Con un processo silente e subdolo, le parole delle canzoni, dei libri, dei film hanno cominciato a specchiarsi in quello che provavo. Non usavo e non uso le stesse parole, ma riconoscevo cose mie in ciò che sentivo e leggevo. Mi direte che lo fanno tutti, e credo sia davvero così, ma tutti non significa nulla nei sentimenti ed io le parole le avevo già per descrivere ciò che sentivo. Queste frasi, a volte importanti, ma spesso banali, diventavano nuove perchè erano esterne a me. Come se uno mi parlasse conoscendo ciò che accadeva ed io lo prendevo sul serio. Nei miei libri o in quelle che io chiamo ife, cioè radici profonde per la mia storia, si parlavano pensieri trasversali: il nuovo e la traccia della mia eguaglianza. Sottolineature, annotazioni, la vera storia sottostante come film girato in sequenze di clip, con un montaggio a copione aperto e pagina bianca. Gli appunti scritti con furia, le tracce iniziate e non proseguite, il lasciar perire l’intuizione, il culto dell’attimo seguente, l’unione del vissuto con il desiderio. E avanti, mettendo assieme versi, immagini, suoni, tutto a descrivere emozioni in corso, unendole alle mie, scavando parole e testi, reinterpretando fino a sentire di essere vicino al vero. In quel momento, almeno. Se vediamo il software enorme a disposizione come una immensa discarica di pensieri ed emozioni, prendere ciò che si trova e ritagliarlo, non significa vivere vite d’altri, ma trovare il fattor comune della nostra follia vitale. Ecco, in questo ho avvertito l’arte della vita che è ricombinare quello che esiste con quello che sarà e che così ci rende attori di noi stessi.
Qualcuno (G. B. Shaw, credo) diceva che l’uomo non ha poi tante corde a disposizione per suonare. Mentre è facile trovare un fattore comune tra le emozioni nostre ed altrui, ognuno ha o può avere una sfumatura diversa da aggiungere.
Se no, a che servirebbe scrivere, fotografare, tenere un blog?
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a me quello che descrivi tu è capitato leggendo Pavese
sarà per via della mia anima triste o lper la mia anima metà piemontese? ora sto scherzando ma tu hai colto nel segno e hai scritto un post davvero meraviglioso
voglio dirtelo
e te l’ho detto 🙂
allora… solo grazie
Cristina
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Sto pensando a te sto pensando a noi…ho appena sentito questa canzone. Frasi, citazioni di film per me sono flash nella giornata che portano ricordi, istanti passati o che desidero vivere in un futuro.
Pomeriggio i Tiromancino alla radio mi ricordavano “I giorni migliori”
…Non ci sono percorsi più brevi da cercare
c’è la strada in cui credi
e il coraggio di andare…
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hanno già inventato tutto, tutte le parole almeno.
ma i modi di combinarle insieme no.
e poi anche se fosse, chi l’ha detto che chi prima arriva ha fatto meglio?
sentire le parole, le immagini, i colori, questo è magnifico.
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sono convinto che per il 95% siamo eguali e che la nostra unicità sta tutta nell’uso di quel 5%. E credo anche che si aggiunga in continuazione qualcosa, andando, affrontando, vivendo. Non ci si annoia con quel 5%. E’ quello che sento Rob, è quello che faccio, con le mie contraddizioni, Xeena. Capita poi che un autore, che è persona, ti sia, in un momento della vita, molto vicino, che ti guidi gli occhi e dialoghi con i tuoi pensieri. Ho amato molto Pavese, Cristina, in una stagione bella e tumultuosa della vita, l’adolescenza. E come per gli amori importanti, ho ancora parole e versi dentro, anche se poi altri amici si sono affiancati. Dovrei dire qualcosa di molto personale, che riguarda Pavese, se avrò il giusto equilibrio, lo scriverò. Grazie per quanto mi dici, ho una opinione molto più bassa di me. ;))
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mi ricordi Emma, il momento bello in cui una parola si manifesta e risuona in modo diverso, come togliere vapore e vedere il significato nascosto, con i colori, le sensazioni, gli odori. Sul nostro tabloid nessuno ha fatto meglio di noi, ma servono occhi allenati e fiducia. Il magnifico che usia alla fine è bellissimo.
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ecco, proprio così willy, ci sono momenti irripetibili e spesso coincidono con quelli in cui scegliamo le parole da usare e facciamo loro emettere suoni.
e occhi e resto necessari, come l’aria.
non c’è parola senza due occhi che la possano sentire.
non c’è disegno senza due orecchie che possano guardare.
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si sovrappone la realtà a quella sotterranea, una mappa tracciate dal resto. dalle note, dalle parole a margine. roba che ci sarebbe da farne un film nel nostro film. roba che a guardarla, anche dopo, non ci si crede di quanta vita, pure se è passato, la animi ancora.
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