Nel mio sciagurato apprendere, lo studio ha seguito scie ben diverse da quelle che dovevano essere percorse, così la grammatica, come ogni altro esercizio di paziente apprendimento, non ha ricevuto attenzioni, tanto che oggi tutto si confonde in un informe inviluppo di regole senza nè capo nè coda. Così è nato un legame tra grammatica, condizione del vivere e assenza di certezze che non si riferiscano a pochi radicati principi. Sussiste un sostanziale fastidio per tutto quello che si imbeve di sterilità apprese chissà quando e come. E penso all’eleganza del gesto che innova, alla solitudine che accompagna la rottura di un paradigma, alle forme che ammettono il dubbio e sfociano nel condizionale.
mi piacciono i gesti eleganti, l’eleganza dell’intelligenza, l’eleganza del dubbio, l’eleganza del rimanere e quella dell’andarsene. Mi infastidiscono i gesti volgari, un certo modo di toccare le cose, il non voler capire.
nannananna..a te che sei nel mare..da qualche parte, maybe
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Sostanzialmente ti sei cucito addosso un modo, caldo e personale, di considerare la grammatica (a mio modestissimo avviso impeccabile) come paradigma di vita.
Hai messo la neve. Capperi, pensavo fossero i miei occhi. 🙂
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