sono gli stessi

Non è un governo diverso da quello dello scorso anno. 

Era Scilipoti, forse, che doveva convincere Standard & Poor’s a dare fiducia? E’ cambiata la maggioranza, ma non è cambiata nella sostanza e l’hanno capito, si vedeva e sentiva. Neppure la fuori uscita di Fini, ha cambiato la sostanza: sono gli stessi.

Confindustria se ne accorge ora? E gli altri che cominciano ora a prendere le distanze dov’erano? Un paese di pavidi viene declassato da un’agenzia discutibile, ma resta pavido. L’Europa per convenienza, un poco ci difenderà, ma ci ha già declassato come importanza: siamo inaffidabili. E questa consapevolezza non ci basterà per avere uno scatto d’orgoglio e cambiare il Paese. Cosa dobbiamo ancora soffrire, perché ci sia una reazione?

Questo Paese non cresce, non ha una visione chiara del suo futuro, rifiuta la malattia. Ci perdiamo dietro i vizi di uomini piccoli e perdiamo la misura di quegli uomini: sono piccoli e servono giganti. E’ finita l’epoca della normalità. In questo sta la pavidità, una qualità miserevole per l’individuo e per un popolo, perché il pavido non salva nessuno, se non se stesso, neppure i suoi cari, salva. Invoca l’istinto per dismettere l’intelligenza che porterebbe ad una scelta diversa.

Ci sarà un’altra manovra, altri miliardi verranno tolti a chi è già in sofferenza e la rabbia ancora non monterà. Tutto questo ha un nome, un progetto politico che ha avuto consenso, alleati, ma la tentazione sarà di rimuovere tutto, di parlare di secessione, di orgoglio. Da chi, da se stessi? la lega ha governato assieme, è complice del disastro, si è immersa nel berlusconismo per convenienza politica, per furbizia e non per un progetto politico coerente.

Qui di solito si dice: si ma anche l’opposizione. Certo, anche l’opposizione, il Pd, e non solo, non ha fatto a sufficienza, ma questo è parte della malattia. Sono gli stessi. E questo paese è malato. Adesso non basta per trovare una soluzione economica, serve una proposta politica credibile, che dia un motivo ai sacrifici, indichi un percorso, una luce. Se tutto resta così, il fatto di avere questo parlamento non risolve la situazione, anzi l’aggrava. Questa difficoltà non sarà facile da risolvere, la vera novità sarebbe il rigore morale nella politica. Questo potrebbe essere il discrimine, un terreno solido da cui partire, ma bisognerà con umiltà, andare avanti guardando al mondo e al Paese, con un’unica direzione: la bussola del bene comune.

L’evidenza e la forza del bene comune, un programma fatto solo di questo per uscire da questo 25 luglio senza una guerra civile. Le guerre civili non sono sempre cruente, sono le guerre che spaccano, dividono i popoli, li collocano su versanti d’odio. Ecco, dovremmo evitare questa guerra civile.

La chiesa non si può tirar fuori da quanto accade, ha protetto, cresciuto il berlusconismo, ha chiuso gli occhi davanti a questioni morali che hanno aperto baratri nel Paese, Sono gli stessi, doveva riconoscerli, ma anche la chiesa è la stessa. Vuole restare in politica, influenzare e determinare le scelte senza prendersene le responsabilità. Penso però che, com’è accaduto dopo aver benedetto i gagliardetti fascisti, anche questa volta alla fine raccoglierà i vantaggi della caduta e ribadirà la sua terzietà. Magari fosse terza, ma non è così.

Oggi è il 20 settembre, cadeva Roma papalina e vinceva l’apparato della chiesa. Il regno d’ItaIia, nonostante una legge giusta e avanzata, le guarentigie, sarebbe stato condizionato fin dal suo inizio dalla non accettazione da parte della chiesa del fatto di non avere un potere temporale. E il potere temporale prese altra forma, accumulando da allora la diversità dei cattolici e i loro vantaggi. Allora come adesso, vantaggi, che miseria davanti a un paese spezzettato. Sentiremo il cardinale Bagnasco, venerdì, ma non saranno parole chiare e soprattutto non ci saranno azioni chiare. Non ci sono mai state perchè c’è molto da perdere e soprattutto non si vuole che questo sia uno stato laico, per cui in maniera felpata si preparerà il dopo Berlusconi, si darà fiato ad un partito di centro che consolidi la differenza, si dirà che i cattolici non hanno un partito, ma non si devono dividere.

Che significa dividere i cattolici in politica, quando è il paese che affoga?

Sono gli stessi, e non invochiamo il principe di Salina, parliamo ai giacobini, parliamo ai riformisti, parliamo agli uomini di buona volontà. E’ ora, che il nuovo non sia il vecchio. E’ ora.

9 pensieri su “sono gli stessi

  1. Renzi non e’ il nuovo Ross, basta cooptarlo e si zittirebbe, con la Serracchiani hanno fatto così. Ma mica c’e l’ho con i miei, penso che il cambiamento ha bisogno di loro come di ogni persona per bene, e’ gia’ accaduto dopo l’8 settembre, serve la coscienza comune che non basta delegare. E invece molti, troppi lo pensano ancora

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  2. Non volevo fare un discorso troppo serio, perchè mi vedrei costretta a mostrare quanta rabbia questo stato di cose mi sta provocando. Di loro ho una considerazione pari a zero, sono i “nostri” a provocarmi conati di vomito. Ma usiamoli se serve, purchè non succeda il contrario, perché non sopporterei di dire che abbiamo un altro governo diverso, ma che alla fine è sempre e proprio lo stesso.

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  3. Hai ragione Will, su tutto.
    Da tempo però mi sorge una domanda spontanea: siccome chi non mi ha mai rappresentato non se ne vuole andare, perchè l’opposizione non si dimette??
    Purtroppo la risposta è solo una: non è il bene comune che preme loro, ma la poltrona. 😦

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  4. Ho sempre pensato che l’Aventino sperimentato all’inizio del fascismo abbia sempre successivamente condizionato la sinistra. In quell’inefficace azione si constatò la debolezza dell’istituzione parlamentare che diventa prigioniera della maggioranza. Ma non siamo a quel punto e azioni forti parlamentari dell’opposizione le voglio anch’io, in questo c’è molta verifica della politica e molto futuro dell’opposizione che vuole diventare maggioranza.

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  5. ah Robertì ..e adesso che pure Emmuccia nostra cavalca meglio di un cosacco che dici ??? 🙂
    Prima era tutto un cicci-picci , adesso Emmuccia sembra il vendicatore delle steppe…ale hohohoho…e se poi alla emma le piacesse fare la sinistrossa, chi glielo dice che finita la rivoluzione deve tornare nello schieramento con il maiale ??
    commentino fuori dalle righe, ma lascio anch’io..el pueblo unido no mas serà vencido, così mi allinero con un popolo di ignavi e revolution 🙂

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  6. il problema di questo Paese è che oscilla tra il cicci-picci e la rivoluzione, mai qualcosa di stabile, di semplice.
    Amici cari alla rivoluzione manca molto, cerchiamo di non affondare prima. Adesso è l’ora delle opinioni nette, del dire da che parte si sta. 🙂

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