Perchè non si accetta il cambiamento, il mutare delle passioni? Dovrebbe essere bello che il movimento fosse l’interesse e la novità di chi mantiene la comunicazione con noi. Ed invece viene preferita l’immobilità, la cristallizzazione degli interessi. Come se vi fosse una saldezza nel ricordo ed invece il presente costasse fatica, dolore, incomprensione, mentre è nello scambio che la corsa continua e lascia intatta l’unica possibilità che abbiamo di essere vivi: la libertà.
Di questa libertà, della sua assennatezza, ovvero dell’altra e cioè la libertà sconsiderata e senza calcoli, è la cifra che mettiamo gradualmente a disposizione. Farsi capire, anche poco, è fatica, condividere assume il rischio della banalizzazione dell’interesse, dell’essere ricondotti al conosciuto. Tu mi vedi e puoi ridere di me, del mio mutare, perchè conosci l’antefatto, ma in ciò ti sbagli perchè non conosci il futuro che sto maturando. Un rischio, quello della banalizzazione del sè che solo a volte può essere corso. La condizione vera è la solitudine temperata dalla generosità egoista del comunicare senza calcolo e la libertà è rifuggire dall’obbligo del dire ciò che agita, entusiasma, prende. Se non a volte, quando la vita lo chiede imperiosa e senza alternative. E solo in questo rischio c’è la possibilità di una libertà felice.
INTERESSANTE
e molto vicino al vero è quello che dici,caro signor di Casa.Anche per una generosa come me,ci vuole l’umiltà d’ammettere che la generosità spesso può essere “mancanza” che produce comunicazione monca.Ci rifletterò (ulteriormente) e con semplicità di calcoli fatti sul pallottoniere.Gracias.Bianca 2007
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