A volte, sembra, basterebbe poco: un gesto e un passo deciso, un invio premuto. La vita cambierebbe e la valigia, da sempre pronta sotto il letto, avrebbe modo di conoscere treni e stanze nuove. Poi il pendolo che abbiamo in testa ferma il tuffo sul trampolino, la mano scivola sul canc, il braccio si arrende verso il basso.
A che serve il caso se non gli permettiamo di lavorare?
spesso il canc è una salvezza, specie quando come me ci si pente subito.
e odio chi si pente, pensa!
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si può schiacciare canc su un cellulare o sul pc ..difficile farlo con i pensieri..alle volte pensiamo che sia tutto virtuale..
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ehm… guardo il mio canc… e si, mi pare proprio il tasto più consumato. dici che è il caso?
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penso di premere canc quando non dovrei e di non premerlo quando dovrei.
mi capita molto spesso.
a volte mi lascio guidare unicamente dall’istinto e salto dal trampolino.
non sempre va bene.
non so quanto c’entri il caso.
credo che spesso siamo noi stessi che ci creiamo le situazioni.
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vogliamo controllarlo troppo questo caso, ci serve piegarlo, indirizzarlo, indicargli strade di cui ride al solo racconto. E allora ci fermiamo prima, niente tuffo, partenza rinviata, annullata, per mancanza di fiducia in noi, nel futuro, in chi avevamo scelto. Non è una tragedia, basta saperlo e non è un caso che gli atti eccezionali siano infrequenti. Ci pensate ad una vita di eroi attorniati da eroi: una noia eroica, però in alcuni momenti, quando si lascia partire un treno, bisogna pur rendersi conto che uno successivo sarà utile prenderlo. Per dare aria alla vita, per rispetto a noi e al caso che è fin troppo benevolo con noi e non si stanca
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“A che serve il caso se non gli permettiamo di lavorare?”
… hai scelto la parola caso
le pesi sempre bene tu le parole
che sono a volte macigni e ci possono schiacciare
le parole che se le scegli bene invece sono ali
hai scelto caso e non destino e non a caso dico io : – )
forse lo sai anche tu che il destino non esiste
accade tutto per caso
spero che tu volessi dire questo
io volevo dire che tutto accade a caso
ma il caso si forza se si desidera farlo
già parlato di questo con Francesco
trovato perfetto disaccordo
ma tant’è… 🙂
C.
http://www.cicciapasticcia.ilcannocchiale.it
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Io la metterei così: ci sono sempre più strade, e se ne prende comunque una.
E sono d’accordo sulla inutilità di garantirsi a tutti i costi che sia “la strada giusta”.
E poi sul mio portatile il tasto “invio” ha in realtà una freccetta che va prima verso destra, poi verso sinistra. Il tasto “canc” ha una freccetta che va solo verso sinistra.
Forse, un significato nascosto?
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so che si sbaglia.
so che si è consapevoli degli errori e si continua sbagliare.
so che a volte buttarsi da quel trampolino dà un’emozione impagabile, anche se poi il risultato è deludente.
so che a volte sali e non ce la fai a buttarti e poi ti mordi le mani per una vita.
no, niente eroi.
come dici tu un mondo fatto di soli eroi sarebbe invivibile.
mondo di esseri umani.
cervello, cuore, carne, sentimenti.
un mix con proporzioni che variano.
a seconda dei casi e dei momenti.
ci sono periodi in cui ha la meglio una parte di noi, quella che tendenzialmente saremmo tentati di tenere nascosta.
ecco.
io credo di vivere una fase del genere.
tutto in superificie, nessun filtro.
come va va.
se non dovesse andare… si risale, e di nuovo sul trampolino.
ora di nanna. adesso.
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IL CASO
lavora quando speranza e coraggio si danno la mano.
Personalmente non ho mai premuto su un canc se non nel dopo.Bianca 2007
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mah.
la noia eroica credo sia la peggiore.
e significati nascosti in tutto non voglio trovarne e non credo ci siano.
canc e basta.
e non solo nell’immaginario.
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Sollecitazioni diverse, le Vostre, strade che si intrecciano. Apprezzo il caso perchè al destino non ci credo.
Mi piace molto una poesia della Szymborska, che Pigretta e Neru ci avevano offerto, partendo da pensieri diversi, la riprendo, perchè penso che qualunque cosa decidiamo provoca un effetto. Non così importante come sembra, e neppure così trascurabile su altri.
Forse i tasti dovremmo consumarli allo stesso modo e tra un invio e un canc cercare la bussola interna, quella che fa volare gli uccelli migratori.
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo
stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
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ecco. questo sì che è il destino a cui vorrei credere.
ma resto agnostica, willy.
incerta e lieta d’esserlo.
aperta a metà.
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willy, questi versi mi emozionano sempre e mi fanno sorridere, anche. perchè ogni volta che li leggo mi sollevano dal peso della responsabilità e dell’illusione di poter controllare sempre tutto. ecco, mi danno sempre una nuova prospettiva, aprono le porte a nuove possibilità. mi danno respiro. e che sia vero o no quel che raccontano, mi fanno star meglio. questo è quel che conta. un’altra illusione? forse si, ma che importa?
dunque grazie, ancora una volta.
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