responsabilità e colpa

Userò queste due parole sulla mia pelle, magari con un poco di sale, per parlarmi della giornata della memoria. Dovrei aggiungere altre parole: rigore, consapevolezza e poi unirle a leggerezza, perdono, memoria.

L’uomo non è mai uscito dalla condizione animale e non è una scusante, anzi è il motivo per cui esistono leggi, regole, etica, morale, religioni. Pali, recinti in cui arginare istinti, pulsioni, falle dell’intelligenza, solidarietà inesistenti, cinismo ma soprattutto quello che Annah Arendt definì la banalità del male. Che accade quando, seguendo la legge regolarmente promulgata, si viola una legge più universale, più profonda e cioè quella della specie? Il genocidio, l’uccisione di massa è questa violazione, anche compiuta secondo legge: lo sterminio di un pezzo della propria specie non più riconosciuta come tale. Se ciò accade è perchè viene sospesa l’umanità ed attivato thanatos e il male, senza correttivi. In questi giorni mi sono chiesto perchè Gaza, perchè chi ha patito così tanto, chi è stato oggetto di una violazione così grande dell’umanità, abbia sospeso la propria memoria. Credo che la memoria se ne sia andata, anche per gli ebrei, e man mano muoiono i testimoni, del resto muti di fronte a tanta violenza subita e veduta, anche l’olocausto diventa storia e non è sovrapponibile agli olocausti odierni.

La rimozione della colpa in occidente ha una specularità nella rimozione della responsabilità. Come posso essere responsabile di qualcosa che non ho commesso? Ma come posso essere irresponsabile se non mi schiero dalla parte di ciò che sento giusto? Anche chi è stato vittima non può sottrarsi alla testimonianza, deve perseguire la strada del giusto, acquisisce un obbligo in più: quello del ricordo e della sua attualizzazione. Per chi ha miei anni e vide le foto nei libri di Abe Steiner, di Pietro Caleffi, lesse dell’orrore quando ancora l’orrore non aveva intera la dimensione, è facile essere dalla parte degli ebrei, di quegli ebrei. Perchè non c’è scelta a metà tra giustizia e infamia, tra orrore e carnefice. Ma ad un certo punto la logica della colpa ha rimosso la responsabilità individuale diluendola in quella collettiva e sanando poi l’una e l’altra attraverso la sospensione del diritto. Quasi subito si sono trovate scorciatoie, come bastasse dare uno stato a ciò che restava del popolo ebreo per cancellare l’infamia sul genere umano, come fosse possibile rimuovere la condizione dicriminatoria dalle teste delle persone, ovunque ci fosse un interesse a definire la diversità come una colpa da estirpare.  La responsabilità non dà tregua ed è più facile trattare la colpa, trovare qualcuno che ci consoli, che ci assolva. In quei campi non morirono solo gli ebrei, ma i diversi, gli originali, i non consenzienti, i polacchi, i russi, i comunisti, gli zingari, gli omosessuali, gli europei. Basta dare un confine, un esercito, il quarto al mondo, basta pagare per cancellare il ricordo, la colpa collettiva di allora? E quelle di oggi? Sì, se si vuole rimuovere la responsabilità di essere uomini. I negazionisti di oggi non sono solo quelli che negano le camere a gas, ma quelli che negano la barbarie, che non pongono argine alla discriminazione, che non sentono le morti come assolute e come un crimine contro la specie. Le stragi sono quotidiane, disseminate ovunque, ma sono morti che non pesano, che non esistono e ciò che fa male è l’indifferenza in cui la notizia relega la pietà. Pietà e responsabilità, per tutti, non solo per i cristiani che videro, approvarono, fecero, nutrendosi di chissà quali radici, responsabilità e memoria, da perseguire con rigore nella leggerezza del vivere, dell’essere, dell’osare, che a noi è data e ad altri è tolta. Grossman assieme a tanti altri, dell’una e dell’altra parte, ripete l’ineluttabilità del dialogo, del mettere assieme. L’invito è a non pensare che il diritto e la pace siano scollegati dall’accettazione della diversità, e che questa discrimina l’essere o meno uomini. Si può essere simulacri d’uomini e belve, ascoltare Beethoven o gli U2 e usare il fuoco per sterminare. Per questo la giornata della memoria è ogni giorno, perchè ogni giorno siamo in questo mondo in cui anche i morti portano la responsabilità di essere stati vivi. Non scordare significa vivere oggi, dare onore a chi è morto, ripristinare il confine tra giusto ed ingiusto, ovunque sia ed accada. Le colpe e il perdono accompagnano la responsabilità, qui, ora, adesso, subito. Contro il cervello unico e il pastrocchio che giustifica, non si giustifica nulla, ci si assolve solo guardando con rigore ciò che accade ed è accaduto. Vorrei essere provocatorio, ma sono sicuro che tra i 36 giusti che testimoniando la giustizia, impediscono a dio di distruggere il mondo,   di certo uno è palestinese ed uno è ebreo.

9 pensieri su “responsabilità e colpa

  1. si può,noi che abbiamo tempo e siamo al caldo, disquisire sulla diversità del male? potrei dirti che israele non ha creato campi di sterminio per i palestinesi? o non li ha gasati, fatto esperimenti con medici come mengele, negato per sempre il piacere di una risata perchè quei numeri impressi sui polsi saranno sempre li a ricordarti i forni crematori?
    disquisizioni, appunto.
    i genocidi sono avvenuti anche dopo i campi.
    penso al pol-pot, ai gulag di stalin, all’africa dove sappiamo poco o niente.
    uccidere una razza diversa, perchè di religione diversa, perchè ha un colore di pelle diversa.
    diverso tra israele e palestinesi.
    noi oggi facciamo esercizio di memoria per la nostra parte europea colta, cristiana, borghese, ricca, che ha permesso nel silenzio che si sterminassero altri europei colti, borghesi, ricchi, ebrei. peccato mortale.
    anche essere zingari, omosessuali, comunisti, handicappati, o semplicemente contro è stato un peccato mortale.

    cristina

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  2. ecco Cristina un argomento su cui riflettere, se queste persone non fossero state europee, a volte ricche e borghesi, ci sarebbe stata la stessa attenzione? Quando ci riteniamo democratici, giusti, rispettosi della legge parliamo di cose che hanno un significato diverso a seconda ella latitudine. Anche la parola razza che volutamente non ho usato,ha un significato diverso, se parlo di razza umana mi capisco, se mi parlano di difesa della razza, di leggi razziali non capisco più nulla. Infine una osservazione, la parola genocidio ha un significato preciso, Gaza non è un genocidio, ma ciò non toglie nulla alla barbarie del colpire gli indifesi, gli incolpevoli. Oppure si sta facendo strada il concetto che l’appartenenza ad un popolo, ad una nazionalità, ad un credo religioso sia una colpa? Ho paura di questo non d’altro e delle simmetrie che questo concetto genera dall’una all’altra parte.

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  3. da quando ho chiuso, willy, leggo con altri occhi.
    una strana sensazione, come se, spossessata della mia espressione, la ritrovi più vivida in quella di altri.
    e questo è un bene.
    mi piace il tuo post, che condivido totalmente.
    mi piace il ragionar pacato eppure appassionato dei tanti che non intendono piegarsi al “pensiero unico” e continuano a contrapporre al vuoto delle idee la pienezza degli ideali.
    mi piace la riflessione pensosa e l’indignazione civile.
    due parole specifiche, chè vi è poco da aggiungere a quanto hai scritto.
    la Shoah colpisce l’occidente per la dimensione, per la moltitudine, per la pianificazione e la premeditazione.
    non è l’unico genocidio della storia, ma, di certo, è il primo ad essere stato attuato con moderna efficienza, con scienza e coscienza, mentre l’intero mondo, che pure sapeva, ha taciuto e tollerato per conseguire altri scopi.
    e, allora, dalla nostra prospettiva di occidentali colti, ricchi, caldi, e al sicuro, Israele che uccide i bambini ci stravolge perchè Israele è la nostra cattiva coscienza, la nostra polvere sotto il tappeto, il nostro scheletro nell’armadio.
    ho qualche speranza, amico mio, la luce non si è spenta mai del tutto e, adesso, mi sembra che torni a brillare più forte.

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  4. Grazie D. per la condivisione, per la giornata della memoria avrei voluto scrivere qualcosa di meno chiuso. Ho adoperato parole come rigore e responsabilità sapendo che sono un impegno per me, anzitutto, ma ciò che vorrei davvero è mettere l’ironia ebraica nei miei pensieri, cercare l’azzurro oltre le nubi odierne, perchè ho sempre sentito vicino quel modo di ragionare e vivere.
    Mi piacerebbe D. che fosse come nel sirtaki: una danza che parte seria e arriva liberatoria, sfociando nel sorriso con il braccio ancora sulla spalla dell’altro.
    Parlare ci fa bene e anche piangere e ridere assieme.

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  5. Mi risulta difficile parlare, e molto più scrivere, di cose davanti alle quali provo un orrore che non mi riesce di condensare in parole che non siano banali.
    Credo che tu lo abbia espresso nel modo più lucido e compiuto.

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  6. Se mi hai letto, mi sono “schierata”, ma non ho capito quale sia il “pensiero unico”.
    Su questa faida che distrugge popoli fratelli ognuno ha una sua teoria che ritiene sia quella giusta.
    Ancora oggi un folle come Ahmadinejad chiede ad Obama, appena insediato, che sospenda gli aiuti ad Israele e si cusi, addirittura, con Teheran.
    Non c’è e non ci sarà mai un pensiero univoco, su quella immensa polveriera che è il Medio Oriente.
    Auspicare la pace, però, è una speranza che nessuno di noi dovrebbe negarsi.

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  7. Suppongo che sei venuto sul mio blog per farmi leggere questo – visto che latitavi da mesi e mesi. E toh guarda caso.
    Scritto in buona fede e stimabile per questo.
    Ma se c’è una cosa che oramai mi lascia sempre più fredda e anche irritata è l’identificaizone degli ebrei con gli Israeliani e l’assimilazione della Shoah alla questione palestinese. Politicamente e culturalmente Shoah e Palestina fanno riflettere allo stesso modo, le posizioni soggettive invece sono ben diverse. E trovo una scorrettezza storica, qualcosa che ha a che fare con la mistificazione associare Olocausto con Palestina. Che manca di rispetto – ma non ci si pensa mai – anche ai Palestinesi come agli altri. In ogni caso già io faccio fatica a dover essere identificata con il governo italiano in quanto italiana, eppure spesso me tocca e qualche responsabilità ce l’avrò ma proprio mi sono rotta i coglioni si essere chiamata in causa per qualche sotterranea responsabilità non chiara per le scelte del governo palestinese.
    E finiamola anche con questa storia degli ebrei ricchi. Se sono quelli che oggi vedete è perchè quelli poveri non hanno fatto a tempo a trovare protezione e hanno riempito i forni crematori. Dopo di che ve li continuate ad aspettare ricchi.

    Il post non era male Wyllico, ma ora cortesemente ti saluto.
    Buone cose

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  8. no Zaub, ti sbagli, anche se mi interessa sapere quello che pensi sulla Shoah. Da Te sono venuto come altre volte a leggerti, solo che non commento e non mi aspettavo mi leggessi. Solo gli stupidi sovrappongono la Shoah a quanto è accaduto a Gaza, gli ebrei e lo stato di Israele, se ho dato questa impressione me ne scuso.
    Ti ringrazio per il commento e l’apprezzamento, ma non era necessario, sono contento per quanto ti accade, è una sensazione bella.

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