notte brahmsiana

Le luci dei semafori brillano impudiche in questa notte troppo scura: costruite per il buio temperato, violano stupite, l’armonia della notte. Da qualche parte un circuito ha ceduto, un interruttore, una disattenzione e la mia parte di città affoga nella pubblica oscurità. Solo vetrine, assieme a qualche luce gialla dei piani bassi rischiarano persone frettolose. Piccole inquietudini tradotte in passettini, trajettorie verso luci decise, caldo, volti e voci conosciute. Anche il bar bologna ha chiuso anzitempo, così si è vuotata la piazza e solo i russi/rumeni, pernoituttiuguali, del giardinetto continuano a parlare e fumare. Le città dell’est sono spesso così, la luce si riserva alle persone non alla pietra. E come si potrebbe altrimenti, con 100 dollari al mese, la luce è un lusso anche per le città.

Rallento il passo, mi piace la città che respira ravvoltolata su sè stessa come un gatto. I negozi verso il prato, stanno chiudendo e le commesse salutano a voce più alta, bisogna pur aggrapparsi a qualcosa prima di scivolare nella notte. Le pozze di nero ritmano i portici, fuori, dentro, fuori, come un mare che si coccola. Per radio danno musica di Brahms, prima il concerto per violino e orchestra op.77 e poi la seconda sinfonia.  Dio, che meraviglia mettere alla porta i pensieri, ora solo note, buio, respiro e il leggero fresco di una primavera che canta con il terzo movimento: allegretto grazioso (quasi andantino).

Dedicato alla notte e alla vita che l’accoglie. 

4 pensieri su “notte brahmsiana

  1. PROPRIO
    ieri sera ascoltavo quella sinfonia.Molti erano visibilmente toccati ma,quando si è arrivati a quel “terzo movimento” solo io sono scoppiata in pianto (muto).Fra poco comunque,assisterò a una prova di Daphis et Chloe’.Meglio concentrarsi su quello magari sorbendo lentamente un caffè! Bianca 2007

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  2. allegretto grazioso fa molto primaverile, come le gonne corte nell’armadio. mettere alla porta i pensieri è merce rara e roba per pochi eletti, tra cui ovviamente non ci sono e si vede. ma poi, quando hai tempo, raccontami com’è chiudersi la porta alle spalle e sapere che non c’è da pensare, non c’è da sentire,dimmi com’è quando sai che ti puoi addirittura mettere a tacere. Dillo tu, perchè io davvero non lo so.

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  3. Dillo anche a me, Willy, perchè di sicuro ti sei costruito uno scudo per i pensieri molesti, quelli che riesci a buttar fuori dalla testa per farvi entrare note musicali rasserenanti. Io ci provo spesso, ma mi vedo costretta ad assistere a coabitazioni forzate.

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  4. Ricordo una passeggiata al tramonto lungo la strada che porta alla città di Kolda in Senegal. Il crepuscolo dura qualche attimo poi si piomba in una oscurità piena di vita. Non c’è alcun tipo di illuminazione, neanche nelle case, case povere di mattoni scrostati e rappezzi di latta e canne, qualche fuoco acceso qua e là e il brusio che rivela la presenza di donne, uomini, bambini intenti alle faccende serali quotidiane, lavare panni e bambini nei catini, ritrovarsi dopo il lavoro davanti alla porta di casa a crocchi, chiacchierare, darsi la voce, cucinare all’aperto. Camminiamo sul ciglio della strada attenti a non fare passi falsi allontanandoci dall’asfalto, incrociando donne con grandi secchi sulla testa, uomini che conducono biciclette stracariche di pacchi. Li vediamo all’ultimo momento, a volte illuminati all’improvviso dai fari di grandi rari camion o taxi gialloneri stracarichi di persone. Percepiamo distintamente gli odori, tutti i sensi si acuiscono mentre gli occhi si dilatano per tentare di vedere nell’oscurità. Percepiamo la presenza delle persone e della vita che si svolge intorno dal brusio quieto e incomprensibile, ma questo buio inconsueto ci fa sentire indifesi, incute timore e resta indelebile nel ricordo.

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