il vizio di capire

Tra le non poche cose inculcate come valori sociali alla mia generazione, c’era il primato del capire.  Si doveva capire e non sentire, ripercorrere la meccanica del ragionamento, capire calandosi nei meandri per afferrare per sempre. E qui si misurava l’intelligenza. Insomma si inoculava il vizio di capire, l’abitudine a studiare, a scomporre, ad analizzare secondo i canoni della logica, come se tutto fosse solo questione di fatica e finita questa, assieme al capire sarebbe emerso l’equilibrio ed il benessere.  

In questi giorni non è così. E’ da tempo che non è così, perché ho rovesciato le cose con gli anni, mettendo il sentire in evidenza. Me l’avevano insegnato le donne della mia infanzia, mia Nonna e mia Mamma, che il sentire era un sapere se stessi e gli altri. Sentire è il primo modo per vivere i dolori e le felicità, non si cerca una ragione, la ragione è lì, è evidente, si spiega e spiega, ma non basta per dare un senso.

Nel dolore non è masochismo sentire, ma è attivare gli altri canali umani che non hanno logica, eppure non la escludono, c’è tutto: la realtà del quotidiano, quella della logica, della sovrastruttura e un’altra realtà dove le cose vanno per loro conto, con regole diverse, e infine ci siamo noi che mettiamo tutto assieme. Se il dolore è forte si piange, non si sa bene perché, ma si fa. Si piange l’assenza, ciò che non sarà più possibile, ciò che si è interrotto, ma al tempo stesso continua la vita e con essa la comunicazione e si attivano canali nel sentire che nessuna razionalità riuscirà mai ad avere. In questo comunicare in assenza, ci si sente e basta.

La vita scorre, lo capisco bene, ma non è la lenta lava della superficie, è un fiume carsico quello che ci scorre dentro e corre verso il mare, con il suo tempo e le sue regole.

Scrivo molto, metto i pensieri sulla carta, guardo le parole regolari e la mano di mia Mamma, come quando imparavo a scrivere, l’avverto sulla mia.

Parlavamo d’altro, allora, adesso parliamo di noi.

3 pensieri su “il vizio di capire

  1. Ci sono dei percorsi, dei modi di sentire che esulano dai “classici”, dagli usuali ma che ci permettono di tenerci in contatto e sentire chi è assente fisicamente o lontano ma vicinissimo a noi in altre forme, modi e tempi.

    E’ estremamente commovente Will il tuo pensiero e la sensazione della mano della tua Mamma che accompagna, e accompagnerà sempre, la tua.

    Serena domenica, ciao

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  2. Viviamo dei momenti dove non ci fanno capire ,vogliono non farci capire , confondono la logica del capire . Ci hanno insegnato che a ogni azione corrisponde una reazione , ora non è più così dicono e si smentiscono dopo un attimo …noi continuiamo a camminare stretti per mano a chi abbiamo amato ma non sappiamo più dove andare.
    Un sorriso

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  3. Forse la “coscienza universale,L’evoluzione dell’uomo è solo lì,in quel “sentire” ascoltato come intelligenza delle cose percepite senza una logica apparente.Come di fiume che scorre nel suo eterno fluire partito da una fonte originaria.
    Questo è un’argomento a me molto caro e profondamente familiare anche senza una logica apparente che lo renda agli altri spiegabile o di accettabile “logica” comprensione ma…eppure…
    Grazie per l’opportunità di questa bella condivisione.Mirka

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