Questo silenzio è tumulto sanguinoso, allegro solo a tratti, come le guerre dei bambini. Dentro bolle tra concetti densi, brezze trasversali di significati, leggiadrie che s’appendono ad un picciolo di foglia.
E tutto tacitato prima della gola.
Costruire tra il clangore, silenzi dalle rive solide, nutrirli di sicurezza per farli scorrere tranquilli. Fino all’autunno ed alla furia quieta che smotta e dilaga oltre ogni argine pensato. Silenzi accompagnati col gesto amico della mano, un’assenza dinamica che olezzi sulle stagioni. Silenzi da far scendere prima d’ un bacio tra la nebbia. L’autunno avrà il rito del profumo di castagna, del tepore solitario che spinge l’ alito sul vetro, dei muti simboli con cui scrivere di te. Che poi è di me, di queste parole rattenute, d’ una polvere di ciprea, d’ un fumo di troppo oltre il sonno.
E’ tempo di nuotare nei significati, darli con parsimonia montanara, ma lasciare l’uscio aperto con la lama di luce accesa.
Nel flusso di quest’aria troppo calda, oleggi e non cercarti dove non ti troverai.

ciò che viene tacitato non tace mai 🙂
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