pensa a te

Quante volte accade che il dovere o l’altruismo coprano altro? E di evidenziare la difficoltà e la pena del fare e del vivere, sottovalutando il piacere e l’utile connessi.

Quando ti pare di far troppo per gli altri, fai davvero il generoso e pensa a te.

Chiediti cosa t’interessa, segui il vantaggio che procurerai ad altri, ma guardati in faccia, dicendo che pensi a te.

Non sostituirti, cerca la tua verità. Trasparente e dura che sia, cercala ed accoglila, pensando che così sei.

Nessuno salverà per sempre un altro, salvati e mostra cosa vuoi davvero. Allora  forse, qualcuno vedendo la verità, si salverà.

La vita è costellata di sacrifici a divinità senza merito od indulgenza, ma è anche costellata di sacrifici fasulli non richiesti, fai emergere qualche pensiero rimosso e pensa a te.

Non sacrificarti, e raccontatelo ogni mattina e sera, perché non ci sia spazio per altre storie.

Pensa te, con consapevolezza e dai quanto non ti serve. Magari renderai qualcuno felice e se non ti sarà grato non t’ importerà. 

 

15 pensieri su “pensa a te

  1. E’ UNA SAGGEZZA
    “istintiva” che io ho sempre applicato che NON è sacrificandoti per gli altri che si realizza la parte autentica di vita,anzi col sacrificio mortifichi quella parte di PIACERE che la vita VUOLE da te anche presentandotela sui piatti d’una bilancia dove su uno stà il “presunto” SENSO DI COLPA.Balle! Perchè invece è solo la frustrazione il senso d’impotenza per non dire la rabbia per non aver dato spazio ampiezza a quella parte vitalissima di te (piacere) che se ne frega del dovere dell’applauso (giano) del mondo di medaglie al valore fossero pure d’oro ma pesanti da farti naufragar SENZA il piacere in questo mare.
    Purtroppo a volte,s’intreccia altro.E allora si che diventi una tigre in gabbia perchè le sbarre sono più robuste della tua stessa forza,del tuo desiderio,della tua volontà,dello stesso principio del piacere di vivere la vita.
    MAGNIFICO POST CHE AVREI SCRITTO IO! Ma,forse hai traslato il-nel mio inconscio.Anche questo a volte capita.Una serena giornata di PIACERE A TE,da un’arrabbiata (generosa-egoista)come me.Però però essendo un’inguaribile testarda ottimista amante (veramente) della vita per quanto bastarda sia,mi DO’ anche la possibilità,la sfida di far girare la ruota che,sin quando si ha questo spiritaccio come il mio tutto si pote.Ciao,Mirka alias Bianca 2007

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  2. L’incapacità a dir di no. Il condizionamento al limite del plagio, la forza della vigliaccheria. Il sacrificio nella colpa. Quant’è vero quanto dici, Willy!
    Ma se in un rapporto tra due persone una promuove se stessa ,proprio per salvare l’altro, costui penserà per sempre di esser stato privato della sua occasione.
    E avrà vissuto una vita non sua. Infelice.
    Chi salverà il carnefice?

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  3. Pur semplificando, perché il confine tra vittima e carnefice non è sempre così netto, chiedere alla vittima di salvare il carnefice è cosa da credenti ferrei. E anche in questo caso, l’utile è la vita eterna. Mica poco.
    Uscendo dagli eroismi, credo che scegliere raccontandosi le motivazioni vere, non elimina la generosità e l’altruismo, anzi lo fa emergere per quello che è, ovvero una scelta non un dovere.
    Sulla prima parte del tuo commento preferisco scivere più a lungo, l’ho già fatto in passato, ma adesso è l’ora di riordinare le idee, peratendo dal fatto che dire di no, non significa negare l’amore a chi quel no riceve.

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  4. Dipende tutto da qual è lo scopo ultimo, il senso che uno vuol dare al non-sense per antonomasia altrimenti detto vita, se lo scopo è stare bene io, hai certamente ragione.

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  5. Se io non sto bene, potranno stare bene gli altri? L’atto eroico è per sua natura singolare, esemplificativo, ma la vita per avere senso, ha bisogno di uomini normali. E sinceri nel dirsi il perché di ciò che fanno. La logica del sacrificio è emersa molto nell’istituzione religiosa ed è contraria al principio di piacere. Poco male si può dire, le pulsioni e i desideri si governano, ma, a parte i santi, gli asceti e i mortificatori del corpo, il messaggio anche evangelico è : ama il prossimo tuo come te stesso. Non di più, anzi prima cerca di capire cosa significa amarti e poi fallo anche con il tuo prossimo. Non c’è mortificazione in tutto questo ma coscienza (anche gioiosa) del vivere. Il dovere è altra cosa e dev’essere riconosciuto come tale, non uccidere la persona. in nessun modo. Lo scopo ultimo non c’entra, il vivere non dipende solo dallo scopo ultimo, ma dalla concreta vita e scelte di tutti i giorni.
    Acc. Faty, non voglio addentrarmi in terreni teologici e morali, non è il mio campo, e per un agnostico non è bello farlo.

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  6. Non ne faccio un problema teologico Willy, non mi interessa in questo caso.

    Ho avuto la fortuna, tanta, di conoscere nella mia vita persone disposte a quello che gli altri chiamano sacrificio, senso di colpa, mancanza di piacere, ho visto che per queste persone era esattamente il contrario; ciò che gli altri chiamano sacrificio per loro è piacere e questo piacere sta nel donarsi, nel mettersi a servizio di se stessi e degli altri, in maniera sincera senza alcun tipo di ideologia o religione dietro, perché è in quello che io provo piacere. Ho pensato che fossero fortunati. Poi ci ho ripensato. Ho pensato che sono persone migliori, non eroi, solo persone migliori, penso ai miei amici che invece di andare in vacanza ad Ibiza vanno in Darfur, a rischiare la vita, a curare le persone, penso che siano persone migliori di me che dono il sangue due volte all’anno e passo il mio tempo a leggere e a scrivere e fare le cose che mi soddisfanno più o meno. Sono solo persone migliori. Il resto sono solo alibi.

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  7. Il resto sono alibi. Sono completamente d’accordo con te. Quello che sostengo e’ che bisogna dirsi la verità, anche quando si fa per gli altri, anche quando si e’ migliori, come dici tu. Andare nel Darfur e’ una scelta forte, il volontariato e’ spesso una scelta importante, ma questo bisogno di dare corrisponde ad una scelta interiore, consapevole. Non credo che i tuoi amici lo facciano per dovere ma per fedeltà a sé. Ecco, quello che mi dico e’: devo scegliere, devo dirmi davvero perché lo faccio, non voglio alibi. Anche se servirà a qualcun altro, anzitutto rispondo a me. Se penso a me penso anche agli altri. E questo non vale per una volta, ma così dev’essere ogni volta. Dare un senso alla mia vita significa, per me, chiedermi perché faccio quello che faccio.

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  8. pare sia atribuita a Gurdjeff l’affermazione che il volontariato è una compassione idiota, imbecille, perchè in maniera sottile gratifichiamo il nostro ego…

    quindi ben distante dalla gratuità che dovrebbe essere l’amore…

    le tue parole mi hanno fatto venire in mente questo, per il resto condivido l’opinione che non possiamo salvare nessuno, forse neppure noi stessi..

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  9. C’è chi soddisfa il suo ego salvando vite, e chi soddisfa il suo ego dicendo che quelli che fanno volontariato lo fanno solo per soddisfare il proprio ego.

    (Ho capito il tuo discorso Willy, e sono d’accordo, non si sfugge dalla centralità del proprio ego, ma voglio dire, molto concretamente, la vita a Khaled, a cui è scoppiata una mina antiuomo in faccia, a qualche chilometro da Baghdad l’hanno salvata i medici di emergency tra cui alcuni miei amici, se tutti facessero i discorsi di parolesenzasenso Khaled sarebbe morto, questo è concreto, è tangibile. Poi lo ribadisco se vogliamo cercarci scuse possiamo dirci tutte le cose che vuoi. Sai quante me ne dico io…Ma sono scuse le nostre. )

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  10. Ci sono due lati dello stesso gesto, quello che qualcuno riceve e quello che un altro dà. Emergency, come il Cuamm che è della mia città, o medici senza frontiere. O ancora i cooperatori che ho incontrato ovunque in Africa e in medio oriente danno senza chiedere. Perché lo fanno credo sia comunque nobile perché nasce da una spinta a cui rispondono, credo si facciano domande. Ne ho testimonianza. E si danno risposte. Ecco, credo che questa sia la cosa importante. Anche Madre Teresa di Calcutta si faceva domande e si dava risposte. Il senso delle mie parole è in questo interrogarsi, sviscerare, non trovare alibi e poi fare, sapendo cosa c’è di nostro, quanto dovere, quanto bisogno. e questo vale ogni giorno, in ogni scelta che facciamo o non facciamo. Pensare a me significa chiedermi perché lo faccio, poi il resto verrà. Vedo vite chiuse e vite aperte, attorno, molti si danno da fare, cercano di darsi uno scopo, salvarsi dal grigio, dall’abitudine, dal non senso. E questo bisogna farlo su di noi, non sugli altri perché ci salvino.
    Ho capito il tuo pensiero Faty, lo condivido quasi tutto. Non condivido la visione negativa che traspare sul quotidiano, sul “banale” delle nostre vite,come vi fosse una insoddisfazione senza sbocco. Io sono un insoddisfatto, ma continuo a pensare che si può fare, che può cambiare, che dipende anche da me. In questo cerco di non raccontarmi storie, né darmi giustificazioni, e soprattutto non dispero. 🙂

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  11. Figurati Willy se penso il contrario. Credo in tutta una serie di cose, che non sto a spiegare non voglio fare perdere tempo, riduco all’osso: credo nel pensiero che si trasforma in azione. ( tu hai capito)

    Mi fanno solo un po’ arrabbiare certi discorsi un po’ qualunquistici, un po’ cinici, un po’ vuoti che ho letto qua, e che sento molto in giro. Tutti qui.

    Hai citato Madre Teresa ( io non la amo, anzi ritengo i suoi pensieri spesso un po’ troppo superficiali, ma c’è una poesia(???? chiamiamola poesia) che mi piace perché la trovo genuina che riguarda proprio questo tema) te la posto

    L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico.
    Non importa, amalo!

    Se fai il bene ti attribuiscono secondi fini egoistici.
    Non importa, fa il bene!

    Se realizzi i tuoi obiettivi trovi falsi amici e veri nemici.
    Non importa, realizzali!

    Il bene che fai verrà domani dimenticato.
    Non importa, fai il bene!

    L’ onestà e la sincerità ti rendo vulnerabile.
    Non importa, sii franco e onesto!

    Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo.
    Non importa, costruisci!

    Se aiuti la gente, se ne risentirà.
    Non importa, aiutala!

    Da al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci.
    Non importa, dai il meglio di te!

    C’è, ci deve essere qualcosa di altro oltre al proprio ego e alle sue esigenze,e non sto parlando di entità teologiche, affatto.

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  12. Ah, e poi volevo aggiungere che ci sono persone al momento che stanno morendo mentre protestano, e pur sapendo che alle manifestazioni a cui partecipano ci sarà qualcuno che sparerà loro ci vanno lo stesso. Soddisfano il loro ego. Che imbecilli, eh?! Morire per soddisfare il proprio ego. Roba da matti.

    Poi volevo fare una considerazione: a morire in suddette piazze sono i giovani, non gli anziani, gli anziani, generalmente, soprattutto i vecchi dentro, se ne stanno a casa a badare alla propria vita e ai propri piaceri, ché la lotta è dei giovani. Ecco la differenza.

    (Mi sono un po’ infervorata, ti domando perdono Willy)

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  13. Sui giovani sfondi una porta aperta, Faty, e mi piaci infervorata. Ieri ho scritto di Bobby Sands, ma pensavo anche al giovane egiziano che ha dato inizio alla rivolta al Cairo, o al giovane ambulante tunisino, morto per protesta, o ai giovani che dopo essere stati caricati dalla polizia, si fanno rabberciare e tornano in piazza. I vecchi badano alla propria vita e ai propri piaceri e certamente degradano gli uni e gli altri. C’è molto oltre il proprio ego e le sue esigenze, moltissimo. Il discorso si allarga, è giusto sia così, ma il mio mattoncino iniziale è un bisogno di capire, e di fare consapevole, è la necessità costante di dirmi la verità, di vedere i miei limiti per superarli, è il bisogno di ricomporre lo sguardo tra ciò che vedo, sento e sono. Pensare a me significa chiedermi il perché dei si e dei no, non avere alibi.
    Mi torna a mente una frase di Tagore:
    “la vita non è tutta frode, qualcosa resta quando tutto è morto”
    Quel che resta dovrebbe essere il vero per cui siamo vissuti.
    Buona giornata Faty, qui c’è il sole

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