le transumanze vegetali

Mentre tutto fuori ingialliva, l’aspidistra e le sorelle, non paghe d’un loro verde madido ed arrogante, proprio loro, si dovevano spostare. Dentro, fuori, ancora dentro, inseguendo l’ombra e le stagioni, l’acqua della pioggia e il mezzo sole.

Aiutavo mia madre trascinando vasi e vasche verso luoghi che avrebbero consentito alla vita di proseguire, di doppiare l’estate veleggiando trionfalmente nell’autunno. Poi il cammino si sarebbe invertito, con transumanze vegetali, per piante in vaso senza ambizioni eccessive. Come i canarini, anch’essi di giorno all’esterno, nella gabbia, ché della libertà non avrebbero saputo che farne e già al principio della notte, finivano al bujo per impedirgli di cantare. Dormire e cantare, come lavorare ed andare in vacanza. Non avevano bisogno d’ una vita nuova, di una libertà poco cercata e così piena di paure.

Le vite che avevo attorno, erano come quelle piante: si spostavano tra interno ed esterno, seguendo le stagioni. E tutto per conservare una vita già avvizzita nelle abitudini, senza crescita,  inesorabilmente spenta nei discorsi ripetuti.

Ma io potevo muovermi, restare in città d’estate, nuotare nel fiume, leggere, parlare e fumare di notte. La fatica dello spostarsi dalla transumanza dell’abitudine si sarebbe mutata nel brivido dello sconosciuto, del nuovo.

Iniziava allora, la vita da scegliere: dentro, fuori, mai immobile, finalmente libera dalle stagioni.

4 pensieri su “le transumanze vegetali

  1. Io non sono ancora libera, Willy, e forse non lo sarò mai.
    Ci sono i genitori anziani e un po’ malandati, la casa estiva (una sorta di comune), il figlio che cresco quasi da sola.
    A volte mi sento soffocare e non è detto che, primaa o poi, non capiti davvero.

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  2. dobbiamo conquistarla ogni giorno la libertà, Nico, e le maggiori difficoltà le troviamo in noi, proprio in quello che a volte ci salva, ovvero le abitudini. Pensa che andrà bene, Nico provaci 🙂

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  3. assistevo ai preparativi per il trasloco della famiglia..a giugno, appena finite le scuole, si partiva per la mezza montagna, quell’altezza che fa bene ai bambini, ai vecchi, ai malati di cuore, ai neonati. si tornava due giorni prima della scuola, a fine settembre.
    ho allattato le mie figlie sotto le betulle, quasi fossimo eroine tolstojane, leggendo all’ombra dei pini, hanno imparato a camminare nei prati, cadendo e rialzandosi.
    l’unico modo per andarsene dopo 40 anni è stato tagliare di netto. dall’oggi al domani.
    quella casa è abbandonata, in mano ad un orco che l’ha resa come il castello della bella addormentata. dentro sarà terra di topi e pipistrelli.
    ho imparato una cosa importantissima : tutto quello che è stato, le betulle tolstojane, sono dentro di me e nessuno potrà portarle via.
    ho scelto gl’ippocastani che vedo affacciandomi dalla mia casa colorata, e sono felice.

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  4. Dentro e fuori. Quante volte ho trovato il fuori nel dentro e viceversa!?!
    Più consapevolmente mi muovo e questo sa di buono.

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