La democrazia, la verità, le notizie, il capitalismo, l’ingerenza del denaro nelle cose semplici della vita. A proposito di nucleare, acqua, legittimo impedimento e molto d’altro ancora. Troppo facile parlare solo di Fukushima, dove la notizia sotto la notizia è doppia e cioè che davvero non si sa cosa stia accadendo e che quello che viene detto è comunque deviato dagli interessi politici ed economici. Quell’incidente ci parla del mondo, non solo del nucleare, di come l’economia modifichi le nostre vite, le percezioni, il rapporto con la democrazia.
Capisco allora che questi referendum riguardano la nostra idea della vita, ovvero come viviamo e come vorremmo vivere, le fandonie che ci raccontano, l’egoismo generazionale che viene alimentato nell’idea che basta consumare perchè una soluzione si troverà. Sotto c’è una preponderare dell’economia deviata intesa come baratto tra una promessa di benessere ipotetico, da scambiare con un esproprio sottile, continuo di ciò che è di tutti verso pochi gestori, possessori, proprietari. Un poco d’acqua in meno, un poca di proprietà pubblica in meno, un poca di energia in più, un po’ di diseguaglianza in più. Viene sottratto quello che, apparentemente, sembra non contare molto, quello che è già di tutti ed è parte di un’immutabile non costo apparente. Vorrei rassicurare i dubbiosi: so parecchio di quanto accade nel pubblico e nella gestione dell’acqua, degli sprechi e privilegi. Come pure del nucleare so apprezzare pregi e difetti, prima dei rischi. Per questo la mia è una scelta ideologica che non si basa sul mero conto economico, ma sul modello di mondo in cui vorrei vivere. E in questo mondo l’acqua è pubblica, il pubblico è imprenditore efficiente dei beni essenziali, l’energia si risparmia, il nucleare è una tappa della conoscenza, ma non serve per consumare di più. Anche il legittimo impedimento, non è legittimo in questo mio mondo, sapendo che cedere l’eguaglianza e la giustizia significa cedere la libertà.
Mi piace pensare che questa sia l’era del salmone che risale torrenti del conformismo peloso e cerca acque pulite.
Mi piace pensare che questo vento che si è levato sia la volontà di riprendere in mano ciò che davvero si vuole e non lasciarlo gestire ad altri.
Qualche anno fa, in questo paese, avallato nell’idea di modernità che coinvolse destra e sinistra, il capitalismo nostrano anziché occuparsi di maglioni, meccanica o chimica, ha iniziato silenziosamente l’acquisto dei servizi. Prima le banche, poi il trasporto su gomma, poi la telefonia, poi le autostrade, poi il gas e ciò che doveva essere liberalizzazione diventava privatizzazione di un monopolio. Non libera concorrenza, ma alleanze, cartelli e prezzi che crescevano in un mercato garantito. Con una variante in più, che con la tariffa futura si pagava l’acquisto dell’impresa. Come dire che erano in realtà gli utenti a pagare il costo dell’acquisto della società. Un’ imprenditoria senza coraggio d’innovazione e manifattura comprava con la forza dei rapporti con il capitale finanziario, e i soldi degli utenti, i servizi. Una rendita sicura per sempre. Solo che il paese diventava sempre più povero di patrimonio, e i cittadini diventavano sempre più poveri di risorse. Una gran parte delle risorse private si è rivolta in investimenti destinati a far denaro anziché crescita del paese, surrogando compiti e privatizzando rendite di posizione. Siamo diventati, più ricchi? Più liberi? Si sono dette più verità? Il paese ha una prospettiva di crescita economica?
Io penso che così non sia stato e votando 4 sì ai referendum, sento che il significato va ben oltre l’oggetto referendario. Mi torna a mente la sapienza vitale del salmone che risale le cascate per trovare acque pulite, ovvero il mondo in cui vuol vivere e crescere.
E mi sento più forte e determinato nel pensare che un’ideologia nello scegliere il mondo in cui si può vivere è avere un’idea di sé e di ciò che si vuole, non una prigione in cui mi viene impedita la libertà. Anzi.
risalire la corrente non è mai stato così difficile.
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votiam votiam votiam si si si si votiam 🙂
minnie-scemina-creativa
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Votare è un DOVERE, oltre che un diritto…
ci sono paesi nel mondo in cui non si può votare, ci sono persone che hanno lottato e sono morte per la democrazia e il benessere nel quale viviamo è il frutto delle loro lotte.
Premesso che ognuno è libero di fare quel che crede,
votare è una scelta consapevole e non andare a votare è solo una scelta di comodo: è non assumersi la propria responsabilità di cittadino, è calpestare la dignità di chi non può farlo e quella di chi ha dato la propria vita per raggiungere la libertà!
Anche a me piace il tipo di mondo in cui vorresti vivere
e anch’io voterò: sì, sì, sì, sì!
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Viva i salmoni!
“La libertà non è star sopra un albero…libertà è partecipazione” diceva Gaber
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Che Bello, grazie. Nella mia città, poi. Quando è stato ?
Stanotte c’era la veglia in piazza delle erbe, un bel po’ di ragazzi e un bel clima. 😉
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