La sera mi aspetta davanti alla porta del bar di Anna. E’ bellissimo Fulvio. Gli parlo a bassa voce, gli faccio i complimenti, per un po’ ascolta e poi mi guarda interrogativo, alza la testa e offre la gola bianca per una carezza. Nell’andare al dunque, credo sappia che regala molto più di quanto riceve. Fulvio è il gatto del corso e del vicolo, e il nome non è casuale, è il suo pelo fulvo di gatto comune europeo, bellissimo e lucente. Ha un collare blu con biglietto da visita: guarda bene chi sono, sembrava dirmi la notte in cui l’ho sequestrato in casa, pensando che fosse un gatto smarrito. Lui, accondiscendente, ha sopportato la mia ignoranza sulla sua vita di gatto libero e domestico assieme. Si è lasciato accarezzare e con pazienza ha aspettato la libertà. Tra noi l’intelligenza era dalla sua parte. E’ così anche adesso, non gli basta un miciomicio al sottogola, se coccole devono essere, siano! Nel caso tratta con sufficienza la mia fretta, si gira e se va.