koro

Nel 2009 scoprono una nuova lingua il koro, parlata da un migliaio di persone in una zona poco accessibile nel distretto del Kameng Orientale al ovest del Arunachal Pradesh. Di loro si hanno il parlato, riprese, la ricostruzione della grammatica, le persone.

A loro differenza gli etruschi erano accessibili, i romani ne distrussero regni e lingua, così per i veneti e per non pochi altri popoli italici, eppure adesso i romani godono di ottima opinione, mentre gli altri hanno al più, la misera gloria degli sconfitti. Come se la storia della sopraffazione vincesse quella del diritto. Non parlo di bene o male, se avessero vinto gli etruschi sarebbe stato lo stesso. Questo del diritto e dell’uomo come codice interpretativo e’ una inversione del modo di leggere la storia e soprattutto di scriverla, basti pensare alle guerre recenti in nome della democrazia e a come sia labile il sapere chi davvero si sta difendendo.

In una lingua verbi e vocaboli descrivono la visione del mondo di un popolo, c’e una base su cui un dittatore o un leader democratico costruiscono un linguaggio che diventerà aspettativa, prassi, storia. Pensare ad un mondo costruito sui diritti significa agire sulla lingua pensata ed usata e mettere in conto che in altro modo qualcuno può cancellare la nostra visione delle cose, delle persone.

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