jan

piazza San Venceslao oggi è solo una strada molto larga, con alberghi, giardini, il monumento all’eroe nazionale e di sera ragazze che cercano compagnia.

Jan Palach era studente di filosofia, si diede fuoco davanti alla statua di san Venceslao per protesta contro l’invasione sovietica il 16 gennaio 1969. Morì dopo 36 ore,  altri 7 studenti si diedero fuoco successivamente. L’emozione suscitata fu grandissima, altri corpi ardevano in Cambogia, in quegli anni, ma questo era occidente cristiano e il gesto di Jan era la libertà che, non potendo essere, rifiutava la vita.

Di quegli anni cosa resta? Un pò di permissività senza più coscienza, il logo del Che sulle magliette, qualche idea confusa, canzoni sparse e i ricordi un pò patetici di chi c’era. Di Jan ci ricordiamo noi che  siamo quasi vecchi ed invece sarebbe bello che chi ha vent’anni ci chiedesse chi era Jan, cosa voleva la primavera di Praga, perchè accadde tutto e cosa successe poi. Non so se ci sia stato un tradimento delle idee, della nostra giovinezza, oppure semplicemente sia passata l’euforia del “tutto è possibile”, ma visti i risultati odierni, ho l’impressione che la mia generazione abbia trasmesso meno di quanto poteva.

Jan Palach resta, come il bisogno di libertà e questo non può passare.

7 pensieri su “jan

  1. Ciao Willy, non so se l’hai visto, ma anch’io ho postato qualcosa per ricordare il sacrificio di Jan Palach. Mi piace molto il video che hai scelto (la canzone di Adamo è molto bella) ma soprattutto mi piace la considerazione con la quale concludi il tuo ricordo: sarebbe bello che i nostri ragazzi, oggi, ci domandassero di Jan e della Primavera di Praga, mentre siamo solo noi “quasi vecchi” a ricordare ! Ma sarà proprio nostra la colpa di questo annebbiamento ?
    A presto. Lupo.

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  2. Sta anche a noi fare in modo che i nostri figli sappiano, e non si appiattiscano in un mondo privo di valori.
    Hai un premio, Willy.
    Notte.

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  3. beh,
    almeno adesso c’è un monumento dedicato a lui,
    quando andai a praga per la prima volta il monumento
    era dedicato al CARRARMATO RUSSO LIBERATORE N.23…!
    e le ragazze che cercavano compagnia (bellissime, fralaltro)
    c’erano anche in pieno giorno…

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  4. davvero, io avevo 16 anni compiuti da pochi giorni, ricordo le discussioni accesissime, le emozioni, l’impressione che ci fece questa cosa….e anch’io ricordo il carrarmato russo, era in un’aiuola con il prato verde, circondato da stelle di fiori rossi…
    io penso che abbiamo provato, a trasmettere, ma quello che si trasmette è sempre meno vivo e pungente di quello che si vive in prima persona, forse….

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  5. hai perfettamente ragione, Anima.
    un viaggio oltrecortina (zagabria-budapest-debrecen-uzgorod-l’vov-cracovia-auschwitz-praga) ha minato molte mie certezze…
    arrivare a Vienna è stato come ritornare nel mondo reale, quello nostro, intendo.
    siamo partiti in 4 coppie di ragazzi, con una roulotte trainata da un pulmino volkswagen, una fiat 124 e due tende da campeggio.
    è stata un’esperienza sconvolgente, io ero l’unica del gruppo per così dire di “sinistra”, triste
    vedere certe cose con i miei occhi, ad esempio il famoso carro armato.
    cose sicuramente molto diverse da quelle che vedeva chi andava con i viaggi organizzati, dove tutto appariva perfetto.
    noi abbiamo potuto parlare con la gente comune, era come essere in una spy-story…
    al ritorno, quando ho raccontato, molti non hanno voluto credere…
    non voglio monopolizzare lo spazio di Willy (col quale mi scuso), ma ne avrei da raccontare…
    un saluto a chi passa, ed a willy,naturalmente

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