mah

Arriva il momento in cui l’indifferenza ha questo nome. Lo rivendica perché è così. Qui le strade si dividono, perché alcuni cancellano un pezzo di sé, altri lo tengono tra ciò che sono stati e ne fanno memoria per il futuro, altri ancora si tengono indifferenti, ma percepiscono spine di attenzione dolorosa. Infine ci sono quelli che venerano la realtà e quindi vivono nel momento, in questo caso l’indifferenza è assoluta. Ognuno si colloca dove sta meglio, o forse, lasciatemi il dubbio che si ricerchi altro, che l’essere non sia sempre prigioniero del piacere e dell’utile. Credo che ci sia una sopravvalutazione dell’utile, che questo irrompa assieme al razionale dall’ homo oeconomicus, e che cerchi di organizzare le vite oltre il loro benessere esteriore. Non è sempre stata questa la teoria e non è neppure la realtà, l’uomo è altro insieme all’utile, e questo gli permette di mantenere contraddizioni senza paura. Ciò vale anche per l’indifferenza. In realtà il gran regolatore è il tempo che seppellisce ciò che non si chiude.

E se spesso si sanno pezzi di cose e nell’aria ci sono storie che sembrano, è meglio star zitti e lasciarsi confondere.

3 pensieri su “mah

  1. Anch’io penso che l’essere non sia sempre prigioniero del piacere e dell’utile, anche se la regola economica che sotto sta a un certo utilitarismo ne ha imposto anche un’etica tutta specifica. L’inseguimento del benessere e dell’utile come ciò- che- è- bene, risolve tanti dilemmi apparentemente in modo efficace. C’è il fatto problematico che non tiene conto delle differenze tra le persone, abbatte la solidarietà, appiattisce l’autocoscienza. Risolvere con un “mah” è consequenziale a una logica che sovrasta.
    Il tempo seppellisce ciò che non si chiude. Come un cold case? E’ un pensiero denso su cui riflettere. Se i cerchi devono chiudersi – prima o poi – l’atto di archiviare non equivale ad una rimozione. Le porte aperte lasciano entrare spifferi e correnti, alla fine bisogna chiuderle.

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  2. L’inseguimento del piacere e/o dell’utile semplifica le cose, fornisce regole che non hanno bisogno di tante spiegazioni, genera il limite della libertà, quindi chapeau, però…
    Il mio mah è il dubbio che m’accompagna quando nelle mie preferenze vedo le scelte altrui e non introduco un criterio di valore, semplicemente ciascuno sceglie, si colloca da qualche parte che lo fa stare come gli viene. La mia indifferenza non è mai totale, c’è sempre qualcosa di aperto, che può anche fare un po’ male, ma quel qualcosa è altro da quello che era possibile. Non è accaduto oppure è andato per suo conto, ma io c’ero e perché dovrei eliminarlo ? Il tempo leviga. Anche i corpi se c’è buon carattere. E le porte si chiudono, ma il fuori resta, per questo hai ragione, mettere da parte significa ricondurre a quello che siamo stati, non a una rimozione.
    Adesso vado a fare le valigie per ridurre quello che mi scorderò a casa. 🙂

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  3. Oltre al tuo testo, mi ha colpito in modo particolare la foto che hai allegato:
    raffigura due solitudini diverse, due estraniazioni dal mondo, ma pur sempre solitudini, anche se una (forse) è stata scelta.

    Indiscutibile che l’indifferenza (assoluta) sia il peggior male di questo nostro povero mondo.

    Buona giornata e fai buon viaggio Will, ciao

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