomo, deve generare nuovi equilibri tra età, nuove funzioni e nuove felicità possibili, nuovi rapporti. Questa capacità di vivere di più nasce in quell’abbattere confini e ruoli che iniziò in quegli anni. Ma collegata c’era una nuova capacità e modalità di dare, e a questa bisogna fare riferimento perché non si origini una frattura, ma una ricomposizione. Uno stop and go che faccia ripartire la società nel suo insieme, basato su un ripensamento dei legami, della famiglia, delle libertà, delle protezioni, delle solitudini, del collante di tutto, ovvero come evolvere l’amore al tempo della destra.

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