la negazione del natale

Il natale comincia a togliere energie positive già ai primi di dicembre, con l’ ostentazione di un mondo avatar fatto di luci, decorazioni, lustrini, musiche. Solo i bambini hanno una correlazione vera con il natale e la sua immagine attuale, esercitata attraverso la loro capacità di trasfigurare la realtà, di credere e dare significati alle cose che sentono e non vedono.  E questo li rende destinatari della magia dell’apparenza, facendone sostanza, così  per contaminazione coinvolgono i genitori e i nonni/fratelli nel loro significato, ma appena si passa al 3 grado di parentela tutto svanisce. Per gli altri, pensavo stanotte dopo il fastidio del passaggio per un centro commerciale, un significato a tutta questa repulsione ci deve essere. Magari un significato che non sia solo che natale è vacanza e basta, oppure che stordirsi di cibo e alcool è cosa epica da raccontare. Insomma cercavo qualcosa mi portasse fuori dalla depressione della menzogna collettiva. Per me la cosa inizia a fine novembre e continua fino all’orgia culinaria del 25, con un’ escalation di cene degli auguri, di biglietti da scrivere e spedire, di regali aziendali da scegliere, di incontri da fare. Mio figlio è adulto e il natale è un’occasione per il piacere di vederci e stare assieme, ma questo avviene prima e dopo, per gli altri incontri disinnesto il cervello e rispondo alle attese e agli auguri. Ma voi lo sapete davvero cosa vorrei dirvi, cari avatar, quando mi fate gli auguri? Che in questi giorni dovremmo presentarci come siamo, comunicare qualcosa e non simbologie vuote, parlare accanto ad un fuoco senza l’assillo del cibo, dirci che quel libro o quel cd che ci scambiamo non è stata una fatica, ma è il piacere di condividere, che saremo assieme anche dopo natale quando si potrà. Che se ci vediamo poco una ragione c’è e non è solo lo stress o gli impegni e che, pur senza rifiutarci, ci sono scale di importanza e che se le osserviamo stiamo meglio: per questo ci si vede quando c’è il piacere di vedersi. Vorrei anche dire che per recuperare natale in positivo, un non credente come me, dev’ essere serio con la vostra fede, che la scissione tra festa e festeggiato non fa bene a nessuno, neppure a chi non crede. E che forse la cosa che rende tutto farlocco è proprio la differenza tra ciò che si dice e si prega e ciò che ci circonda. Del resto il festeggiato non diceva che è venuto per dividere e non per unire, per accogliere e non per respingere, per dare sollievo e non per castigare? Il fatto che nasca uno così, riguarda tutti e riempie di contenuti le azioni e i simboli, ma smaschera quelli che brandiscono non la sua nascita, cioè il nuovo, ma il feticcio della morte per darla in testa agli altri. Dell’ iconografia della neve e delle luci dopo la messa di mezzanotte, delle musiche e del sentirsi buoni, della festa della famiglia per un giorno, non mi interessa più nulla: sono cartoline da guardare con i bambini, ma solo se li ascoltiamo per capire cosa ci vedono davvero in quel mondo altro da cui siamo esclusi. Intorno a noi c’è pianto e stridor di denti, e da troppo tempo so che le domande devono avere risposte e che se queste non ci sono, non posso ricorrere alla fede per dire: è così, c’è qualcosa che non capisco, però un senso buono ci deve pur essere. Oggi il senso buono è nella disperazione e nello sforzo immane per tirarsene fuori, nel senso che ancora possiede un gesto gratuito, nel silenzio quando non si capisce e nella presenza quando serve. Accettare che le cose negative esistano e restino tali, che la soluzione non sia demandata ad altri vuol dire affrontarle con consapevolezza. E a questo punto tutto va bene, anche la fuga va bene, anche la pazzia, ma soprattutto la normalità del dolore e della felicità vanno bene. L’eccezionalità ricondotta alla sua rarità e il normale praticato con fiducia. Natale divide, non unisce, porta distanti i cuori vicini se si pensa a ciò che non abbiamo condiviso, ritorna ad essere una festa per alcuni e una vacanza per tutti. Identifica chi è importante e non importa se è vicino o lontano, perchè rende evidente la sua esistenza e il suo essere con noi. Non è poco se si riesce a resistere alle luci, ai regali doverosi, al rumore spacciato per carole. 

n.b. la mattina di natale, potevo andare nel lettone ed occupare il posto di mamma. Si dormiva col babbo fino alle 10, finchè un profumo di cioccolato invadeva la stanza: la colazione per quel giorno – e solo quello – era con cioccolato denso in tazza, da raccogliere con i petit beurre o le marie. Poi avrei preparato la tavola, disposto le stoviglie con cura e messo la letterina sotto il piatto. I regali dell’albero, aperti prima di pranzo, avrebbero aspettato il pomeriggio per essere giocati. E all’attesa sarebbe seguita la soddisfazione e poi nuova attesa. Così fino a sera in un susseguirsi di piccole felicità sottopelle. Niente di appiccicato, niente di farlocco in una condivisione di eccezionalità tra il giorno e l’essere. Il giorno dopo era già diverso, ma il natale aveva avuto il suo posto unico. Per questo oggi non c’è nulla che possa assomigliare a questo ricordo e quello che vivo è un giorno in cui penso non alla magia, ma alla realtà. E se permettete questa realtà non tollera la stagnola e cartapesta in cui è stata avvolta.  

 

3 pensieri su “la negazione del natale

  1. ho attraversato molti natali , come chi ha cinquant’anni. i natali bambini, con le sue regole dolci e serene, il natale da ragazzetta con i regalini per le amiche, per il ragazzo, che palle il pranzo con i miei, il natale delle mie figlie piccole, orgiastico, con talmente tante barbie cucina di barbie cane di barbie camper di barbie che un diabetico sarebbe schiantato lì, un natale piagniucoloso m’è pure toccato, a piangere su me povera tapina triste sola e raminga.
    adesso è tempo del natale passato con chi voglio io, niente parenti, niente mamma, zie acide, cognati mai visti : come al solito c’è voluta la spada del samurai : si taglia? si taglia.
    mi piace il natale con chi voglio io : le ragazze, lui, forse la dit con i suoi bimbi a pranzo il 25, il 26 al cinema, il 27 scurdiammoce ‘o passato.
    sui natali di quando sarò vecchia, di quando avrò nipotini, di quando sarò la nonna rincoglionita ti saprò dire più avanti.
    tanto più avanti.

    buon week end a te

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  2. PARTO DAL FINALE
    del tuo post e sintetizzo in poche essenziali espressioni.
    ALLORA andava bene così!
    NEL “MENTRE” ci di diceva “Ma che cos’è”?!
    ORA MI DICO PERCHE’ HA IL “SENSO” CHE IO GLI VOGLIO DARE:”Il Natale è un’intimità fatta di dolcezza e di vuoti piena d’ogni cosa straordinaria e possibile sentita dentro a un tutto sgombrato con al centro NOI”! Aaaaameeeen.Bianca 2007

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  3. Il senso del Natale inteso come gioia di stare insieme per godere di un’atmosfera speciale l’ho perso dopo la separazione. Quando ho avuto la sensazione orribile che avessimo pugnalato nostro figlio alle spalle.
    Non era così, ma quando si sta male, e sembra che il mondo ci stia cadendo addoss, ce ne possiamo convincere.
    Il resto è stato un progressivo cercare di mettere pezze un po’ ovunque.
    Per cui ogni anno spero che questi giorni volino in fretta.
    Ciao Willy.

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