Veranda Sartorio

Tutto questo eroismo in pittura e scultura non poteva che portare a passioni escludenti, a posizioni totalitarie dove i vincitori e i vinti erano definitivamente separati e la lotta doveva, di necessità, essere fisica. Anche quello era un dopoguerra, eppure non sazio di confronto e scontro, come se le virtù civili sbandierate, non fossero sufficienti per spingere tutti verso obbiettivi comuni e alti e il dolore dovesse trovare consolazione diluendosi nel dolore altrui.

All’entrata Schifano, mai visto con così tante opere, mi aveva preso con la lettura del mondo contemporaneo, con le finzioni che diventano realtà, con il virtuale materializzato. La sovrastruttura tolta al gesto e alla parola rappresentata, ricondotta a poche pulsioni essenziali, per trovare ciò che parla senza mediazione di sè, di noi. Bello, a rimediare altre disattente mie volte.

Ma se ci si lascia prendere – e non è bene – nel flusso, questo manifesta la sua contiguità, ci porta dentro all’anima e ai suoi baluginii, rende tutto possibile – ecco perchè non è bene – rendendo compatibile questo animale che rappresenta le sue pulsioni, ciò che vede e non ciò che è.

Neppure la fotografia è in sè, anche questa estrae un modo di vedere, un pensiero.

Mi sono chiesto in questo eccesso di tensioni, cosa aveva condotto mia madre a scegliere mobili che rappresentavano un gusto d’epoca, il “novecento”, durante una guerra ormai perduta, se non fosse perchè un comune sentire era tracimato ovunque e quella camera da letto, che ancora Lei usa, era allora, il suo aggancio con il mondo esterno. E perchè Lei, così autonoma e fiera nel pensare, fare, dire, avesse scelto l’eco di quel modo di vedere interpretato con cura dai mobilieri locali nelle radiche a vista, nei legno curvi e nelle maniglie tonde. Non lo so, e adesso ancor meno di un tempo. Forse è stato il bisogno di esserci e di pensare, nonostante tutto, diversamente; di essere nel flusso e nuotare per proprio conto. Forse è questo l’unico modo non eroico di esserci davvero.

pensieri scomposti al museo d’arte moderna di Roma

Un pensiero su “Veranda Sartorio

  1. i pensieri non stanno mai composti. meno male.
    pensa che l’unica galleria a roma che ho visto ieri era quella dell’aeroporto di fiumicino. tre ore di sosta prima del rientro a casa.

    quanto alle scelte di mobili e di case dell’infanzia, torno da una di queste. che mi sembra piccola adesso, quando mi pareva elegante e immensa da bambina.
    occhi di donna.

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