Ci pensavo oggi, sollecitato da un tuo testo, alla passione insana dello scrivere. Insana perché pretende di farsi leggere da altri, insana perché non distingue il limite del lecito, ovvero quando le parole si spezzano per troppa usura. Pensavo a me stesso, conscio come sono dei miei limiti e dell’uso che faccio della penna. Vera o virtuale che sia. La coscienza d’essere ignorante non scusa nulla, tantomeno l’indolenza passata, o il pensare allora d’altro. E’ come dire che non s’è mai capito di matematica e vantarsene. Della mia ignoranza posso aver coscienza, ma come posso gloriarmene? E così delle parole, anche quando assumono per me forma di verso, ne vedo il limite e la funzione, non faccio confusioni con la poesia. Scrivere è una fatica solo per chi non ne ha voglia, per gli altri è un piacere. La libertà che in questi luoghi ci è data, ma anche in libreria, è dire che qualcosa non ci piace. Tu lo sai bene dove si perde tempo inutilmente. Si evita, si getta, per un poco il narcisismo di scambio funziona, ma perché mentire, basta semplicemente non passare più, gettare in disparte per non perdere il meglio che aspetta. Il fatto che le cose si facciano per diletto non esclude il giudizio, anzi. Leggo anch’io testi troppo pieni di parole d’altri, digestioni mal digerite, esposizione di saperi senza vita. Mi stupisce sempre l’ambiente accademico, perché si trovano conoscenze che scavano talmente da fare delle ali di un coleottero ragioni di vita. almeno per un poco. E’ come un avvitarsi lungo una spirale che accumula conoscenze e scopre del nuovo, ma non esaurisce. Forse per questo gli eroi moderni sono spesso fisici che semplificano l’universo, oppure medici o scrittori che mostrano come guarire l’uomo. Da sè soprattutto. Lo scrivere sembra essere il genio a portata di mano, un’immagine diventa la verità scavata che rende grande un poeta. Lo sai? Otto milioni di poeti ci sono in Italia. E vuoi che non venga l’idea che qualcosa che suona bene non faccia credere d’aver aperto il cuore dell’uomo? Basta sapere cosa si sa e cosa si scrive. Aver coscienza che questo serve, ma soprattutto a noi e a chi trova qualcosa di rilevante in quello che pensiamo. Ma non basta perché mi passi per la testa d’essere scrittore. E se lo si capisce per tempo, allora la forza terapeutica dello scrivere può dispiegarsi, farà bene anzitutto a noi, e a chi è curioso di noi, o ci vuol bene. Scoprire un’affinità è gran cosa in questo tempo dove anche i bar non sono più caffè e per trovare un tavolino dove fermarci bisogna aver conoscenze non da poco. Mi pare d’aver sempre scritto, forse come fuga alla necessità dei linguaggi che dovevo adoperare per lavoro, forse per bisogno per capirmi meglio, forse per leggerlo ad alta voce e sentire se suonava con la musica che avevo dentro. Forse per narcisismo e il Narciso parla prima con sé stesso, forse per vedere se sapevo far di meglio, forse per presunzione o eccesso di fiducia. Forse … Ma non ho ho smesso di conoscere il mio limite e se parlo molto con me è proprio perché qui sono ad armi pari. Dalle altre parti che frequento (bella libertà davvero) trovo i pensieri che m’affascinano e stupiscono, le parole che vorrei aver pensato e scritto. Ma io lo so che non le avrei pensate e questo è il mio limite e la mia piccola felicità.
A volte scrivere può essere un’urgenza. Scrivo mio malgrado.
Quando leggo mi piace lasciarmi trascinare in luoghi dove da sola non oso andare.
Così lasciarmi sedurre dalle parole può essere pura rivelazione, scoperta.
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ripartirò da holden questo week end. tutte le volte che mi siedo su quei banchi e iniziamo ad imparare a scrivere ci vengono demolite certezze, frasi che ci paiono sublimi vengono ammazzate senza pietà, altre che sembrano bruttarelle sublimate. Scrivere sembra facile ma non lo è. Scrivono in tanti e leggono pochissimi, scrivono bene in pochi, gl’altri si arrabattono. La cosa più bella che scopri con holden è il leggere, è scoprire certi passaggi che a prima vista paiono normali ma normali non lo sono per niente. Un’altra cosa bella che si fa da holden è ascoltare qualcuno che legge : come quando si è bambini, qualcuno che legge alzando e abbassando la voce, imprimendo movimento alle parole…fantastico ascoltare baricco leggere, lui ha una voce morbidissima, calda, che si muove avanti e indietro, come un atto sessuale.
ripartirò sabato, sapendo di non saper scrivere , ogni volta daccapo, ed avere quel sorriso quando ti dicono …ecco, questo è ben scritto.
detto da chi sa scrivere val bene un week end 🙂
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beh, forse vale anche molto più di un week end, Minnie. Buon inizio d’anno, ormai è il terzo o sbaglio? 🙂
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