tartare

 

Non ho paura di ciò che s’annida nella carne cruda.

Della consistenza elastica, della peluria tenue,

del lucore e della tenebra, io non ho paura.

Se parli, guardo il bianco tra le labbra,

mentre corri,sento l’altra tua metà,

e ascolto,

gli abbracci di cotone e seta,

tra pensieri fruscianti di sonno,

e la goccia che queta, segna il cuscino.

Su vetri in corsa, questa notte elettrica

schiaccia colori, con zampe di gallina:

son così preziosi e fragili, prima d’esser persi.

dove? con chi?  Poi non più,

in questa vita-pozza che non asciuga.

Ho amato tutto ciò che ho visto,

e ancor più quel che sentivo,

di te, di me, come una chiacchera da bar,

invidiosa e latente, profumata di caffè.

Io non ho paura,

della tua pelle, del tuo corpo steso

non ho paura, se non di te che vai,

e torni,

e ti soffermi su pensieri che scateneranno pioggie lontane.

 

 

 

 

2 pensieri su “tartare

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