un buon inizio

 

 

” Un buon inizio, ho bisogno di parole che s’incastrino e spingano avanti con forza propria.” 

Una mattina fangosa, con la pioggia che non trascina la polvere, solo infastidisce il traffico. Guardo i fiori nuovi ai lati del canali, sono già sporchi e rassegnati.  Penso tra me e ascolto rai tre. Bello come slogan. Un invito al pensiero singolo temperato. Al rumore di fondo intelligente. Anche i colori sono rumori di fondo, le altre macchine sono rumore di fondo. Queste scatole di latta sonora sono una tana, basta aver tempo, stare acquattati, parlare tra sè e canticchiare se nasce un entusiasmo. A quest’ora non c’è battaglia e il pensiero fluisce come sangue quieto, sciacqua il cervello in sinusoidi successive. E’ come scivolare nel sonno, con una stanchezza senza angustie che prende le braccia ed avvolge suadente; una stanchezza al limitare della coscienza.

 ” Un buon inizio che serpeggi di suo. Lo sai che significa scrivere quelle frasi perfette e morte, gittate regolari che impattano senza rumore: tutto vuoto.  Mi serve un inizio che sia un cane giovane, senza educazione. Come Poldo, che ti portava dappertutto, così pieno di vita che gli perdonavi quando si impuntava con il culo e le zampe piantate per terra perchè non voleva entrare od uscire. Era bello Poldo, un cane senza secondi fini. In quel tempo facevano un film di Truffaut: il ragazzo selvaggio, lui ne fu il beneficiario.”

Sul ponte si affiancano ciclisti, uno ascolta ed assente alla radio: la rassegna dei giornali ha sempre estimatori. La colonna sonora di oggi prevede Kleiber con la quarta di Brahms, e Strauss, con Jessye Norman che canta Frühling, in mezzo un po’ di cantautori, Capossela, Fossati, De Gregori, i Modena, Dylan, Donovan, Fogerty e via andare. Provo un misto di pena e di soddisfazione, per gli anni in cui ho sentito queste canzoni e per l’idea che la vita sia stata vissuta. Questo lo pensavo anche allora, come se la vita fosse normale ed epica assieme e questa sensazione non svanisse.

“Mi occorre un buon inizio, una rasoiata che apra il grigio dell’abitudine, ma non sia un pretesto.”

Guardo nelle altre auto, immagino vite, vedo donne che si truccano, uomini con le dita nel naso che guardano nel vuoto, bambini imbragati in trasferimento. Tutti o quasi telefonano. Stamattina ho lasciato scorrere via tre telefonate, con un misto di soddisfazione sensuale: una coccola per me.  Tutti poi diranno la stessa cosa: non mi piace la tua segreteria, ti ho chiamato e non hai risposto, adesso ti ripeto. Dirò la verità: non avevo voglia di sentire, non ho voglia, ma adesso lo faccio perchè mi pagano. A quest’ora mi piace lasciare che il pensiero si allunghi come un gatto, intuire cosa passa per la teste della macchina accanto, ripetermi che le urgenze non ci sono.

Stamattina i fiori stavano bene spruzzati dal fango. Tra l’erba alcune carte sbiadivano alla pioggia e poco più in là si vedeva un orologio dal cinturino spezzato. Oltre il ponte il lampeggiante blù indicava un interesse collettivo.

Ma non era il mio.

 

4 pensieri su “un buon inizio

  1. Quel lampeggiante blu inquieta un poco.
    Capita sempre anche a me, di pensare, e perdermi nei miei pensieri, quando sono sola in auto, cioè molto spesso. Però non ascolto la radio: collego una pen drive allo stereo e mi stordisco di rock a palla, oppure mi intristisco con canzoni che sono tutto ciò che mi rimane di un amore finito morto in una soffitta buia.
    Notte, Willy.

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  2. bellissimi gli ultimi 4 lieder di Strauss… ma questa sua Primavera è strana, drammatica, quasi apocalittica, come le tue parole: Provo un misto di pena e di soddisfazione, per gli anni in cui ho sentito queste canzoni e per l’idea che la vita sia stata vissuta…

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