if ovvero un flow chart circolare

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Lei si era innamorata di un altro, all’inizio senz’ avvedersene.

O forse se ne avvide?

C’erano le circostanze, il caso fece il resto.

Lui disse ch’era già accaduto, ma prima s’era potuto rimediare. Adesso non c’era più nulla da fare.

Passò il tempo, neanche tanto, anzi poco. Forse per un simmetrico bisogno d’attenzione, anche lui s’innamorò di un’altra.

All’inizio senz’avvedersene.

O forse se ne avvide?

Si generarono dolori, qualcun altro ne fu sorpreso, in passato, gli pareva, d’aver potuto rimediare.

Gli sembrò d’essere quasi ucciso dal dolore e che solo ferire gli riportasse vita, ma poi si stancò d’essere senza luce, e cominciò a vedere il mondo che gli ruotava attorno.

Mentre il tempo scorreva, nuovi nodi s’erano allacciati. Vite, che sembravano squassate, ritrovarono abitudini conosciute.

Ma anche le altre vite, ch’erano apparse nuove, diventarono un po’ usate. 

Forse l’ urgenza ormai non era più tale.

Tutto sembrò acquietarsi perché ciò che sembrava forte, lo fu un po’ meno e quello che brillava, perse un poco la sua luce.

Così avvenne che pensieri, più o meno uguali, si formarono in teste che s’erano profondamente conosciute: nei grovigli di destini, un capo sempre fugge e disegna nuovi eventi.

E ricominciò l’attesa che il nuovo accadesse e la storia facesse finta di ripetersi.

Perché anche nell’abitudine allo star bene, la speranza ha sempre porte da cui uscire.

If, si disse, e cominciò a sognare.