l’evoluzione della specie 2

Qualche anno fa, affrontando, allegramente, un sottopasso in Catalogna, un amico, incaglio’ il tetto della roulotte e semplicemente, la dissolse. Si fermo’ dopo 100 metri e, guardando la scia di abiti, stoviglie, coperte, oggetti, disse: Giovana, ma quanta roba gheto porta’ via. Poi raccolto il raccoglibile, la vacanza continuo’ in albergo.
Nell’evoluzione della specie, i neuroni e il dna, si sono specializzati. In una dialettica tra forma e contenuto, all’uomo e’ stata destinata la forma. E quindi una particolare abilita’/acuzia nel trattare i volumi. Questa innata capacita’, ormai 2 milioni di anni di viaggi pesano sulle predisposizioni, fa si che il momento dello stivare il bagaglio, sia momento sacrale della parte maschile del genere. In quel momento, l’uomo si ricongiunge con tutti gli appartenenti maschi della sua stirpe. Ascende in linea retta verso gli antenati, ne ascolta sciamanicamente il consiglio e dispone, impila, allinea, assicura l’immenso bagaglio, ovvero la casa appresso, che l’altra parte del genere ha preparato. C’e una fiducia estrema del maschio nei confronti della femmina, a lei si affida, lascia che intuisca pensieri, necessita’ ipotetiche, ma soprattutto le delega, la soddisfazione dei bisogni.

E’ questa fiducia che farà scoprire, a posteriori, la diversità della visione del mondo tra generi, sia nelle necessita’, come pure nella percezione e nel concetto di numero. Come considerare equivalenti gli insiemi, se da una parte troviamo in tutto due camicie, una maglietta e un pantalone, da confrontare con 8 vestiti, 3 gonne, quattro shorts, sei pantaloni, 5 camicette, 2 maglioni,4 paia di scarpe, il tutto con dovizia di creme, unguenti, boccette e foularini sparsi?
Gran parte degli abiti faranno un giro turistico senza toccare corpi. Creme, attrezzi, sandali resteranno nelle loro buste, ma il senso di sicurezza che infonderanno nella proprietaria sarà impagabile.
E lui, il maschio, che sa tutto questo e soffrirà alternativamente caldo e freddo (ma non faceva caldo in medio oriente? Si, cara, ma siamo a gennaio, non in agosto), ad ogni ritorno cancellerà il ricordo, e la volta successiva, si affiderà con immutata, bambina, fiducia a chi ben meglio di lui, sa, cosa serve. E’ la presenza della madre provvida che continua, introiettata nell’ adulto che trova così bello affidarsi. 
Se fare il bagaglio e’ caratteristica somma dei viaggiatori, dobbiamo pur dire che e’ gene ballerino e recessivo, che la sapienza accumulata in innumeri migrazioni, si disperde ad ogni generazione. L’uomo si fida dei contenuti e dispone i volumi, con talento geometrico, impila verso la forma principe del bagaglio, ovvero il parallelepipedo. Incastra come in un puzzle tridimensionale, assicura e poi rimira l’opera che terra’ conto della velocità, dell’incidenza dell’aria, dei moti di Bernoulli, della teoria dei gas applicata ai moscerini.

Ma anche questa capacità è ormai in disuso, almeno in occidente, ha raggiunto il massimo della sua espressione tra gli anni ’60 e ’80, per poi lentamente è confluita in forme fisiche aerodinamiche, facili e prive di cognizione e intelletto. Infatti a partire dagli anni’90, il parallelepipedo fu, gradualmente, sostituito da quei siluri di derivazione germanica che ancora oggi occupano i pochi portabagagli in circolazione.
Qualunque cosa abbia sopra la testa (non fate i maliziosi), ad ogni sosta, il maschio della specie evoluta, scenderà e verificherà. Dopo aver congruamente ammirato l’opera ed essersi silenziosamente congratulato con il motore ansante, controllerà la tensione e lo sfibramento dei cavi, la forma e l’equilibrio del parallelepipedo sovrastante l’abitacolo,oppure la tenuta del siluro, questo, invero assai stabile e poco dipendente dalla sua perizia, ma nonostante questo, per riflesso condizionato, almeno le chiusure a scatto, le verificherà. La vera novità, per la specie migrante, è stata la station wagon, in questa il maschio trasferisce il talento aereo della combinazione e dell’incastro. La forma nirvanica del bagaglio nella s.w. e’ la calma orizzontale della superficie composita. Ovvero il piano assoluto e li per un attimo, ad ogni sosta, il nostro si bea, di  tanta varia forma ricomposta nella superficie piatta, un luogo geometrico su cui una sfera potrebbe correre, se ve ne fosse gioco o necessita’. Ecco quello è il momento in cui una voce più acuta di un’ottava e mezza, dice soavemente: caro, potresti prendermi, per favore,…

Qualunque cosa sia, sta sotto, e per prenderla, il caro, dovrà infrangere quella superficie costruita con tanta cura, disseminare attorno una quantità inverosimile di contenitori, non trovarla e disperarsi, perché quello che prima si incastrava, stava e ricomponeva l’ordine universale, adesso è cresciuto, E caso unico di contraddizione alla termodinamica, senza aumentare l’entropia, enfatizza il volume, lievita. Insomma non ci sta più.

Di fronte a questa domanda terribile, il genere maschile dei caro, si scinde in due grandi tronconi, quello militare che risponde: adesso no, non si può, dopo all’arrivo. E resiste impavido ad ogni: ma ne ho bisogno, ma cosa ti costa, è proprio lì.

Di questi uomini sono stati costruiti gli imperi.

L’altro troncone è quello remissivo, che scava, cerca e quasi mai trova, perché l’oggetto cercato non stava lì, e nella quasi totalità dei casi era dentro l’abitacolo sul sedile posteriore.

Se l’abolizione della schiavitù,la democrazia, l’istruzione di massa hanno fornito basi solide per nuove grandi eguaglianze, hanno però sottratto una libertà, prima incondizionata: i ricchi avevano chi faceva, pensava, trasportava i bagagli, e non erano le mogli, i poveri non avevano nulla e quindi il problema non esisteva. Questo dimostra che, nell’evoluzione della specie, l’uomo si fa carico non solo di creare la democrazia e perseguire l’eguaglianza, ma ne porta anche il peso. E di questo se ne farà carico non solo nell’andare, ma anche nel viaggio di ritorno, con rinnovato impegno, visto che nel frattempo il carico è raddoppiato. (tanto porta la macchina).

Assioma del maschio viaggiatore:

non esiste un viaggio di ritorno, a parte i naufragi, in cui la quantità di cose, abiti, cibi, monili, suppellettili, da trasportare, sia eguale a quella dell’andata. 

10 pensieri su “l’evoluzione della specie 2

  1. delizioso post perfetto, sulle manie maschili della macchina…adesso ti suggerirei, per chiudere il cerchio, il fenomeno bambini a bordo : si comincia…bambini fate i bravi che papà è nervoso, all’aranciata versata sui sedili, a quello che dice all’ultimo mi fa male la pancia e vomita sullo strapuntino, a chi ha fame mezz’ora dopo essere partiti da casa e da qual momento si farà il pellegrinaggio degli autogrill, a facciamo un bel gioco bambini..chi vede prima il mare vince un doppio gelato e cominciano a menarsi e a piangere appena inizi il gioco….si, willy, racconta dei bambini 🙂

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  2. Ma possiamo anche spaziare sugli anziani, sugli animali, però sei incontentabile Minnie, hai già provocato questo post e vuoi la trilogia del viaggio. Vediamo ci proverò 😉

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  3. mi sento come un po’ in disparte ad una festa. non conosco l’argomento. un post sul viaggiare senza macchina, con una borsa con dentro l’indispensabile e se dimentichi di metterci lo spazzolino te lo compri al primo negozio che trovi? 😉

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  4. Post perfetto ed equilibrato 🙂 che poi come con tutte le osservazioni tipologiche a volte si perdono le eccezioni. Un mio compagno una volta ha voluto far entrare nel bagagliaio della BMW una bellissima culla antica che dovevamo decidere se portare a casa. Io ad occhio avevo detto che non ci poteva stare lui invece, trattandomi per la solita disfattista, ha girato e rigirato l’oggetto fino a depositarlo sul fondo senza ulteriori calcoli. A quel punto ha chiuso il portabagagli con gesto deciso. Nessun uomo può pensare di poter sbagliare così teatralmente… pertanto sono spuntati sul coperchio quattro bernoccoli dei quattro pomelli semidistrutti della culla. Ce li siamo portati appresso fino alla rottamazione dell’auto. A futura memoria. Ma ovviamente non imparò mai che qualche volta sarebbe meglio ascoltare una donna pratica. Non convinto voleva stipare pure i vestiti nella valigia, almeno i suoi. La teoria era che i vestiti rinchiusi stretti nella valigia come sardine, si stroppicciavano troppo. Così io avevo una valigetta piccola, dentro la quale non ci entrava nemmeno l’aria dove niente riusciva a stroppicciarsi per l’impossibilità di fare pieghe e lui due valigione con merci vaganti che all’arrivo si potevano buttare.
    Insomma ti sei scordato di dire che se vuoi far incazzare un uomo, basta che dalla valigetta estrai un abito da sera lungo e soffice, senza la minima piega e che ti scappi da ridere a vedere la sua giacca, pantaloni e camicia senza più forma. Non si può ridere, mai, il costo è che ti costringa, nel prossimo viaggio, di inserire nella tua di valigia un bel ferro da stiro da asporto 😉 solita inadeguatezza (raramente un uomo sa cosa ci vuole per stirare un abito). mica si può avere anche un asse da stiro da asporto no?

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  5. Direi che è proprio così.
    Se mi baso sulla mia esperienza personale.
    Non do molto peso all’abbigliamento, però mi porto appresso sempre più di quello che mi serve.
    Anche se poi indosso sempre quelle due o tre cose.
    Se ho lo spazio, altrimenti mi armo di razionalità e depenno il depennabile.
    Restringo al massimo.
    Ma non rinuncio alle mie creme.
    Gli uomini spesso dimenticano anche il necessario (è vero, lo spazzolino lo si può comprare ovunque).
    Di recente mi è capitato con un amico che è venuto a trovarmi.
    Si può dire che ha patito il freddo perché non aveva pensato a portarsi qualcosa di un po’ più pesante (ma vuoi che in Sardegna faccia fresco? certo che sì, basta che il vento giri a maestrale…)

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  6. Uno spasso il tuo post Will, puntuale e veritiera foto di quel che succede riguardo l’imballo, la dimensione e lo stivaggio del bagaglio!

    Devo proprio ammettere che noi, dolci care e deliziose pulzelle (?), ci portiamo sempre troppe cose che spesso non ci servono.
    Per quanto mi riguarda però, ogni volta, al rientro, mi riprometto che la prossima volta porterò molto ma molto meno… 😉

    Ps. Ma illuminatemi:
    sono l’unica che parecchi giorni prima della partenza (anche se le valigie sono preparate sempre all’ultimissimo momento) stila un’estesa lista di quello che assolutamente non può lasciare a casa?? 🙂

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  7. era un divertimento miei Cari, magari continua e il genere maschile, non temete, continuerà a tenere in alta considerazione ciò che “solo” lui sa fare, ma anche ad affidarsi a chi fa ciò che lui “potrebbe” fare se solo ne avesse voglia. In fondo non è così che siamo amabili?
    🙂

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