Tra le non poche cose inculcate come valori sociali alla mia generazione, c’era il primato del capire. Si doveva capire e non sentire, ripercorrere la meccanica del ragionamento, capire calandosi nei meandri per afferrare per sempre. E qui si misurava l’intelligenza. Insomma si inoculava il vizio di capire, l’abitudine a studiare, a scomporre, ad analizzare secondo i canoni della logica, come se tutto fosse solo questione di fatica e finita questa, assieme al capire sarebbe emerso l’equilibrio ed il benessere.
In questi giorni non è così. E’ da tempo che non è così, perché ho rovesciato le cose con gli anni, mettendo il sentire in evidenza. Me l’avevano insegnato le donne della mia infanzia, mia Nonna e mia Mamma, che il sentire era un sapere se stessi e gli altri. Sentire è il primo modo per vivere i dolori e le felicità, non si cerca una ragione, la ragione è lì, è evidente, si spiega e spiega, ma non basta per dare un senso.
Nel dolore non è masochismo sentire, ma è attivare gli altri canali umani che non hanno logica, eppure non la escludono, c’è tutto: la realtà del quotidiano, quella della logica, della sovrastruttura e un’altra realtà dove le cose vanno per loro conto, con regole diverse, e infine ci siamo noi che mettiamo tutto assieme. Se il dolore è forte si piange, non si sa bene perché, ma si fa. Si piange l’assenza, ciò che non sarà più possibile, ciò che si è interrotto, ma al tempo stesso continua la vita e con essa la comunicazione e si attivano canali nel sentire che nessuna razionalità riuscirà mai ad avere. In questo comunicare in assenza, ci si sente e basta.
La vita scorre, lo capisco bene, ma non è la lenta lava della superficie, è un fiume carsico quello che ci scorre dentro e corre verso il mare, con il suo tempo e le sue regole.
Scrivo molto, metto i pensieri sulla carta, guardo le parole regolari e la mano di mia Mamma, come quando imparavo a scrivere, l’avverto sulla mia.
Parlavamo d’altro, allora, adesso parliamo di noi.
Ci sono dei percorsi, dei modi di sentire che esulano dai “classici”, dagli usuali ma che ci permettono di tenerci in contatto e sentire chi è assente fisicamente o lontano ma vicinissimo a noi in altre forme, modi e tempi.
E’ estremamente commovente Will il tuo pensiero e la sensazione della mano della tua Mamma che accompagna, e accompagnerà sempre, la tua.
Serena domenica, ciao
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Viviamo dei momenti dove non ci fanno capire ,vogliono non farci capire , confondono la logica del capire . Ci hanno insegnato che a ogni azione corrisponde una reazione , ora non è più così dicono e si smentiscono dopo un attimo …noi continuiamo a camminare stretti per mano a chi abbiamo amato ma non sappiamo più dove andare.
Un sorriso
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Forse la “coscienza universale,L’evoluzione dell’uomo è solo lì,in quel “sentire” ascoltato come intelligenza delle cose percepite senza una logica apparente.Come di fiume che scorre nel suo eterno fluire partito da una fonte originaria.
Questo è un’argomento a me molto caro e profondamente familiare anche senza una logica apparente che lo renda agli altri spiegabile o di accettabile “logica” comprensione ma…eppure…
Grazie per l’opportunità di questa bella condivisione.Mirka
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