venezia e no

Oggi Venezia era immersa nella luce ondeggiante dell’afa, nel fortore degli angoli, nell’umanità sudata. L’assenza d’ombra del mezzogiorno toglieva spessore alle pietre, al mistero che si rintanava nelle calli. Una città di pietra percepita vera, dove la plastica sono i turisti e la vita si nasconde.

Cammino, su itinerari indigeni, allungo per non ricascare nell’acquario.  Ma poi si deve tornare e tutto ridiventa fasullo: cinesi che comprano maschere fatte in Cina, borse fatte in Cina, scarpe con l’odore della Cina. Tutto, democraticamente,  patocco per tutti.  Solo i nigeriani con le loro mercanzie sono anomali, perché vendono falsi fatti in Italia.

Un po’ di patriottismo, perdio.

 

5 pensieri su “venezia e no

  1. molto vero, ma fortunatamente non ci sono solo realtà patocche a Venezia e soprattutto non è solo a Venezia che si trovano prodotti cinesi, ma li trovi anche (e sempre gli stessi…) a Marrakech, a Stoccolma, a Recife, a Samarcanda…….

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  2. non tutto è patocco, è vero, ma da troppo tempo le capacità di fare dei veneziani è stata sosituita dalla capacità di vendere e adesso anche questa è in vendita assieme a tutta la merce. E’ vero, estremizzo, generalizzo, ma se Venezia perde abitanti da sempre, deriva anche da questo e sempre più tende ad assomigliare ad una città di divertimenti. Per fortuna i palazzi sono veri.

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  3. che bella fotografia, mi incuriosisce, come sarà fatta?
    a venezia, mi ha colpito molto questa campagna in tutti i negozi contro le imitazioni dell’artigianato – vetri e maschere. così capillare, colpisce e fa riflettere. spero poi che finiscano presto di restaurare lì ai lati del ponte dei sospiri, quella mega pubblicità è veramente inquietante…

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  4. la foto è mia ed è l’immagine di uno specchio convesso di plastica, vicino all’arsenale. Ci sono artigiani a Venezia, come ci sono i veneziani, il fatto è che questa città accelera tutto e rallenta all’infinito. Naturalmente non le stesse cose. E’ impossibile non amarla, fa rabbia come per tutti gli amori che si buttano via. Poi Venezia non è il veneto, ma questo lo scriverò a parte, nel bene e nel male.

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