amapola

Stanotte sono tornate, lindisime e graffianti, una passioncella e una gatta.

Avevano lo stesso nome, regalato ridendo, in un giorno d’allegria.

prendere o lasciare

In sintesi:

  • ci si innamora per voglia, necessità, allegria, caso, non per programma;
  • quando ci si innamora svolazza di tutto, dalle farfalle in pancia alle rondini in testa, i pensieri e le gambe ecc;
  • non dura per sempre (la razza umana già ha i problemi suoi ad esistere da stronza, figuriamoci innamorata a tempo pieno), evolve anche se non passa;
  • la fase amorosa successiva, consolida e si esprime attraverso la richiesta, la condivisione, il rischio, la convivenza (nel senso di vivere con, non nel senso di abitare per forza sotto lo stesso tetto),  la gelosia e il possesso (ma questo riguarda solo oltre il 90% dei casi, quisquilie), le regole comuni, ecc;
  • la fase amorosa, a volte, muta in altre forme d’amore (sei importante come sei, ti accetto e cresciamo assieme), a volte evolve verso legami deboli-forti del tipo tenerezza, affetto, ecc, a volte impallidisce e riapre il ciclo delle possibilità di innamoramento;
  • comunque la passione, spiritello indicatore, ci avverte senza mentire, di ciò che accade e sta a noi interpretarne i segnali;
  • infine ci sono i periodi senza innamoramento, in cui l’attenzione si rivolge verso il sè, si cerca la modalità dello star bene senza impegni forti, si è bastevoli a sè stessi.
Questa è, più o meno, la meccanica generale con le sue infinite varianti, con un momento/snodo in cui si  decide se andare avanti o meno. Avviene all’incirca, nel passaggio dall’innamoramento all’ amore: in questa fase, se si è sufficientemente lucidi, ci si dovrebbe chiedere cosa si vuole dall’altro, quali sono i nostri desideri, le paure, i cambiamenti necessari.
Per cortesia, non diciamo, che non vogliamo nulla, perchè le pretese ci sono sempre: l’appartenenza, la reciprocità, la condivisione, ecc. 
E già che ci siamo, cerchiamo di capire cosa siamo disponibili a mettere in gioco di nostro, sapendo che alcune cose resteranno in ombra.
E’ il prezzo del rischio di amare e di essere belli agli occhi di un’altra persona. Perchè è vero, quando si è innamorati corrisposti, si è belli per qualcuno e un poca della bellezza che ci viene appiccicata addosso è visibile a tutti.
Don Giovanni e Bovary non c’entrano in queste faccende. Don Giovanni esaurisce lo sforzo nella seduzione vittoriosa, esorcizza la donna da cui si sente minacciato, conquistandola. Usa l’ esasperazione del gioco dell’amore usando le parole che rivolge all’altra, per sè. Bovary vuole sentirsi bella e importante, far sì che una storia letta divenga la vita, gioca sè stessa in ciò che non ha. Entrambi sono altro, forse perchè la serialità in amore funziona poco.
Mi soffermo sul lasciare: cosa ardua e quasi sempre inelegante e maleducata. Se lasciare è il bilancio del possibile, credo non ci siano alternative, ma se invece è il risultato di un calcolo, ho l’impressione che ci siano poche speranze, per la fase dell’essere bastevole a se stessi. Voglio dire che si può passare un periodo lungo senza nè innamoramenti, nè amori, ma perchè questo tempo sia davvero nostro abbiamo la necessità di amarci, di star bene con noi stessi. Niente di meglio, portare poi, questa nuova consapevolezza nel nuovo innamoramento. Se ci sarà.

come again

Come again, sweet love doth now invite

Thy graces that refrain To do me due delight,

To see, to hear, to touch, to kiss, to die

With thee again in sweetest sympathy.

A due amiche, Topolina e D. che hanno ripreso a sorridere e a tutti noi che vogliamo volare.

domenica sera

ti aspettavo la domenica sera,

la pelle come erba:

profumo, elastica dolcezza.

Ti respiravo a faccia in giù

i denti nella carne piano,

e sulla soglia della notte

richiami lontani, subito perduti,

si vedeva, voleva,

tra spazi di luce automatica.

La scala ricordo,

non il freddo,

le mani,

non le voci

e le mie nefandezze, che aspettavi

nella traccia curiosa.

Ogni domenica sera, d’inverno,

un sapore avvolge il vuoto:

pensa, scrivo ancora il tuo nome

sull’alito del vetro

e guardo luci e gocce rigare

giù, in questa gravità vitale.

Ma non ho pianto mai,

ho copiato solo l’acqua che scendeva

e dis-faceva

me in te.

perdere

l’amore inizia presto e spesso finisce. Per un poco c’è l’indecisione, la testa è altrove, baci su altri baci. L’indirizzo giusto è precario, per cui si resta, si va. Dipende.
Anatre zoppe sull’orlo della notte in attesa di ritrovare giorno e zampa. Per camminare e vedere.
Quali paure controbilanciano i desideri?
Si possono amare due persone?
Perché scegliere? Meglio non lasciare nessuno, tenere tutto. Non appartenere.
Dove la passione prende forma e nome nuovo c’è una persona che già avevamo dentro, non un estraneo. E la vita è rischio. Anche di restare, se questa è la scelta consapevole.

segnami

Segnami,

in punta d’unghia,

segnami,

fatti condurre,

e baciami.

Contro ogni limite,

baciami.

Dentro i miei passi,

amami,

sciogli i tuoi occhi,

e amami.

Cerca tra i rovi,

e trovami,

donami un fiore,

e prendimi.

Come caffè,

sorseggiami,

non ti fermare:

e sognami.

Da dire in punta di labbra e con ritmo di tango a chi ascolta

percolla giovanni

Giovanni Percolla è don per appartenenza geografica, non nello spirito. E neppure presume l’eroicità del don Giovanni. Mentre lo sciupafemmine pensa che le femmine lo sciupino, qui siamo alla fase antecedente: quella della fatica del ruolo vissuto nella fantasia e non svolto. La presunzione dell’azione amorosa: … c’è sempre qualcuno che ad un certo punto, incomincia a dire: “Adesso io vi dico con quella, cosa ci farei”…

Questo è vero ancor oggi, solo che alla chiacchera, si è aggiunta la possibilità del non impegno, della leggerezza amorosa.

Come a dire: ci siamo, ci cerchiamo, ma il confine è ben noto, meglio che non sia importante. Stabiliamo un limite per non stare male, per darsi un’altra possibilità, per mantenere più situazioni attive, per avere una uscita di sicurezza.

Che significa oggi il rapporto senza coinvolgimento?

Qual’è il ruolo del seduttore e della seduttrice?

Nella liaison léger si conosce davvero l’implicazione del sedurre e dell’essere sedotti?

Troppe domande e la mia risposta è molto parziale: le cose, lo status, la rete di protezione, l’indolenza, frenano la passione del crescere. L’amore così non è totale, è compatibile. Non sempre, naturalmente, ma nel non appartenere abbiamo un indizio che esiste una specie d’amore che non ha bisogno di molto. Gli equilibri vivono anche in questo bisogno refratto, fatto di pomeriggi e fine settimana rubati (?), di quotidianità non condivise. Come se del frutto restasse la sola polpa, da consumare e digerire.

Il rischio del mutare radicalmente è lì, sul crinale da superare e che occulta la vista del futuro.

I pensieri corrono, mi verrebbe di parlare dell’attualizzazione di don Giovanni Tenorio e di Madame Bovary e mettere assieme un percorso dove l’amore sia luce innanzi al ragionamento e legante. Lo farò per pezzi, seguendo tracce ed esperienze, senza pretese, verità, moralismi o giudizi di valore: come al solito.

( A proposito, Giovanni Percolla, il protagonista fisico del Don Giovanni in Sicilia di Vitaliano Brancati, galleggia negli amori flebili, finchè si innamora di una donna, Ninetta, che lo guarda ammirato. Cambia vita e abitudini, si sposa, emigra a Milano, ma basta un ritorno alla casa paterna, perchè l’indolenza dei sentimenti riprenda il sopravvento.)

solo una storia

E’ una storia amici miei, solo una storia.

“Anche stanotte il divano è accogliente. Un rifugio dopo la litigata. Litigare è diventato facile, si può dire così? Non alziamo più la voce: lui solo esige, violento nella affermazione di un diritto senza repliche. Chissà quale diritto: sono prigioniera della consuetudine, che si fa diritto. Si è imbestialito quando gli ho ricordato della sentenza recente, della cassazione, che esclude un diritto al sesso nel matrimonio. I diritti nascono dal mio non decidere, come queste lacrime di impotenza che si vedono sul rosso del cuscino.

Nella sua testa rappresento una sconfitta; non accetta che un amore finito sia un naturale evolvere della vita e non un fallimento. Ma non accade e la guerra continua.

A volte accondiscendo, per stanchezza, noia, disprezzo.

Sì, disprezzo per me, che sono ancora qui e per la sua sessualità vilipesa e indegna di riscatto. Per l’incapacità di comprendere ed accettarsi.

Mi tradisce (chissà che significa ora questa parola), ma non gli basta, anzi senza di me, è umiliato. Anche dall’altra. Se finalmente se ne andasse sarebbe una soluzione onorevole per tutti. Una liberazione comune: l’ultimo atto d’amore d’una storia che evolve.

Eppure quest’uomo l’ho scelto, amato, accettato. Mi è sembrato bello e tanto forte da farci dei figli.  Per questo abbiamo progettato e vissuto assieme.

Ultimamente penso che siano solo figli miei, nati da me e nutriti da ciò in cui credo e amo, ma lo so che non è vero, che lui c’è, in loro. E questo, adesso non mi piace più. Ma cerco di non metterli tra noi, di usarli. Sarebbe facile, ma resisto.

Per ora almeno.

Prima ripensavo a quando è nata la crepa, nell’amore. Sembrava tutto così solido, inattaccabile. La consapevolezza di un amore finito, si è fatta strada nella fatica della consuetudine che mi ha tolto, dapprima bellezza, poi energia ed entusiasmo. Parlavo sempre meno e con fatica, di cose che non fossero scadenze, impegni. Stanotte sono tornate alla mente, le giornate senza tregua: i bambini, il lavoro, la cena, i compiti. Le domeniche con i genitori.

Ho liquefatto attese e pensieri nell’umido di anticamere di piscine, con parole e libri,  scivolati via. Aspettavo solo la voce dei bambini per trascinarmi in qualcosa che mi appartenesse. Ero altro da me, ma non volevo accettarlo.

Poi sei arrivato tu. 

Questo plaid, stanotte, è un abbraccio consolante, è il calore conservato che mi tiene assieme. Esiste un attack dei sentimenti, amore mio e di notte lo cerco in me, con il tepore di ore di tregua. La disperazione, che solo il sonno mitiga, è nella nostra asimmetria: ciò che per te è importante, per me è vitale.

Ma questo è un problema di consapevolezza, non di amore e se tu non ci fossi stato sarei più misera. Misurarmi con lui, è stata una conseguenza: avrei subito, indefinitamente. Tu mi permetti di liberarmi.

Non sarà con te, sarà con me che la sequenza delle notti sul divano finirà.

Vorrei  fosse già finita.”

Sybil

Eri dolce e bella, con le lentiggini, il maglione bianco e i capelli rossi: era così naturale seguire i tuoi seni piccoli e il rossore che dilagava sulla pelle.

Stanotte sei tornata, riportando il tuo odore mescolato con le foglie.

Non eri il primo amore ed è durato poco: un battere di mani e siamo volati via.

segmenti

Dirò cose scombinate.

Per i più, da scuotere il capo e passare oltre.

Perchè facciamo male alle persone a cui vogliamo bene?

E perchè facciamo bene a persone che non si interessano, come vorremmo, a noi?

Invaghiti di una luce, tralasciamo il bene che non si difende: vorremmo appartenere ai no, stancamente ripetuti.

Solo questione di orgoglio ferito? di conquista difficile?

La sconfitta, a volte, si ammanta di nobiltà: si pensa all’altrui bene. Che strano, è un bene rifiutato, non se ne farà nulla e vale solo per noi quel bene disperso.

Alla fine si diventa maestri nell’arte dell’interpellare senza perdere dignità, del ritrarsi feriti, eppoi di nuovo, ritrovar speranza, mentre da qualche parte, per un pò, qualcuno aspetta che la sua stella cambi corso verso una congiunzione amica.

Negli amori tagliando, tagliando, restano solo segmenti, che attendono una ricomposizione, magari incollandoli con pazienza su una retta che viaggia chissà dove.