ciò che avvenne

Ciò che avvenne quel pomeriggio non fu predeterminato,

gli astri non sapevano, semmai guardavano curiosi,

eppure qualcosa si congiunse, smottando frane piccole di luce,

così fu possibile quello che non era proprio chiaro.

Poteva essere un rivolo di note,

una suite cresciuta poco a poco,così mai ascoltata,

oppure, era quel profumo torrefatto, uscito da una porta a vetri,

comunque sia, fu certo, che le pietre assunsero una lucentezza urgente,

ma di questo ci si rese conto dopo,

quando il cellulare pur essendo leggero e complice di colore,

richiamava la voglia di dire, ascoltare, respirare,

togliendo aria e tempo a tutto il resto.

Quei passi così svagati e calmi, diventati circolari,

erano un non andare che cercava calma, un non andare di capire, assimilare,

un non andare a controllare quella crepa sorprendente. 

Ed invece, prima a fiotti, poi con suadente flusso dilagando,

l’ondata si distese, senza minacce come un gatto al sole.

Pensandoci, col senno che intuisce, sembrava un golfo che mentre dà riposo,

respira e cresce e muta secondo placidi suoi disegni.

Nell’accogliere l’inatteso, il giorno stanco s’era messo a far di suo, mutando

e il tempo, improvvisamente nuovo necessitava solo dell’irragionevole per riprendere il suo corso,

facendo ciò che usualmente si sarebbe messo, senza pensarci un attimo, in disparte.

 

4 pensieri su “ciò che avvenne

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