ruggine

di quel cancello, ho la ruggine e la rugosità sulle mani.

Ci siamo scambiati una parola, arcaico, assaporandola come un bacio. Era tutto nel colore della pelle, nella postura eretta. Nei toni bruciati, che continuavano la terra sul corpo magro.

Arcaico per noi, da diluire con gli occhi. Pieno di fascino, per abitudine e ferite. Alieno fino al segno del sorriso.

Come si ride arcaico?  hai chiesto, ed io ti ho risposto: raccontando antiche barzellette.

Parole ripetute, ridendo e indicando il petto. E l’arcaico, serio, a ripetere accenti strani: pronuncia, significato, oggetto.

Alieni, noi, a mostrare il palmo delle mani e nasconderci l’un l’altro nei sorrisi. Abbiamo perduto significati senza batter ciglio, con sollievo, guardando oltre.

3 pensieri su “ruggine

  1. no Willy.
    io vivo di parole e anche di silenzi.
    se non credessi nella comunicazione avrei chiuso da tempo con tutto, mondo virtuale e non virtuale. c’è un aspetto del virtuale che è vivo quando il mondo reale, c’è un apetto del virtuale che è solo pattume.
    credo solo che il silenzio fine a se stesso sia solo un alibi. io non credo agli alibi. ho imparato a mettere in gioco tutto, nel bene e nel male. infatti generalmente perdo.

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