Stanotte sono tornate, lindisime e graffianti, una passioncella e una gatta.
Avevano lo stesso nome, regalato ridendo, in un giorno d’allegria.
Stanotte sono tornate, lindisime e graffianti, una passioncella e una gatta.
Avevano lo stesso nome, regalato ridendo, in un giorno d’allegria.
In sintesi:
Come again, sweet love doth now invite
Thy graces that refrain To do me due delight,
To see, to hear, to touch, to kiss, to die
With thee again in sweetest sympathy.
A due amiche, Topolina e D. che hanno ripreso a sorridere e a tutti noi che vogliamo volare.
ti aspettavo la domenica sera,
la pelle come erba:
profumo, elastica dolcezza.
Ti respiravo a faccia in giù
i denti nella carne piano,
e sulla soglia della notte
richiami lontani, subito perduti,
si vedeva, voleva,
tra spazi di luce automatica.
La scala ricordo,
non il freddo,
le mani,
non le voci
e le mie nefandezze, che aspettavi
nella traccia curiosa.
Ogni domenica sera, d’inverno,
un sapore avvolge il vuoto:
pensa, scrivo ancora il tuo nome
sull’alito del vetro
e guardo luci e gocce rigare
giù, in questa gravità vitale.
Ma non ho pianto mai,
ho copiato solo l’acqua che scendeva
e dis-faceva
me in te.
l’amore inizia presto e spesso finisce. Per un poco c’è l’indecisione, la testa è altrove, baci su altri baci. L’indirizzo giusto è precario, per cui si resta, si va. Dipende.
Anatre zoppe sull’orlo della notte in attesa di ritrovare giorno e zampa. Per camminare e vedere.
Quali paure controbilanciano i desideri?
Si possono amare due persone?
Perché scegliere? Meglio non lasciare nessuno, tenere tutto. Non appartenere.
Dove la passione prende forma e nome nuovo c’è una persona che già avevamo dentro, non un estraneo. E la vita è rischio. Anche di restare, se questa è la scelta consapevole.
Segnami,
in punta d’unghia,
segnami,
fatti condurre,
e baciami.
Contro ogni limite,
baciami.
Dentro i miei passi,
amami,
sciogli i tuoi occhi,
e amami.
Cerca tra i rovi,
e trovami,
donami un fiore,
e prendimi.
Come caffè,
sorseggiami,
non ti fermare:
e sognami.
Da dire in punta di labbra e con ritmo di tango a chi ascolta
Giovanni Percolla è don per appartenenza geografica, non nello spirito. E neppure presume l’eroicità del don Giovanni. Mentre lo sciupafemmine pensa che le femmine lo sciupino, qui siamo alla fase antecedente: quella della fatica del ruolo vissuto nella fantasia e non svolto. La presunzione dell’azione amorosa: … c’è sempre qualcuno che ad un certo punto, incomincia a dire: “Adesso io vi dico con quella, cosa ci farei”…
Questo è vero ancor oggi, solo che alla chiacchera, si è aggiunta la possibilità del non impegno, della leggerezza amorosa.
Come a dire: ci siamo, ci cerchiamo, ma il confine è ben noto, meglio che non sia importante. Stabiliamo un limite per non stare male, per darsi un’altra possibilità, per mantenere più situazioni attive, per avere una uscita di sicurezza.
Che significa oggi il rapporto senza coinvolgimento?
Qual’è il ruolo del seduttore e della seduttrice?
Nella liaison léger si conosce davvero l’implicazione del sedurre e dell’essere sedotti?
Troppe domande e la mia risposta è molto parziale: le cose, lo status, la rete di protezione, l’indolenza, frenano la passione del crescere. L’amore così non è totale, è compatibile. Non sempre, naturalmente, ma nel non appartenere abbiamo un indizio che esiste una specie d’amore che non ha bisogno di molto. Gli equilibri vivono anche in questo bisogno refratto, fatto di pomeriggi e fine settimana rubati (?), di quotidianità non condivise. Come se del frutto restasse la sola polpa, da consumare e digerire.
Il rischio del mutare radicalmente è lì, sul crinale da superare e che occulta la vista del futuro.
I pensieri corrono, mi verrebbe di parlare dell’attualizzazione di don Giovanni Tenorio e di Madame Bovary e mettere assieme un percorso dove l’amore sia luce innanzi al ragionamento e legante. Lo farò per pezzi, seguendo tracce ed esperienze, senza pretese, verità, moralismi o giudizi di valore: come al solito.
( A proposito, Giovanni Percolla, il protagonista fisico del Don Giovanni in Sicilia di Vitaliano Brancati, galleggia negli amori flebili, finchè si innamora di una donna, Ninetta, che lo guarda ammirato. Cambia vita e abitudini, si sposa, emigra a Milano, ma basta un ritorno alla casa paterna, perchè l’indolenza dei sentimenti riprenda il sopravvento.)
E’ una storia amici miei, solo una storia.
“Anche stanotte il divano è accogliente. Un rifugio dopo la litigata. Litigare è diventato facile, si può dire così? Non alziamo più la voce: lui solo esige, violento nella affermazione di un diritto senza repliche. Chissà quale diritto: sono prigioniera della consuetudine, che si fa diritto. Si è imbestialito quando gli ho ricordato della sentenza recente, della cassazione, che esclude un diritto al sesso nel matrimonio. I diritti nascono dal mio non decidere, come queste lacrime di impotenza che si vedono sul rosso del cuscino.
Nella sua testa rappresento una sconfitta; non accetta che un amore finito sia un naturale evolvere della vita e non un fallimento. Ma non accade e la guerra continua.
A volte accondiscendo, per stanchezza, noia, disprezzo.
Sì, disprezzo per me, che sono ancora qui e per la sua sessualità vilipesa e indegna di riscatto. Per l’incapacità di comprendere ed accettarsi.
Mi tradisce (chissà che significa ora questa parola), ma non gli basta, anzi senza di me, è umiliato. Anche dall’altra. Se finalmente se ne andasse sarebbe una soluzione onorevole per tutti. Una liberazione comune: l’ultimo atto d’amore d’una storia che evolve.
Eppure quest’uomo l’ho scelto, amato, accettato. Mi è sembrato bello e tanto forte da farci dei figli. Per questo abbiamo progettato e vissuto assieme.
Ultimamente penso che siano solo figli miei, nati da me e nutriti da ciò in cui credo e amo, ma lo so che non è vero, che lui c’è, in loro. E questo, adesso non mi piace più. Ma cerco di non metterli tra noi, di usarli. Sarebbe facile, ma resisto.
Per ora almeno.
Prima ripensavo a quando è nata la crepa, nell’amore. Sembrava tutto così solido, inattaccabile. La consapevolezza di un amore finito, si è fatta strada nella fatica della consuetudine che mi ha tolto, dapprima bellezza, poi energia ed entusiasmo. Parlavo sempre meno e con fatica, di cose che non fossero scadenze, impegni. Stanotte sono tornate alla mente, le giornate senza tregua: i bambini, il lavoro, la cena, i compiti. Le domeniche con i genitori.
Ho liquefatto attese e pensieri nell’umido di anticamere di piscine, con parole e libri, scivolati via. Aspettavo solo la voce dei bambini per trascinarmi in qualcosa che mi appartenesse. Ero altro da me, ma non volevo accettarlo.
Poi sei arrivato tu.
Questo plaid, stanotte, è un abbraccio consolante, è il calore conservato che mi tiene assieme. Esiste un attack dei sentimenti, amore mio e di notte lo cerco in me, con il tepore di ore di tregua. La disperazione, che solo il sonno mitiga, è nella nostra asimmetria: ciò che per te è importante, per me è vitale.
Ma questo è un problema di consapevolezza, non di amore e se tu non ci fossi stato sarei più misera. Misurarmi con lui, è stata una conseguenza: avrei subito, indefinitamente. Tu mi permetti di liberarmi.
Non sarà con te, sarà con me che la sequenza delle notti sul divano finirà.
Vorrei fosse già finita.”
Eri dolce e bella, con le lentiggini, il maglione bianco e i capelli rossi: era così naturale seguire i tuoi seni piccoli e il rossore che dilagava sulla pelle.
Stanotte sei tornata, riportando il tuo odore mescolato con le foglie.
Non eri il primo amore ed è durato poco: un battere di mani e siamo volati via.
Dirò cose scombinate.
Per i più, da scuotere il capo e passare oltre.
Perchè facciamo male alle persone a cui vogliamo bene?
E perchè facciamo bene a persone che non si interessano, come vorremmo, a noi?
Invaghiti di una luce, tralasciamo il bene che non si difende: vorremmo appartenere ai no, stancamente ripetuti.
Solo questione di orgoglio ferito? di conquista difficile?
La sconfitta, a volte, si ammanta di nobiltà: si pensa all’altrui bene. Che strano, è un bene rifiutato, non se ne farà nulla e vale solo per noi quel bene disperso.
Alla fine si diventa maestri nell’arte dell’interpellare senza perdere dignità, del ritrarsi feriti, eppoi di nuovo, ritrovar speranza, mentre da qualche parte, per un pò, qualcuno aspetta che la sua stella cambi corso verso una congiunzione amica.
Negli amori tagliando, tagliando, restano solo segmenti, che attendono una ricomposizione, magari incollandoli con pazienza su una retta che viaggia chissà dove.