E’ arrivata da sud. Una rottura d’argine e silente ha iniziato a risalire. Prima i campi, poi le case, e dalle 4.30 di stanotte caccia le persone. Ormai gli sfollati sono più di mille. Lungo la strada i curiosi delle catastrofi, intasano inutilmente, sugli argini i preoccupati. Tutti guardano quell’acqua bruna, veloce, che scricchiola quando frange rami e canne contro i piloni. Terrà l’argine? E il ponte? L’ interrogativo si ripete. Si fanno confronti col passato. Come servisse a qualcosa il ricordo: di più, di meno, mai come adesso. Non si dice, ma la disgrazia di alcuni può salvare altri: se l’acqua defluisce rompendo argini a valle, chi sta nord non verrà toccato.
Vicino alle case l’acqua sale, è risalita per almeno 4 km, percorrendo a rovescio canali di bonifica e campi, ed ora mancano meno di 50 cm al bordo strada. Negli scantinati ha già invaso. Anche chi aveva isolato sente il rumore silente dell’acqua. Lo sente sotto di sé: due dita, tre dita che premono, trafilano. Il confine con il disastro sta nei tappi che isolano le sentine. Reggeranno, non reggeranno? Sacchi di sabbia, davanti alle porte, alle finestre basse. L’acqua sale più lentamente. Bisogna superare indenni la notte. Bisogna che cali lo scirocco perché l’acqua defluisca in mare. Bisogna avere fortuna. Bisogna, bisogna…
Dicono che se occorrerà faranno saltare gli argini dove c’è campagna, ma stanotte non è stato così, il fiume c’ha pensato da solo. Ha aperto varchi prima a Vicenza, poi a Veggiano, ha inondato le golene prima della città, Non contento è tracimato in più punti, allora la città che si è chiusa a riccio nelle sue opere idrauliche, come nel medioevo. Ed adesso preme a valle, con l’acqua bruna, veloce, indifferente. Occupa ogni spazio, altera i tempi, riordina le priorità. Non distanti dal ponte, i supermercati hanno le luci accese, due donne escono chiaccherando con le borse della spesa. E’ un giorno come altri, abitano distanti dal fiume. Chissà di che parlano.
L’acqua sale più lentamente, ma sale. Il cielo è grigio, piove. Acqua limpida che diventa bruna, ma questa non fa male. Quella che esonda è acqua caduta altrove, a molti km di distanza, verso nord ovest e ha già inondato, travolto, ucciso. Questa interconnessione degli eventi dovrebbe farci sentire più uniti, invece la calamità circoscrive. La protezione civile qui è fatta di volontari, sperimentano fatica e scortesia, la rabbia di chi ha subito l’acqua. I volontari sono in piedi da stanotte con sacchetti di sabbia, pale, famiglie da portar via, animali da salvare. A Roncajette sono morte 30 mucche, la casa e gli abitanti sono isolati da un giro d’acqua. Attendono. Penso al cuore scavato di chi vede la propria fatica , il lavoro perduto. Non sono solo bestie per loro.
Stanno peggio a Caldogno, anche 2 metri d’acqua nelle case. La testimonianza di un’amica che è riuscita ad abbandonare la casa solo stanotte, stringe il cuore. C’è un peggio? Certamente: cose vecchie, cose nuove, cose care, animali, persone. Come una scala da esibire a noi stessi: dove ci collocherà il caso? L’acqua continua silente a scorrere nella direzione della forza. I moti lamellari, il trafilare tra interstizi, i flutti così cari a Leonardo, una fisica elementare che descrive moti, cause, effetti. A dar conto e senso, di quanto accade, invece, ci pensa il cuore.
La notte viene, alle due una nuova ondata di piena.
Speriamo.

speriamo, sì
dovrebbe migliorare , la situazione
ne parli con calma, quasi con distacco
non hai l’acqua in casa
a volte non resta altro da fare che assistere impotenti
passerà, tutto passa
non è una novità che i fiumi esondino
un pensiero solidale a chi è sfollato…
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sono abituato alla calma esteriore, a vivere le cose cercando di vedere, se arriverà l’acqua si vedrà stanotte, per ora tre dita oltre i tappi di sentina. Non ci sono danni, solo fatica supplementare
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va meglio? qui non c’è stato il gran disastro perchè in montagna ha nevicato anzichè piovere, e allora gli affluenti non hanno portato acqua al po. ha smesso stasera di piovere. spero anche da voi.
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La corrente c’è, il riscaldamento pure, abbiamo tolto un paio di ettolitri d’acqua, un’inezia. Il fiume si è fermato a 30 metri e piano piano sembra defluire: 2 cm all’ora. La falla, a sud, è ancora in buona parte aperta e gli elicotteri, forse, interverranno domattina. Va meglio. Se non piove a monte e se non cede qualche altro argine, è andata di lusso. Speriamo sia una buona notte.
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BELLA LA FOTO.
Noi impotenti di fronte agli Eventi al di fuori della nostra volontà,sgomenti per (l’attimo del tempus fugit) che la nostra volontà avida di “quantificare” non ha previsto le conseguenze ma neppure quanto la NATURA trovi il “suo” tempo di ribellione dimostrando chi dei due è veramente il re in-distruttibile e sdegnoso del tutto.Bianca 2007
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