evoluzione

 

Dopo che Tiscali mi ha annullato tre anni di storia scritta, e memore dei disastri di Kataweb, ho deciso di salvare alcuni dei post di questo blog.  Rileggendo a salti, ho visto com’ è mutato il mio modo di scrivere e gli stessi interessi raccontati.

Cos’è rimasto:

  • la riflessione sociale, che poi diventa politica,
  • l’interesse sui temi legati ai sentimenti,
  • porre domande e il cercare di capirmi, attraverso la risposta,
  • la voglia di scrivere senza l’obbligo della prosa,
  • l’indignazione, anche se oggi, più sconsolata,
  • troppi aggettivi e similitudini,
  • la curiosità e l’interesse per quanto mi viene detto.

Quello che se n’è andato:

  • molta ironia,
  • la ricerca dello scrivere asciutto,
  • la limpidezza del pensiero,
  • le riflessioni sulle liason dangereuses,
  • lo scrivere di musica,
  • il diario,
  • i dialoghi tra me,
  • il raccontare fantastico.

Queste considerazioni mi stanno portando verso l’ipotesi iniziale, che sia meglio separare il personale dal generale e scrivere in più posti, dove ci sente liberi e soprattutto bene. Anche considerando che, a parte l’inevitabile narcisismo, questo scrivere è un gesto gratuito. 

Ma perchè scrivo in questo posto e quanto sono willyco?

Credo che il bisogno di scrivere lo conosca solo chi ce l’ha, agli altri può sembrare una perversione, un bisogno di mettersi in mostra. Poichè scrivo da molto e non mi sono mai molto curato della meccanica dello scrivere, devo pensare che questa sia una mia modalità del vivere. Conosco bene anche i limiti del mio scrivere, non ho attese particolari, forse ci sono state in un passato davvero remoto in cui pensavo di interpretare cose che potevano servire, ma da molto lo scrivere è un modo per capirmi. E per capire. Mettere caratteri in fila, dà ordine al pensiero, è una disciplina e soprattutto, se si scrive qualcosa di bello, lo si sa. Quello che per un po’ mi è parso strano, era che le cose belle per me, non lo erano per gli altri. Questo mi ha portato a pensare che questa sensibilità d’essere è mia e che il metterla in mostra non deve farmi coincidere con il lettore. Il fatto che non pubblichi più pezzi di racconto o elaborazioni di testi, è stato un adeguarmi alla struttura di questo particolare tipo di blog, dove ci si incontra, ci si apprezza e ci si annusa, al buio, cercando di capire quanto dell’altro ci piaccia e non quanto siamo bravi.

Il difetto maggiore di questa scrittura è che tendo ad adeguarmi ai suoi limiti:  post abbastanza brevi, necessità di concludere, il procedere per intuizioni e suggestioni, più che per tesi, evitare l’approfondimento che annoia e diventa specifico.  Mi ribello, ma sento la costrizione. Ad esempio, le passioni caratterizzanti, quelle strane, meglio metterle da parte oppure riservarle ai blog poco letti, per semplicità e per evitare confusioni. La mia passione per gli inchiostri, le penne con pennino, la carta da scrivere, oppure per i solidi in cristallo, o gli orologi meccanici sono bizzarrie se raccontate, ma fanno parte della mia vita profonda. Come i libri, i giornali,  le troppe cose che conservo, la musica registrata e così via. Sono cose che si raccontano quando si è certi d’essere capiti, altrimenti un commento frettoloso fa chiudere la conversazione e lo scambio. Quindi se ne parla proprio quando si vuol correre il rischio.

Quanto mi sento willyco, ovvero willy cojote? Molto. Da sempre. Per la sua caparbietà, per l’incessante produzione di idee che falliscono, per il suo cadere e rialzarsi. Il provando e riprovando di galileiana memoria. Non è l’unico personaggio che ho sentito vicino, appartengo a quella parte del genere umano che si schiera con i perdenti che non demordono. Topolino mi stava sulle scatole, Paperino era il mio eroe, ma era così anche l’uomo tranquillo di Ford, oppure gli eroi sconosciuti e positivi dello sport che correvano, inventavano, e stavano in un angolo dell’universo a misurarsi con sè. Credo che la miglior compensazione alla melancolia non sia l’aggrapparsi all’immagine di sè introiettata dagli altri, alle proprie scelte vincenti, ma piuttosto alla coscienza che si può riprovare e che la severità dell’autogiudizio non lo impedisce.

Questo è un filo interpretativo della mia vita: la misura delle occasioni perdute, ciò che non ho chiesto e non ho avuto, gli errori compiuti, le cose fatte. Molte, queste ultime, se viste da un pigro, poche per la voglia di fare. Willyco per l’appunto.

 

5 pensieri su “evoluzione

  1. ECCO LA BELLEZZA
    per cui raccontare ed essere qui.L’urgenza di scrivere per dire al vento che raccoglie prende elabora trasmuta lasciando inalterata l’essenza della semenza gli inchiostri scelti con cura come la penna col pennino la carta buona i solidi in cristallo,gli orologi che segnano un Tempo la Musica registrata perchè amata e il tuo essere in tutto questo senza pensiero e senza critica austera ma “amorevolmente tu” che doni e come in un onirico porti a Carrol o al sogno di una notte di mezza estate.Grazie per questi regali nudità d’uomo che non teme lo specchio..Bianca 2007

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  2. Sono sempre stata dalla Parte di Willy e Paperino anch’io. E di Olivella, anche se era un po’ acida.
    Capisco quello che intendi.
    Da un po’ ho aperto un blog, il terzo, in un posto dimenticato. Lì scrivo quello che non potrei mai scrivere sul blog ammiraglio.
    Lì ci siamo solo io e me.
    E tu, in qualche modo, hai ispirato il mio nick.
    Notte.

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  3. Scrivere per suggestioni ed intuizioni lo trovo di mio gradimento. Mi piacerebbe scrivessi ancora di musica . E poi vorrei sapere dei solidi di cristallo. Mi fanno sognare. Infatti adoro la tua nuova foto lassù..

    (Facciamo che gli alias siano aggiuntivi?)

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  4. Evoluzione?
    Evolizione.
    Il mondo come evolizione e rappresentanza.
    Rappresentanza sindacale.
    RSU.
    RSU versus URS, Umile Rappresentazione di Sé.
    URS verso URSS?
    Ah, no!
    Il passato è passato.
    La storia non siamo noi.

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