Osservando una mancata solidarietà tra donne, mi sono chiesto sbrigativamente, se l’essere madri venisse prima e quanto, dell’essere donne. Due post hanno ampliato, altrove, in maniera diversa l’argomento:
http://missminnie.wordpress.com/2010/03/20/motherfucker-post-assolutamente-scorretto/
http://lalbadentrolimbrunire.wordpress.com/2010/03/15/il-falso-mito-del-senso-materno
Devo dire che con alcune posizioni espresse non mi sono ritrovato, mi sembrava dicessero cose già sentite, magari vere parzialmente, ma che non mi accompagnavano come risposte nelle aree buie in cui non si vuole entrare. Però credo che le soluzioni e le risposte individuali, anche quando eliminano le domande siano la cosa migliore per vivere. Comunque entrambi i post, con i loro commenti, m’hanno arricchito e sollevato nuove domande disordinate. In particolare la visione di Neru, mi è piaciuta:
caro mio lettore che passi di qui, io vorrei dirti che il senso materno non è reale, che vale per alcune e non per tutte. che la televisione, i film, una cultura millenaria che sa bene dove vuole arrivare ci bombarda di queste minchiate, di sposarsi prima che i giochi siano finiti, che mettere al mondo un figlio è bello a prescindere, che da soli non si è niente, che siamo tutte fatte per essere madri.
balle. tutt’al più siamo fatte per procreare. ma prima ancora siamo fatte per essere noi stesse.
Mi sembra un modo positivo di rappresentare qualcosa che sta avvenendo, per una certa età e per una certa sensibilità femminile.
Ho capito che le domande che mi ponevo, si riferivano al mio essere maschio e figlio, che non sa cosa significa essere donna. Tutti abbiamo avuto una madre e il maschio che ha un rapporto almeno duplice con le donne, non è però, facilmente rimuovibile dal pensiero medio.
Partendo dal fatto che nell’essere non mi piacciono i ruoli, li considero un lavoro, una necessità, mi viene la sensazione che le semplificazioni dei ruoli e delle identificazioni di genere siano comode da entrambe le parti.
Ecco, senza pretese, il risultato parziale di ciò che mi è venuto in testa :
– la vita si è segmentata in stagioni di età, più che di ruoli e con il divorzio le donne hanno una maggiore mobilità nei sentimenti, ma ciò che induce a fare una famiglia a 30 anni non la fa rifare a 45,
– i giovani attuali e i 30enni sono coerciti dalla situazione di precarietà, essere madri e padri si sposta in avanti e fa mettere in discussione una specie di assioma per cui la donna madre è più donna,
– le donne madri giovani, sentono che le loro coetanee hanno stili di vita diversi, si pongono il problema dell’esclusione dal gruppo,
– la madre è donna e come tale ha intatto il suo potenziale erotico-seduttivo, solo fa il conti con un ruolo che le viene imposto,
Veniamo ai figli maschi:
-cosa chiedono alle madri in genere e alle madri separate, in particolare, e come le vedono in quanto donne?
– come si fanno condizionare le madri dai figli nel loro essere donne, nel senso di conservare l’attrattiva sessuale, come la occultano, quanto questo condiziona le domande relative alle loro scelte di vita, e il futuro?
– quanto tutto questo sconfina nella patologia e nel rifiuto del ruolo di madre, che occupa la cronaca nera?
Molte di queste domande non hanno una risposta se non l’individuale. Nella mia esperienza di figlio, in anni molto diversi da questi, credo di aver influito sulla decisione di mia madre a non risposarsi dopo la morte di mio padre. Credo cioè che sia prevalsa una considerazione di ruolo in lei che si conformava alle presunte aspettative mie e di mio fratello. E’ difficile per quelli della mia generazione, considerare che la madre abbia desideri e pulsioni, che orienti la sua vita su questi e non sul ruolo e sul sacrificio. Anche i sentimenti vengono graduati con un prima e un dopo. Lo dico con la considerazione che qualcosa adesso si è messo in movimento, ma che ancora risente della collocazione in cui la donna veniva messa fino a 40 anni fa.
E le donne madri come hanno elaborato tutto ciò? Credo ci siano grandi dichiarazioni di principio, ma per l’oggettiva debolezza derivante dal ricatto dei maschi per quanto concerne il mantenimento dei figli dopo le separazioni, per l’affido che limita il tempo a disposizione e libera più il maschio della donna, per la condizione generale di ineguaglianza esistente tra i sessi, tutto questo limiti la possibilità di essere come si vuole.
Mi si obbietterà che le esperienze personali sono differenti, che c’è un coraggio enorme nelle scelte di rottura, ma è proprio questo coraggio ad essere una eccezionale normalità che aiuta nell’autostima, e non una condizione sociale accettata, sostenuta, incentivata. Per questo la posizione di una ragazza come Neru, mi fa capire che il pensiero evolve e che la sua considerazione potrà diventare prevalente in tempi medi, cambiando i comportamenti attuali. Che cambieranno le richieste delle donne e l’analisi sulla loro condizione, che il genere potrà essere superato come barriera.
C’è un problema che riguarda i maschi, che sono pur sempre figli, ed è la scissione tra maschi e donne che avviene nella loro testa. Forse le figlie capiscono di più e scindono di meno, non collocano le loro madri in un empireo, battagliano con loro, si confrontano quando non si capiscono, ma per i maschi il problema esiste. Anche per una simbiosi vera o presunta che esiste tra figlio e madre, e che fa assumere atteggiamenti diversi nei confronti dei genitori di sesso differente.
Od almeno esisteva questa presunzione di simbiosi, può darsi che mi sia perso molto e che questa società funzioni diversamente. Quello di cui sono sicuro è che nell’ansia di normalità che pervade il vivere, sono rimossi tutti i comportamenti devianti, i desideri vengono confinati, occultati, il vivere viene recintato, ma non per una scelta di rigore etico, piuttosto perchè entrare in territori poco esplorati diventa pericoloso, pone domande con risposta allegate scomode, introduce discontinuità difficili da gestire, fa cessare meccanismi di solidarietà.
Ecco, su questo punto, pensando anche alla vita della Merini, penso che la solidarietà sia conformistica, che solo per i grandi si tollera il comportamento deviante e che i ruoli siano una pantofola comoda.
Ma tutto è così parziale ed opinabile da sembrare ozioso, altrochè un sasso in piccionaia.
gentile willy da dire ce ne sarebbe molto, che sulla maternità hanno sfornato libri più di un fornaio, quindi altro non aggiungerò.
una cosa sola..riguardo alle giovani donne escluse dal gruppo…io sono stata una madre giovane , per i tempi attuali, ma anche per allora, quando già s’iniziava a spostare in avanti l’età del divenire..non mi sono sentita esclusa dal gruppo perchè è stata una mia scelta , e come tale la consideravo la migliore.
è sempre lì il punto : scegliere. se deliberatamente scegli di diventare madre e se deliberatamente scegli di non esserlo.
entrambe devono essere prese in piena libertà , diversamente diventa una galera.
sole e vento..si vota..al sol dell’avvenire 🙂
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quante cose da dire! mi prendo del tempo ma intanto ti segnalo che le tre figlie della Merini le hanno dedicato un blog in cui la raccontano, non come poetessa, ma come madre
marina
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Tanto più le materie del riflettere e del discutere sono complesse- e questa è una delle più complesse in assoluto- meno si prestano a generalizzazioni e a facili istruzioni per l’uso, (intendo quelle, per esempio, che si nascondono dietro il paravento dell’esibizionismo).
Non esistono regole o ricette, tanto per dire una banalità buona per molte occasioni e di cui mi vergogno subito, perché esistono solo infinite diversità, anche e soprattutto all’interno dello stesso genere (quello femminile in questo caso).
Tuttavia ci sono sempre i condizionamenti a governare, per lo meno a parità con il caso e con l’indole di ciascuno/a. E sono i condizionamenti delle società organizzate,così come le conosciamo e viviamo, i condizionamenti da cui nessuno/a rimane immune, inutile far finta di niente. A questi condizionamenti si possono opporre efficacemente solo le armi della critica, dell’AUTO-critica (mi si perdoni qui il vezzo di maiuscolare cui abitualmente non ricorro)e della voglia di comprendere il diverso da noi, comprendere e non necessariamente condividere o giustificare.
Perchè l’importante, più di tutto, è non salire mai su nessuna cattedra, neanche se sei donna e parli di maternità: ho apprezzato molto lo scarno e diritto verso dato al suo post da Neru.
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Willy io di questo post ho capito solo le oneste e gentili intenzioni. Poi è er caos. Non afferro manco dove vuoi arrivare. Percepisco un desiderio lodevole davvero di ridiscutere delle posizioni, ma sono – come dire stupita – che una persona strutturata come te (è un complimento) sia ancora così destrutturata su queste cose. Ma forse è un problema sintattico? Non so.
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io ci ho visto le buone intenzioni e sinceramente mi spaventano le persone che dicono: tu di questo non puoi parlare perche` non sei o non sai.
pertanto prendo le buone intenzioni e spero fruttino, ecco.
in ogni caso mi piacciono le culture diverse dalle nostre, quelle nordiche per esempio, in cui tutte queste pippe sui ruoli e sulle posizioni, sulla femminilita
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(e` partito senza poter finire) sulla femminilita`, dicevo, non se le fanno.
e gli uomini restano uomini, comprendendo donne e non solo, tutto il genere umano, senza genere.
detto questo siamo influenzati dalla cultura in cui siamo cresciuti e allora chissa` per quanti altri secoli discuteremo di queste cose…
(volevo dire alla zau che non posso piu` leggerla, il firewall che mi hanno piazzato in ufficio mi rende impossibile la lettura di cose a caso, oltre a quelle ritenute “usenet”.. quindi beh leggero` quando avro` tempo nei week-end di postazioni pc non con la fila)
baci
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Ah, io non ho scelto di diventare madre. Non quando mi accadde. Avrei voluto percorrere un po’ di strada in compagnia di quell’uomo ombroso: per provae a capirlo, per cercare di conoscerlo.
Lui voleva un figlio subito, e il figlio arrivò. Ancora oggi dico che mio figlio dovrebbe aggiungere al cognome paterno quello di Ogino Knaus.
Non la presi bene: piansi per giorni. Non avevo mai pensato seriamente alla possibilità di fare un figlio. Non ci tenevo.
Alla prima ecografia le cose iniziarono lentamente a cambiare.
Paradossalmente quel bimbo voluto più da suo padre che da me, fu il detonatore di una crisi che covava da sempre.
Quando ci separammo aveva otto anni: oggi sta per compierne diciotto.
E’ cresciuto con me. Non so se per un senso di sacrificio nei suoi confronti, o per la reale mancanza di opportunità serie, non ho più avuto un uomo accanto, pur avendo vissuto i miei flirt, e un amore, per conto mio. Fuori e lontano.
Lui avrebbe voluto che andassimo a vivere con un mio caro amico, vicino Roma. Dovetti spiegargli che amore ed amicizia sono due sentimenti molto diversi. Mi disse “mamma, vorrei che mio padre fosse lui”. Poi lo disse a lui, in faccia, ed io mi sentii morire.
Alla fine il nostro amico se ne andò a vivere in Veneto, e mio figlio probabilmente realizzò quanto gli avevo detto, perchè non tornò più sull’argomento.
So che il padre gli è mancato, ma più come figura, perchè con suo padre non è mai andato molto d’accordo.
Le cose, tra di loro, peggiorarono quando il padre si risposò.
Solo oggi, a distanza di anni, sta imparando ad accettare certe cose.
Se la mia unica storia d’amore fosse finita bene, probabilmente avrei trovato il coraggio di conciliarla con la mia vita di madre cercando di non fare troppi danni.
La sorte, però, ha voluto che non dovessi pormi nemmeno il problema.
Scusami per questa confessione, Willy: m’è venuta di getto.
Forse non riesco ancora a perdonarmi per aver desiderato, anche se solo per poco, che la mia unica ragione di vita non nascesse.
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ah le donne, mia cara nico..come riusciamo a tirar fuori cose importanti mettendole chiare, senza fraintendimenti, senza giri di parole inutili e complicatissimi.
ho trovato la tua risposta piena di dolcezza, di amore, per tutti.
ti abbraccio nico.
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Faccio fatica a capire, quando sento: ah le donne, ah gli uomini.
Di Nico ho avvertito la persona, il calore e la passione, l’essere profondamente sè. Non credo sia così perchè è donna, ma perchè è lei. Il genere è una scorciatoia da questo punto di vista, una confezione regalo.
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vorrei scrivere cose dure, molto, ma mi asterro`.
credo che rimestare l’acqua nel pozzo serva a poco.
rifuggo dagli idealismi in quanto tali sia dai tecnicismi.
direi che mi sono rotta di parlare di donne e uomini, se non quando necessita evidenziarne la differenza in tema di organi genitali.
ma ad ognuno il suo giochino e il suo altare dove alternativamente glorificarsi o immolarsi.
sono agnostica.
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