Halleluja, finalmente sono riuscito a far coincidere l’ingresso con il numero della casa.
La burocrazia é stata impagabile nella sua comicità inconsapevole: mi hanno dato un certificato con la mia autodichiarazione, ho apposto la marca da 14.62 euro, mi hanno spiegato che dovevo portare il tutto in un altro ufficio. E mentre stavo per andarmene, l’impiegato mi ha fermato, mettendomi in mano la targhetta col mio numero di casa. Una di quelle standard, bianche, contornate di blù, col numero blù.
Fanno 3 euro e 82 centesimi, mi ha detto.
Ho chiesto se potevo averne più d’una, mi sembrava un affare. Chessò, con la cornice adatta poteva essere un quadretto da corridoio. Non ha colto l’ironia.
No, non è possibile subito, ma se la ordina…
E perché 3.82 e non 4 ?
Ha guardato smarrito i miei 50 euro e mettendomi in mano una quantità inverosimile di moneta, ha scosso il capo.
Non lo so, ha mormorato, forse il cambio.
Quale cambio? Col dollaro, con lo yen, con lo youan. Ricevete le quotazioni ogni mattina?
No, è l’euro. Si andava così bene con le lire.
Ho sorriso. Non potevo dirgli che 3.82 euro, in lire, non erano altro che una montagna di decimali.
E’ stato congedandomi che mi ha detto l’ultima cosa carina: non attacchi il numero al sole perché dopo un po’ sbiadisce, fino a diventare tutto bianco.
Va bene, lo metterò all’ombra.
All’interno, dove nessuno può vederlo e la luce non l’offende. Tanto il numero all’esterno c’è già. C’è sempre stato.
Ma questo non potevo dirglielo, mi sembrava già triste a sufficienza.
…sei un signore, willy.
🙂
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