primomaggio

Oggi il mio pensiero va agli amici d’una cooperativa fallita. Persone per bene, che hanno sempre aiutato gli altri, oltre a fare il loro lavoro, senza mai calcoli di convenienza. Quando serviva sistemare una persona bisognosa d’aiuto, si telefonava a loro; e loro rispondevano, aiutavano. Con la cooperativa, se ne sono andati anche i risparmi di molti lavoratori. Nelle cooperative accade che per autofinanziarsi i soci versino somme personali. Tutto perduto. Ma non basta, con la cooperativa fallita sono a rischio le case, parliamo di abitazioni popolari, dei dirigenti della cooperativa: erano state date in garanzia per ottenere prestiti dalle banche. La frana è nata con un comune che non ha riconosciuto un pagamento, poi le banche hanno fatto il resto. Chi fa impresa sa che gli equilibri sono sempre precari, che basta poco perché tutto frani, basta un pagamento perduto, una banca che chiede il rientro, il mercato che non tira. Così tra mercato e banche, sono andati in fumo 40 anni di lavoro e un patrimonio di conoscenze, ma questo è il danno sociale, che dire delle vite di queste persone che non sanno più che fare?

In un film di Capra: La vita è meravigliosa, quello che passano ogni Natale, l’intero paese si stringe attorno al protagonista, riconosce il bene fatto, ma qui non è stato così. Qualche intelligente ha detto: è il mercato, qualcun altro: è crisi per tutti, ma nessuno ha pensato che il lavoro e le persone sono più importanti del mercato, che molto bene comune, lavoro, reddito era stato dato.

Non ci sono favole per questo giorno, ma neppure la realtà va bene e se non si cambia la realtà saranno le persone per bene a pagare di più.

Se dire buon primo maggio significa voler impegnarsi perché non continui così, allora buon primo maggio a tutti quelli che lo vogliono.

 

5 pensieri su “primomaggio

  1. Ci si dimentica spesso che dietro la crisi e le leggi di mercato, dietro le ditte che chiudono e i posti di lavoro che scompaiono ci stanno sempre le persone e le loro famiglie.

    😦

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  2. capita anche a me di mandare tutto a quel paese, poi penso che questo è il mio paese, che è il luogo in cui voglio stare, che ho dentro e che nessuno può costringermi a buttare via. Così il resistere si trasforma nella voglia di fare e magari i trovare persone che la pensano come me. E’ strano, ma siamo in tanti 🙂

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  3. in questo caso, non so che dire a questi amici, mostro loro le tante cose importanti fatte, ma questo genera, per ora, tristezza e non consolazione. Bisognerebbe stringersi attorno aloro, fargli sentire il calore di una comunità.

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